Domenica 3 dicembre, nell’incontro istituzionale con la Premier Giorgia Meloni, il Presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato l’avvio nella prossima primavera della Fiat Panda elettrica nello stabilimento di Kragujevac.
Si è svelato dunque il mistero della piccola vettura elettrica che nella primavera del 2022 è stata assegnata alla Serbia dopo l’incontro a Belgrado dell’Ammistratore Delegato di Stellantis, Carlos Tavares, con lo stesso Presidente Vucic. Lo stabilimento serbo è uno dei tre insediamenti storici della “cortina di ferro” in cui si sono prodotte vetture Fiat.
La Fiat nell’Est Europa, un legame di lunga data e l’effetto Marchionne
La Fiat è stata l’unica casa automobilistica occidentale che ha stipulato accordi di collaborazione produttiva, durante la “guerra fredda”, con i paesi “d’oltrecortina” come la Unione Sovietica per la produzione della Fiat 124 a Togliatti, la Polonia per la Fiat 126 a Bielsko Biala, e la Jugoslavia con la Fiat 600 e poi la Yugo di derivazione dalla Fiat 127.
Proprio con la Jugoslavia nel 1952 viene stipulato il primo accordo, promotori il Prof. Valletta, presidente della Fiat, ed il Maresciallo Tito, Presidente della Jugoslavia, per la costituzione di una società statale, la Zastava, nel cui stabilimento di Kragujevac, a 70 Km da Belgrado, si sarebbero assemblate vetture Fiat.
Per un tragico destino nel 1999, durante la guerra della Nato contro la Serbia di Slobodan Milosevic lo stabilimento fu pesantemente bombardato dai Tornado, non esclusi anche quelli italiani, provocando decine di morti tra gli operai e la sospensione totale della produzione automobilistica.
In attuazione del suo piano di internalizzazione, Sergio Marchionne decide nel 2008 di far rilevare dalla Fiat la fabbrica danneggiata siglando una joint venture con lo stato serbo.
Con un investimento di oltre 700 milioni di euro, nell’ acquisire il 67% della ex Zastava di proprietà dello Stato rinominandola Fiat Srbija, la Fiat procedeva alla completa ristrutturazione e modernizzazione dello stabilimento, dove a partire dal 2012 si andava a produrre la Fiat500L.
Un particolare: gli uomini Fiat che arrivarono a Kragujevac, dopo anni, trovarono ancora tecnici e operai della “vecchia guardia” che parlavano italiano e ricordavano quando, quasi trent’anni prima, erano stati a Torino alla Scuola Allievi Fiat prima di ritornare a lavorare alla Zastava.
Stellantis e la Panda elettrica in Serbia
La joint venture è a tutt’oggi il più grande investimento industriale straniero in Serbia e, negli anni passati, è stata anche il maggiore esportatore del paese, quando la produzione della Fiat 500L era a pieno regime su tre turni giornalieri per sei giorni la settimana, con una produzione annua di circa 100.000 vetture.
Nel maggio 2022 Stellantis, il gruppo automobilistico, nato dalla fusione di FCA e PSA, annunciava la cessazione in estate della 500L e la riconversione dello stabilimento alla produzione di una nuova vettura elettrica.
L’annuncio dato domenica dal Presidente serbo, e non smentito da Stellantis, ha peraltro spiazzato il sindacato italiano che, a partire dal già programmato incontro del 6 dicembre in sede ministeriale con Stellantis, intende porre la priorità su Pomigliano, dove ora si produce la Panda, per ottenere tutte le garanzie di salvaguardia dei livelli produttivi ed occupazionali nazionali.
A Pomigliano si produce oggi su una linea l’AlfaRomeo Tonale e la gemella Dodge Hornet, mentre sulla seconda linea corre la Panda endotermica, che potrebbe continuare ad essere prodotta perlomeno sino al 2026 – 2027 beneficiando del posticipo euro 7.
Tali produzioni hanno permesso l’azzeramento della cassa integrazione e l’invio in missione da altri stabilimenti di oltre un migliaio di lavoratori.
Peraltro in una ipotesi di biallocazione della produzione della Panda elettrica nello stabilimento serbo ed in uno italiano, sarebbe più plausibile, per efficientare i costi di produzione, assegnarla alla Mirafiori sulla linea della 500 elettrica, piuttosto che sulla linea attuale della Panda dove sarebbe ampiamente dissatura.
A Pomigliano potrebbe andare un nuovo modello secondo le annunciate produzioni di fascia medio- alta di cui sarebbero destinatari gli stabilimenti italiani.
Il tavolo di confronto sull’automotive
Qualche cosa si potrà cominciare a capire mercoledì 6 dicembre quando si aprirà un tavolo di confronto sul settore automotive che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha costituito con Stellantis ed al quale parteciperanno anche Regioni, sindacati ed Anfia (Associazione nazionale filiera automobilistica).
L’obiettivo del tavolo è individuare la strumentazione idonea per permettere a Stellantis di portare la propria produzione in Italia a un milione di vetture contro le meno di cinquecentomila del 2022.
In quasi trent’ anni siamo passati da essere una delle prime nazioni europee produttrici di autoveicoli, con circa due milioni, alla pari di Germania e Francia e avanti il Regno Unito, ad essere nelle ultime posizioni dietro la Slovacchia, che ne produce un milione all’ anno, e al pari della Romania.