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Fiducia al Governo: 316 sì alla Camera

Il Governo ce l’ha fatta anche stavolta. La Camera ha votato la fiducia con 316 sì, sette voti in più del quorum necessario a confermare l’Esecutivo (maggioranza a 309). I no sono stati 301. La lettura dei risultati da parte del presidente della camera, Gianfranco Fini, è stata accolta con un boato dai banchi della maggioranza. Negli stessi istanti, fuori da Montecitorio, una folla di indignati animava la protesta al grido di: “Vergogna! Vergogna!”.

La maggioranza è a quota 318 voti, ma “due deputati – ha spiegato Silvio Berlusconi a margine della votazione – sono stati impediti a venire, quindi siamo 316 dai 318 che eravamo”. In precedenza l’opposizione aveva scelto di non partecipare alla prima chiama per fare in modo che la maggioranza non raggiungesse il numero legale. Un tentativo andato a monte a causa di cinque deputati radicali e da due dell’Svp, che sono entrati in Aula a votare.

Al secondo appello il resto delle opposizioni non ha potuto fare altro che partecipare al voto. “Mi pare evidente – ha detto Rosy Bindi, presidente del Pd – che dopo le vicende di questi giorni i radicali siano fuori dal nostro gruppo”.

E’ stata questa l’ “ennesima figuraccia dell’opposizione, che ha sbagliato i suoi calcoli, mettendo in atto i vecchi trucchi del più bieco parlamentarismo e offrendo un’immagine su cui gli italiani rifletteranno”, ha commentato il premier prima ancora prima che finisca la seconda chiama.

Non è d’accordo Dario Franceschini: “Ogni volta perdono pezzi – ha detto a caldo il capogruppo del Pd – e l’opposizione ogni volta ha il dovere di provarci… Hanno ottenuto 316 voti, ma parlavano di 322, qualcuno anche di 330. A ogni voto di fiducia perdono uno, due o tre voti. Di questo passo non siamo molto lontani…”. 

Oltre al tentato ostruzionismo delle opposizioni, il Governo ha resistito oggi anche alle inutili defezioni dei “responsabili” Santo Versace e Luciano Sardelli e dei due pidiellini “scajolani” Fabio Gava e Giustina Destro, che non hanno votato. L’ex ministro dello Sviluppo economico, era invece presente in Aula, dove ha votato a favore dell’Esecutivo. “Se non si cambia però – ha precisato Scajola – i nomi dei deputati che non voteranno si moltiplicheranno e siandrà a sbattere”. 

Ma il più autorevole pretendente al ruolo di ago della bilancia rimane Umberto Bossi: “Berlusconi andrà a votare quando lo decideremo noi”, ha detto commentando l’esito del voto il leader della Lega. Ma a chi gli chiedeva se a questo punto il Governo abbia i mezzi per arrivare fino al 2013, il Senatùr ha risposto un secco “non lo so”. 

Quanto a Pier Luigi Bersani, leader del Pd, la sua convinzione è che “il Governo morirà di fiducia”, perché “l’alternativa ora è rafforzata”. 

 

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Tags: Governo