“Gli obiettivi che ci eravamo prefissi per il 2012 sono stati tutti raggiunti o superati”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, all’assemblea dei soci in corso a Torino, ricordando che i ricavi ammontano a 84 miliardi di euro (+12%), mentre l’utile è di 1,4 miliardi.
Agli azionisti tuttavia non arriverà alcun dividendo, così da “mantenere un’elevata liquidità”, ha spiegato ancora Marchionne, che poi ha parlato di “pareggio di bilancio anche in Europa entro il 2015-2016”. Nel mercato europeo rimangono però “significativi livelli d’incertezza: a fine aprile, quando pubblicheremo i dati del secondo trimestre, aggiorneremo i target 2013”. Ma “non c’è nessun piano di aumento di capitale per garantire la fusione con Chrysler”.
Secondo l’ad, la scommessa “sull’Italia e sull’Europa” non è “una strategia azzardata, perché muove da alcuni motivi solidi e concreti. Primo: in Europa disponiamo di impianti già all’avanguardia. Secondo: possiamo mettere in gioco tutte le nostre competenze, perché abbiamo in casa il prestigio e la qualità di chi come la Ferrari, ha definito l’alto di gamma in tutto il mondo”.
Inoltre, Marchionne ha ribadito che “l’insieme di Fiat e Chrysler ha dato la capacità di sviluppare negli ultimi tre anni architetture e motivi che saranno all’avanguardia nel segmento premium. Grazie a Chrysler oggi la Fiat ha una presenza globale che dà accesso tanto ai mercati del nord America quanto a quelli asiatici, offrendo la possibilità di sfruttare parte della nostra capacità produttiva europea per le esportazioni”.
Quanto alla causa con il fondo americano Veba, “non abbiamo raggiunto un accordo sul valore della quota Chrysler. Ci siamo rivolti al tribunale del Delaware, da cui ci aspettiamo una decisione nel secondo trimestre”, ha detto ancora il manager.
Dal punto di vista dell’occupazione, Marchionne ha sottolineato che “per risolvere i problemi di sovracapacità che la Fiat ha in Europa e di cui soffrono anche tutti gli altri costruttori generalisti, c’era un’unica alternativa alla strada che abbiamo intrapreso, quella di chiudere uno o più stabilimenti in Italia. Ma abbiamo cercato un punto di equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale. Questa è la ragione per cui alla via più facile abbiamo preferito quella del coraggio e della responsabilità“.
In precedenza, il presidente di Fiat, John Elkann aveva sottolineato che “diversi costruttori sono entrati in crisi profonda e hanno annunciato licenziamenti e chiusure di stabilimenti. Ma noi no: noi manterremo l’occupazione“.
A fine mattinata il titolo in Borsa di Fiat viaggia in rosso dello 0,35%.