X

Fiat Chrysler, l’appeal non è solo in Cina

FIRSTonline

E’ vero che la Borsa vive di voci ma è vero anche che ogni voce va verificata e approfondita con rigore. Soprattutto a Ferragosto, dove acquisti anche modesti possono generare balzi incredibili per la limitatezza degli scambi e dei volumi. Ecco perché le voci su interessi cinesi per l’acquisto di Fiat Chrysler andavano e vanno prese con prudenza e non solo per l’avversione del presidente Trump alla colonizzazione cinese delle imprese basate in America. Ma con altrettanta prudenza vanno ponderate le smentite che sono puntualmente arrivate dal Dragone, da Geely a Donfeng.

Ma una cosa l’exploit borsistico di Ferragosto di circa il 10% di Fca non può cancellare: l’appeal, non solo cinese, che il gruppo guidato da Sergio Marchionne s’è conquistato e che il memorandum of understanding sull’auto senza conducente firmato da Fca con Bmw e Intel proprio nelle ore del boom di Piazza Affari è valso a confermare. Come ha spiegato più volte Marchionne, il nuovo piano industriale, che sarà pronto nei primi mesi del 2018 e che il ceo italo-canadese lascerà in eredità a Fca prima di uscire e di concentrarsi solo sulla Ferrari, servirà a capire meglio dove andrà e che cosà sarà la Fiat Chrysler del dopo Marchionne, che si arrivi o meno allo scorporo dell’Alfa Romeo e della Maserati.

Due punti sono però fin da ora chiari e costituiscono già adesso l’appeal di Fca. Il primo è che per tante ragioni Fca si presenta all’appuntamento nuziale che la logica del consolidamento dimensionale imporrà nei prossimi anni nelle condizioni migliori e, in un certo senso, nelle condizioni di poter scegliere il partner per il suo futuro. Il secondo motivo alla base dell’appeal internazionale di Fca è che il gruppo ha seccamente tagliato i debiti, ha una varietà di modelli rilevanti, una marginalità molto forte e una presenza in Europa, negli Stati Uniti e in America Latina che pochi possono vantare.

I sindacalisti più intelligenti, come ha scritto il leader dei metalmeccanici della Cisl Marco Bentivogli nel suo blog su FIRSTonline, scrutano senza pregiudizi ma con comprensibile ansia il futuro della Fiat Chrysler ma non possono certamente dimenticare che tra i tanti elementi che hanno permesso – grazie all’opera lungimirante di Marchionne e al contributo dei lavoratori – di salvare prima la Fiat e poi la Chrysler c’è la difesa del lavoro. Al contrario di quanto è avvenuto in altri Paesi e in altre case automobilistiche, a partire da quelli francesi, negli stabilimenti italiani non un solo posto di lavoro è andato perduto e per i lavoratori i salari e il welfare sono significativamente aumentati, anche grazie alla saggia politica sindacale della Fim-Cisle della Uilm.

In tempi di finanza erratica, la difesa e la valorizzazione del lavoro non sono cosa da poco e sono certamente un altro degli elementi che rendono appealing la Fiat Chrysler di oggi.

Related Post
Categories: Commenti