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Fiat, Fornero: “Nessuna chiusura di stabilimenti”

“Destituite di ogni fondamento” le notizie sulla possibile chiusura di altri stabilimenti del gruppo Fiat in Italia dopo quello siciliano di Termini Imerese. Lo ribadisce il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, in aula al Senato, rispondendo alla richiesta di informazioni sulle prospettive occupazionali della casa automobilistica torinese.

“Le settimane passate il ministro del lavoro ha avuto contatti con i vertici della Fiat in merito alle preoccupazioni espresse, variamente raccolte anche dalla stampa, sulla possibile chiusura di insediamenti industriali – ha spiegato – ho raccolto le rassicurazioni dei vertici, che hanno ribadito la volontà di continuare con il piano industriale presentato e quindi hanno ritenuto destituite di ogni fondamento le notizie in merito alla chiusura”.

In riferimento all’appuntamento di domani a Palazzo Chigi tra Monti e Marchionne, Fornero ha rilevato come questo incontro “potrà chiarire molte cose proprio in merito alla presenza del gruppo industriale in Italia e al suo futuro, quindi sui temi più vasti di politica industriale e di connessi piani occupazionali. A seguito dell’incontro con il Presidente, ci sarà anche un incontro, magari insieme, tra il ministro Passera e il ministro Fornero e i vertici della Fiat” sulle questioni più specifiche.

Il ministro del Lavoro ha preso spunto da queste informazioni ai senatori per allargare il discorso: “Noi pensiamo che le imprese e, in particolare, le imprese industriali, siano vitali per l’economia del Paese, ma non pensiamo che spetti al governo dire alle imprese cosa debbono o non debbono fare; non pensiamo spetti al governo aiutare, secondo meccanismi del passato, che peraltro non sono più consentiti in ambito europeo, le imprese a tirare avanti, magari galleggiando, perché ciò non è conveniente per l’economia, per l’occupazione, per la sostenibilità e per la economicità delle produzioni”.

E dunque Fornero ha chiarito quello che l’esecutivo vuol fare: “Creare un ambiente favorevole alle imprese, perché queste, non solo quelle che oggi ci sono, ma anche quelle che se ne sono andate e quelle che possono decidere dove fare investimenti, trovino motivo per investire ulteriormente nel nostro Paese. Noi vogliamo che queste imprese trovino nel nostro Paese un ambiente favorevole in termini di economicità di produzione, di produttività e anche di buone relazioni industriali”.

A questo punto il ministro è entrato nel merito della trattativa sul lavoro: “A questi principi è, per esempio, ispirata tutta la riforma del mercato del lavoro, alla quale stiamo lavorando. È una riforma che noi intendiamo come prerequisito, non solo per il buon funzionamento del mercato del lavoro, ma anche di tutta l’economia, quindi come premessa per maggiori investimenti. Sappiamo bene che è dagli investimenti e dagli investimenti produttivi che può venire lavoro, lavoro buono, lavoro stabile. È questo quel che il governo intende promuovere con tutta la sua ampia azione di politica economica”.

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