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Fiat elettrizza Piazza Affari, bene Industrial

”Un risultato straordinario. Non straordinario come il primo uomo sulla luna, ma su quel livello”. Così Richard Hilgert, analista di Morningstar, commenta i risultati di Chrysler alla fine del 2011. L’azienda celebra l’uscita dal tunnel con un utile netto di 183 milioni di dollari, a fronte di una perdita di 652 milioni nel 2010, oltre il target fissato nel 2009. E’ la prima volta dal ’97 che Chrysler chiude un anno in utile netto. I ricavi 2011 sono aumentati del 31%, a 55 miliardi di dollari per 1.855.000 macchine (+22%). Le vendite sul mercato americano sono aumentate in gennaio del 44%, a 101.149 unità: si tratta del ventiduesimo mese consecutivo di vendite in crescita su base annuale e del miglior gennaio dal 2008.

La Borsa di Milano non è immaginifica come l’analista Usa ma (quasi) altrettanto entusiasta. Il titolo Fiat, dopo l’annuncio dei risultati, guadagna il 6%, portandosi a 4,86 euro, dopo una sospensione per eccesso di rialzo. Nella prima parte della seduta gli onori del Toro erano spettati a Fiat Industrial (+3,8%), che archivia il 2011 con un utile netto di 701 milioni (contro i 378 milioni pro quota del 2010). Nel suo primo anno come società quotata, Fiat Industrial ha superato tutti i target, già rivisti al rialzo.

L’auto invece chiude con :

a) un fatturato a 59,6 miliardi di euro, 19,6 miliardi solo nel quarto trimestre; il contributo di Chrysler per il periodo giugno-dicembre è di 23,6 miliardi di euro. Esclusa la casa di Detroit, la crescita è del 4,2% (37,4 miliardi di euro).

b) Un trading profit a 2,4 miliardi di euro, di cui 765 milioni nel quarto trimestre (in linea con le stime degli analisti); il margine sui ricavi al 4%. Escludendo Chrysler, l’utile della gestione ordinaria è stato pari a 1 miliardo di euro, in linea con il 2010.

c) Utile netto a 1,65 miliardi, di cui 265 milioni nell’ultimo trimestre poco sotto i 270 milioni stimati dal mercato; il risultato è stato influenzato da proventi atipici netti pari a 1 miliardo (principalmente riferibili alla valutazione della quota Chrysler al momento del consolidamento) e dall’effetto negativo per 0,1 miliardi derivante dalla valutazione a valori di mercato di due equity swap, correlati a piani di stock option su azioni Fiat. Al netto di queste componenti, l’utile netto è pari a 0,8 miliardi. Con le stesse basi di calcolo, il risultato netto di Fiat esclusa Chrysler è in pareggio.

d) Debito netto a 5,5 miliardi di euro, sopra le attese degli analisti di 5,3 miliardi e mezzo miliardo in più di fine 2010, soprattutto per effetto del consolidamento del debito netto di Chrysler (3,9 mld), dell’acquisto delle quote di Chrysler detenute dal Dipartimento del Tesoro Usa e del Canada (0,5) e degli investimenti (5,5 mld).

Fiat, inoltre, proporrà all’assemblea degli azionisti di non pagare la cedola sulle azioni ordinarie. Ma questo non basta a spegnere l’euforia attorno al gruppo. Le ragioni?

Innanzitutto gli ottimi risultati di Chrysler, ormai consolidata nei conti del gruppo, senza per questo averne squilibrato la solidità patrimoniale (3,9 miliardi il totale dei debiti apportati da Detroit).

Ma ad infiammare il titolo sono le indicazioni sul 2012. Per quest’anno la società stima un trading profit tra 3,8 e 4,5 miliardi di euro ben al di sopra i 3,2 miliardi stimati dal consensus. Il tutto nonostante che, a causa “del livello di incertezza che riguarda l’evoluzione a breve dell’economia dell’eurozona”, i ricavi non supereranno i 77 miliardi di euro.

Ma grazie a Chrysler, al Brasile ed all’attenta gestione del circolante, Sergio Marchionne punta anche ad utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi. E, soprattutto, promette di mantenere il livello dell’indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6 miliardi. “Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto – dichiara l’Ad in maglioncino – Ora andiamo incontro a un nuovo anno di elevate aspettative con la testa bassa, concentrati a eseguire gli obiettivi che ci siamo posti”..

Stavolta, a differenza di quanto è accaduto 12 mesi fa, il mercato ritiene che le promesse potranno essere mantenute per intero. Anche sull’onda del successo negli States. 

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