Si fa presto a dire “fibra”. Fra marzo e aprile, dall’Antitrust è arrivata una sventagliata di multe milionarie ai principali operatori internet attivi in Italia. Tim ha ricevuto la sanzione più alta (4,8 milioni), seguita da quelle per Vodafone (4,6 milioni), Fastweb (4,4 milioni) e Wind Tre (4,25 milioni).
Nel mirino dell’Autorità sono finite le campagne pubblicitarie dei quattro gruppi, colpevoli di non aver fornito informazioni sufficienti sulle caratteristiche delle offerte in fibra.
In particolare, secondo l’Antitrust sono stati omessi dettagli fondamentali sulle condizioni economiche dei servizi, sulle differenze di performance a seconda delle infrastrutture utilizzate e sui limiti geografici di copertura delle reti.
Di conseguenza, «il consumatore, a fronte dell’uso del termine onnicomprensivo “fibra” – scrive l’Antitrust in tutti e quattro i comunicati – non è stato messo nelle condizioni di individuare gli elementi che distinguono, in concreto, le diverse tipologie di offerta» e perciò non ha potuto «prendere una decisione consapevole sull’acquisto».
Nel frattempo un’altra Authority, l’Agcom, sta preparando un regolamento per imporre alle compagnie di associare alle offerte un bollino che certifichi la velocità effettiva delle connessioni. Ne avevamo parlato qui.
Per quanto riguarda i servizi in mobilità di Wind Tre, l’Antitrust parla anche di informazioni insufficienti «sui costi del traffico extrasoglia una volta esauriti i giga inclusi nell’offerta». Omissioni che, insieme all’uso di slogan pubblicitari come “Free Unlimited Plus” e “Naviga senza pensieri alla massima velocità con la rete 4G LTE di 3”, hanno lasciato credere ai consumatori che l’offerta comprendesse un traffico dati illimitato, quando in realtà non era così.
In riferimento alle campagne di Fastweb, Vodafone e Tim, invece, l’Autorità ha stigmatizzato la mancanza di chiarezza anche su un altro aspetto delle offerte, ossia il fatto che le velocità di connessione più elevate erano raggiungibili solo attivando un’opzione aggiuntiva. Opzione che Tim considerava da subito a pagamento, mentre Fastweb e Vodafone la concedevano in promozione gratuita per un periodo limitato.
Ora è molto verosimile che tutte le compagnie finite nel mirino all’Antitrust facciano ricorso al Tar contro le maxi sanzioni. E anche qui, bisogna distinguere. Da un lato va detto che fino a tempi molto recenti – cioè praticamente fino alla scesa in campo di Open Fiber, poco più di due anni fa – le indicazione dell’Agcom andavano in direzione di una tecnologia mista, Fiber to the Cabinet (Fttc), che abbinava la fibra fino alla cabina telefonica e il doppino in rame fino alla casa del cliente. Una tecnologia che chiaramente comporta un rallentamento della velocità nel cosiddetto “ultimo miglio”.
L’entrata in campo di Open Fiber (50%Enel, 50% Cdp) ha ribaltato l’ordine dei fattori, portando sotto i riflettori la tecnologia più evoluta: Fiber to the home (Ftth), in grado di portare la fibra ottica direttamente nelle abitazioni. Ma l’adeguamento dell’Agcom alla nuova situazione di mercato non è stato altrettanto veloce. Il regolamento di cui abbiamo detto in precedenza è ancora da partorire. Si è così creata confusione anche nella comunicazione ai clienti. Confusione che l’Antitrust ha stigmatizzato intervenendo con severità a tutela dei consumatori.
In favore di Vodafone, va detto che ha investito sull’Fttc ma è sempre stata favorevole all’Ftth ed è stata la prima a siglare l’accordo con Open Fiber per utilizzare la sua rete in fibra a mano a mano che sarà stesa sul territorio nazionale. Wind-Tre si è adeguata e ha seguito il suo esempio. Tim resiste e punta a realizzare una sua rete ma è bloccata, o rallentata, dalle controversie tra azionisti che venerdì 4 maggio arriveranno al redde rationem.