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Fiat: parte la missione anti recesso con l’aiuto del socio cinese

I contrari alla fusione, l’8%, potrebbero chiedere il recesso al prezzo previsto di 7,727 euro – In tal caso il limite di 500 milioni per saldare i soci in uscita da Fiat sarebbe oltrepassato – Ciò potrebbe voler dire mancata fusione.

Fiat: parte la missione anti recesso con l’aiuto del socio cinese

Dopo la storica assemblea di venerdì, Fiat affronta l’esame dei mercati, con più di una novità, tra cui l’ingresso della banca centrale cinese nell’azionariato con una quota del 2%. Nel frattempo, oggi in apertura il titolo Fiat perde lo 0,14% a Piazza Affari.

L’operazione di fusione è stata approvata da poco più dell’84% del capitale presente all’incontro. I contrari sono stati poco più del’8%, ovvero oltre un terzo degli investitori istituzionali presenti. Fosse stato per loro, dunque, non sarebbe stato raggiunto l’obiettivo di un maggioranza di oltre due terzi necessaria. E’ stato decisivo l’atteggiamento di alcuni proxy fighters, a partire da Iss, che hanno consigliato il voto contrario per protesta contro le modifiche al diritto di voto della maggioranza. Nella nuova Fca Exor, che controlla il 30,4%, potrà votare per il 46,2%. 

Nel caso che questi voti contrari dovessero tradursi in richieste di recesso al prezzo previsto (7,727 euro), verrebbe superato il limite dei 500 milioni stanziati da Fiat per saldare i soci in uscita: l’importo sarebbe infatti superiore ai 700 milioni. Ovvero, la fusione salterebbe. O forse no perché, secondo il regolamento, sulle azioni oggetto del recesso scatterà la prelazione degli altri azionisti che potrebbero procedere a nuovi acquisti. 

In sintesi, chi effettuerà il recesso (data ultima 20 agosto) incasserà 7,727 euro per titolo, contro una quotazione di 7,111 di venerdì, ma lo farà senza conoscere i risultati del terzo trimestre. In caso di rimbalzo del titolo, l’affare potrebbe farlo il compratore.

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