L’acquisizione della rete di Telecom Italia per 22 miliardi di euro da parte di Kkr, in collaborazione con il Mef, sta prendendo una piega più complicata del previsto. Il fondo di private equity americano si trova a dover fare i conti con un buco da 449 milioni di euro nell’ebitda previsto per il 2025, che potrebbe compromettere non solo gli utili a breve termine, ma anche il piano di dividendi miliardari che Kkr sperava di incassare da FiberCop, la società che gestisce la rete fissa separata da Telecom Italia.
Attualmente, FiberCop è partecipata da Kkr con una quota del 37,8%, dal Tesoro con il 16%, dal fondo pensione canadese Canada Cpp con il 17,5%, dal fondo sovrano di Abu Dhabi Adia con il 17,5% e dal fondo infrastrutturale italiano F2i con l’11,2%.
FiberCop sotto pressione: i conti non tornano, previste perdite da 449 milioni
Secondo quanto riportato dal Financial Times, a gennaio il management di FiberCop ha sorpreso gli investitori con previsioni sugli utili ben al di sotto delle aspettative. Il cfo ha infatti dichiarato che l’ebitda per il 2025 sarà inferiore di 449 milioni di euro rispetto al piano iniziale del fondo americano, con un deficit complessivo dell’ebitda per i prossimi cinque anni che potrebbe salire a 2 miliardi di euro. Un disallineamento che ha suscitato preoccupazioni tra gli investitori, tra cui il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia), il fondo pensione canadese Cpp Investments, il Tesoro italiano e F2i, che ora temono che i dividendi previsti potrebbero essere ridotti e che la società potrebbe essere costretta a indebitarsi ulteriormente.
Le tensioni all’interno della società sono esplose a gennaio, culminando con le dimissioni dell’amministratore delegato Luigi Ferraris, il cui posto è stato preso da Massimo Sarmi, presidente di FiberCop, nominato dal Tesoro italiano. Tuttavia, sotto la nuova direzione, tutte le decisioni operative devono essere approvate da uno dei due dirigenti scelti da Kkr, il che limita notevolmente l’autonomia del nuovo ceo e riflette l’elevato controllo che il fondo di private equity esercita sulla società.
Tutto questo dovrebbe essere messo nero su bianco nel prossimo Cda di FiberCop, fissato per il 25 febbraio, con i riflettori puntati su quella riunione. Saranno presentati i conti per l’anno 2024 e il budget per il 2025, e da quei numeri dipenderanno le future mosse della società. Un momento delicatissimo per Kkr, che si trova di fronte a un possibile buco di miliardi e a un piano che potrebbe non tenere.
Le difficoltà di FiberCop: fibra lenta, costi in aumento e contratti persi
Nonostante le difficoltà, FiberCop sta cercando di mettere a punto un piano per rivedere il budget 2025, in linea con le stime originali, posticipando alcune spese al 2026 e rinviando un piano di pensionamento anticipato. Ma le difficoltà non finiscono qui: l’adozione della fibra da parte delle famiglie è più lenta del previsto, i ricavi da connettività sono in calo, i costi del lavoro e dell’IT sono aumentati, e un contratto da 100 milioni di euro con la compagnia telefonica italiana è stato annullato. Inoltre, il processo di separazione delle attività, un’operazione complessa nel settore delle telecomunicazioni, ha aggiunto altre difficoltà. In alcune aree remote d’Italia, infatti, l’installazione della fibra è ostacolata dalla geografia del Paese. Non c’è dubbio che i vertici del fondo americano, abituati a risultati ben più soddisfacenti, non abbiano preso affatto bene la piega che sta prendendo questa vicenda.
E gli investitori? I presenti alla presentazione di gennaio non hanno risparmiato critiche, con Mamoun Jamai, capo dell’infrastruttura digitale di Adia, che ha mostrato stupore per le nuove previsioni. Altri, però, hanno cercato di minimizzare, parlando di una “bozza” e sottolineando che simili discussioni fanno parte del normale ciclo di pianificazione. Peccato che la “bozza” in questione parli di un buco da quasi mezzo miliardo.