“Mi sembra che il presidente del Consiglio abbia un po’ troppo in mente il modello della Thatcher. La conseguenza del modello degli ultimi venti anni è precariato e non competitività. Un modello fatto di divisioni”. Questa l’accusa lanciata al premier Matteo renzi da Susanna Camusso, leader della Cgil, Susanna Camusso, commentando il progetto di riforma del Lavoro varato dal Governo.
A margine dell’inaugurazione della nuova sede della Cgil-Lombardia a Milano, Camusso ha aggiunto che “di un mercato del lavoro di serie B non ne avevamo e non ne abbiamo bisogno. Mi pare che il Premier abbia un’idea che è quella delle politiche liberiste estreme, ovvero che la riduzione delle condizioni dei lavoratori sia lo strumento che permette di competere, e non ha invece un’idea molto fondamentale, che è il bisogno di creare lavoro di qualità, di procedere all’innovazione, di spingere su investimenti in ricerca e innovazione”.
E’ questo “rovesciamento dei fattori – ha spiegato ancora la leader della Cgil – che mi ricorda la stagione del liberismo, le cui conseguenze l’Europa paga tuttora. E continuando a essere prigioniera di una linea dell’austerità e del rigore, come è noto, non ha risolto la crisi in nessun paese e anzi oggi mette in difficoltà anche suoi Paesi che avevano un po’ recuperato”. Quanto all’idea che “la destrutturazione delle forme di assunzione contrattuale sia un elemento che permette competitività al mercato del lavoro”, Camusso ritiene che su questo punto Renzi si ponga “in continuità” con Berlusconi.
“La sfida la lanciamo noi – ha concluso la sindacalista, che non ha escluso la proclamazione di uno sciopero generale –. L’idea è che lo Statuto dei lavoratori si può riformare, ma perché tutti i lavoratori, qualunque sia il loro contratto, abbiano gli stessi diritti che hanno i lavoratori a tempo indeterminato. Il sogno che avremmo tutti è che tutte le forze si unissero per ricostruire un mondo di diritti per i lavoratori. Purtroppo, con il Jobs act ci troviamo di fronte un disegno esattamente opposto”.
D’altra parte, il senatore Pietro Ichino (Scelta Civica), sostenitore delle misure che il governo Renzi vorrebbe introdurre, avverte, parlando a Mix24, che “bisogna fare la riforma del lavoro anche senza i sindacati, se i sindacati non capiscono l’importanza”.