L’EXPORT AMERICANO INFONDE FIDUCIA ALLE BORSE NON FA PAURA LA MINISTRETTA DELLA BCE DI LUGLIO
La crescita dell’export americano in aprile, mai così alto rispetto al Pil. ha avuto l’effetto di un toccasana per i mercati d’oltre Oceano. Non solo Wall Street ha interrotto un ciclo negativo che durava da sette sedute, ma il rimbalzo ha prodotto i suoi effetti anche sulla mega asta dei T-bond trentennali da 13 miliardi di dollari: la ripresa del mercato azionario, sotto del 5 per cento rispetto ai massimi di marzo, si è riflessa in una minor domanda e in aumento dei rendimenti saliti al 4,238 per cento (contro una previsione di 4,216). Il rischio recessione, insomma, non è poi così scontato. Ma dall’asta emerge anche un’altra tendenza: la domanda degli indirect bidders”, tra cui figurano le banche centrali straniere (la Cina, soprattutto) è calata di due punti percentuali dal 40,4 al 38,4 per cento. La spinta in arrivo dall’America si è fatta sentire anche in Europa dove sono saliti soprattutto i settori più legati al ciclo economico, come l’auto (Stoxx +1,8%) e le materie prime (+1,8%). Bene anche i petroliferi (+1,5%). Nessuna sorpresa, intanto da Francoforte. La Bce lascia i tassi invariati, conferma il no secco ad ipotesi di ristrutturazione del debito greco alla tedesca ma rialza le stime sulla crescita di Eurolandia. Jean- Claude Trichet promette “forte vigilanza” sull’inflazione, che che equivale all’annuncio di un aumento dei tassi per luglio. L’euro si indebolisce, segno che i mercati temevano una svolta già a giugno. Il direttorio della Bce ha infine espresso parere favorevole alla candidatura di Mario Draghi, l’ultimo passaggio formale per il governatore sulla strada di Framcoforte. Ma lo stesso Trichet ha ribadito che “i membri del direttorio restano in carica otto anni”. Ovvero, non sarà la Bce a spingere Lorenzo Bini-Smaghi verso l’uscita per rispettare gli equilibri geopolitici ai vertici della banca.
ARIA DI BOOM. LA COREA ALZA I TASSI SEUL E TAIWAN PROMOSSE NEL PANIERE MSCI
I nuovi equilibri mondiali si fanno sentire. Ieri, infatti, Morgan Stanley ha deciso di rivedere il paniere dell’indice Msci emerging, punto di riferimento per l’industria degli Etf, promuovendo Corea e Taiwan al rango di Paesi sviluppati. L’operazione, che presenta complessi risvolti fiscali destinati a condizionare gli scambi nelle prossime settimane, riguarda il listino di Seul (il 14 per cento del oaniere) e di Taiwan (11 per cento). Intanto sull’onda delle notizie in arrivo dagli Usa e dalla Cina (il surplus commercile è cresciuto meno del previsto, causa l’aumento dell’import del 28,4% per cento), i listini asiatici hanno vissuto una seduta positiva. L’indice Nikkei 225 è cresciuto dello 0,4 per cento, meno del coreano Kospi (+0,5%), in salita nonostante l’annuncio dell’aumento dei tassi di un quarto di punto a 3,25% da parte della banca centrale per tener sotto controllo i prezzi. Ad Hong Kong (-0,4% l’indice Hang Seng) si registrano i primi flop sul fronte delle Ipo: la Huaneng Renewables, leader cinese nell’eolico, ha perduto il 9,6 per cento al suo debutto al listino. Seduta a doppia velicità a Shangai. Perdono colpi di produttori di auto (-1,8% Saic) di fronte alla prima frenata del mercato dopo 24 mesi di crescita ininterrotta. Ripartono i titoli immobiliari: Poly Ral Estate, la seconda società cinese del settore, ha annunciato di aver raddoppiato il volume delle transazioni a maggio.
FIAT, PIACE IL CONSOLIDATO CON LA CHRYSLER GLI UTILI POSSONO RADDOPPIARE. E IL TITOLO VOLARE
L’industria dell’auto tedesca marcia a pieno regime. I Big, a partire da Volkswagen, stanno chiedendo ai sindacati di comprimere le vacanze estive per soddisfare la domanda in arrivo dal Far East, che peraltro mostra i primi segnali di discesa, a partire dalla Cina. Al contrario, si apre in Francia la questione Psa, vista la decisione del gruppo transalpino di avviare la chiusura di alcuni impianti. Intanto gli analisti stanno facendo i primi conti sul consolidato proforma di Fiat – Chrysler. Il dato che emerge è che l’utile consolidato potrebbe quasi raddoppiare rispetto ai conti del 2010, grazie al contributo di Chrysler. Anche l’indebitamento complessivo, che potrebbe collocarsi tra i 5 e i 7 miliardi (contro gli 8,56 miliardi dell’indebitamento proforma 2010) sembra assolutamente sostenibile, anche perché il capex potrebbe risultare più contenuto di quanto anticipato, anche per i ritardi nell’avvio di Fabbrica Italia. Insomma, non è escluso un profitto consolidato superiore al miliardo di euro, in grado di far da traino all’aumento della capitalizzazione, oggi attorno ai 9 miliardi.
