L’aria che tira a Detroit fa bene alle casse della Fiat. Grazie al contributo della Chrysler, il Lingotto ha chiuso il secondo trimestre 2011 con un utile netto di 1.237 miliardi di euro. Un risultato influenzato in larga parte dai proventi netti atipici di 1.058 milioni di euro. A loro volta, questi numeri sono determinati dal consolidamento di Chrysler in Fiat a partire dal primo giugno. Secondo il gruppo italiano, i dati riflettono la crescita a doppia cifra dei marchi sportivi e di lusso, ma anche del settore componenti e dei sistemi di produzione.
Se invece dai conti escludessimo Chrysler, l’utile netto Fiat depurato delle componenti atipiche sarebbe di 76 milioni di euro, comunque in miglioramento di 68 milioni di euro rispetto al secondo trimestre 2010. Nel periodo aprile-giugno di quest’anno i ricavi sono stati di 13,2 miliardi (10 miliardi esclusa Chrysler, per una crescita del 6,5%) ed è cresciuto anche l’utile della gestione ordinaria di Fiat, fino a quota 525 milioni di euro.
Senza considerare i numeri della casa di Detroit, quest’ultima cifra scende 375 milioni di euro, comunque in crescita del 22,1% rispetto all’anno scorso. L’indebitamento netto industriale è pari a 3,4 miliardi (ma se non includiamo la società americana si rimane sotto il miliardo) e la liquidità totale consolidata si è attestata a 19,2 miliardi (12,2 senza Chryser).
In questo periodo le cose vanno talmente bene al Lingotto che i target per il 2011 sono stati rivisti al rialzo. Ancora una volta il fattore decisivo è stato il consolidamento di Chrysler, ma anche le altre attività del gruppo Fiat stanno attraversando una fase di crescita. La liquidità attesa è pari a circa 18 miliardi di euro, gli investimenti pari a circa 5,5 miliardi di euro. Lavorando per il conseguimento degli obiettivi, il Lingotto “continuerà a implementare la strategia di alleanze mirate, al fine di ottimizzare gli impegni di capitale e ridurre i rischi”, sottolinea la società.
In ogni caso, Fiat e Chrysler “continueranno a restare separate sotto il profilo della gestione finanziaria, incluso il reperimento di fondi sul mercato e la gestione della liquidità”. Inoltre, Torino “non ha assunto alcuna garanzia, impegno o obbligazione similare in relazione a qualsivoglia obbligazione finanziaria di Chrysler, nè ha assunto alcun tipo di obbligo o impegno a finanziare Chrysler in futuro”.
Nonostante tutto, intorno alle 16 e 30 a Piazza Affari il titolo Fiat perdeva oltre il 4%, probabilmente a causa delle previsioni sull’indebitamento, che entro fine anno dovrebbe salire fra i 5 e i 5,5 miliardi di euro.