BANCHE. MEDIOBANCA SOTTO TIRO PER UBI ARRIVA L’OBOLO DI MASSIAH
Il settore finanziario continua ad essere nel mirino. Ieri sotto tiro è finita Mediobanca che ha lasciato sul terreno il 3,51 per cento. Non è dato capire il perché di una perdita così massiccia, anche perché non hanno fondamento i rumors su un impegno particolare di piazzetta Cuccia sul fronte della Bpm. Forse, la chiave di lettura sta nella statistica. Dall’inizio dell’anno a oggi Mediobanca è il terzo miglior titolo all’interno dell’indice Stoxx delle banche europee, con un rialzo del 7,7%. Meglio hanno fatto soltanto Swedbank e Bnp Paribas. L’indice europeo dall’inizio dell’anno è sceso del 6%. Quindi, è lecito immaginare che in un clima di generale disaffezione verso le banche, gli investitori siano andati a cercare, per venderli, i titoli che finora si sono comportati meglio. Sempre sul fronte bancario, da notare ieri la retrocessione del Credem da parte di Banca Leonardo:il target price scende da 4,8 a 4,6 euro , rating underweight. Il giudizio è legato alla prospettiva di un aumento del costo del funding, destinato a penalizzare la banca più di quanto previsto dalle precedenti stime. Anche se il volume degli impieghi sta crescendo con un buon ritmo – portando un ratio impieghi/depositi del 119% – i nuovi prodotti costosi di raccolta potrebbero creare pressione sugli spread. Oggi i titoli della banca segnano un -1,8%. Si sollevano, al contrario, i titoli più bersagliati nelle passate sedute: Bpm e Mps in testa. Rimbalza anche l’Ubi, nel bel mezzo dell’aumento di capitale. Giova anche il sostegno psicologico degli acquisti da parte dell’amministratore delegato Victor Massiah. Sotegno psicologico, per la verità, perché il dottor Massiah ha acquistato solo 15 mila titoli per un controvalore di 65 mila euro circa. Sul fronte delle assicurazioni, di rilievo il recupero di Unipol dopo lo scivolone della vigilia. Deutsche Bank ha confermato il rating buy sulla compagnia dopo le conferences tenute dalla compagnia a New York e a Toronto, ieri e l’altro ieri, in cui è emerso che il management ha escluso la necessità di un aumento di capitale I. Intanto Cheuvreux ha confermato il suo giudizio negativo sul settore assicurativo italiano. In un report si sottolinea che, mentre il giudizio resta positivo sul comparto Danni, la nuova produzione nel Vita rimarrà “molto debole nei prossimi trimestri”. Di conseguenza le compagnie assicuratrici se potrebbero aumentare i rendimenti pagati agli assicurati per non fare calare l’appeal dei loro prodotti. e quindi ci potrebbe essere una compressione degli spread.
ASTALDI, NICE, PIAGGIO, L’INDUSTRIA RIALZA LA TESTA
La forza industriale di India e Corea del Sud ha ormai sorpassato l’Italia, scivolata dal quinto al settimo posto nella classifica mondiale. Ma il made in Italy continua a mietere qualche successo, soprattutto sul fronte dei Brics di oggi e quelli futuri. Ieri Nice ha acquisito in Brasile il controllo del gruppo familiare Peccinin, “punto di partenza per la costruzione di una solida base produttiva per il Sud America”. Astaldi ha conquistato una commessa da 700 milioni di euro per la costruzione del nuovo terminal dell’aeroporto di San Pietroburgo. Infine, Piaggio. Roberto Colaninno ha annunciato a Giacarta l’ingresso nel mercato indonesiano, il terzo al mondo per volumi di vendita. L’operazione seguirà la stessa strategia che si è rivelata vincente in Vietnam: prima la costituzione della rete commerciale, poi uno stabilimento.
E TAMBURI INVESTE SU SE STESSO
Intanto, brillano alcuni titoli che fanno parte del portafoglio di Tip: Prysmian, in testa alla classifica delle performances, Interpump, De Longhi ed Amplifon, tra gli altri. Forse per festeggiare la circostanza, Gianni Tamburi ha scelto la data di ieri per rompere il salvadanaio e convertire i suoi warrant in azioni Tip, investendo in tutto poco meno di 700 mila euro. Un buon affare: la conversione, tra dodici mesi, costerà il 10 per cento in più, senza tener conto del dividendo, pari ad un altro 2,5 per cento.