“Se vogliamo restare nel drappello dei Paesi di punta in Europa attivi sull’idrogeno serve però una legge quadro, semplificazioni e una regolazione snella per l’idrogeno blu da biometano, più verde di quello verde, anche quando vengono utilizzate tecnologie innovative di Eni e Snam che consentono la cattura e lo stoccaggio della CO2 con saldo negativo, a fronte del semplice saldo zero dell’idrogeno verde, viceversa finanziabile”. Sono le parole di Andrea Gibelli, presidente dell’Associazione nazionale del trasporto pubblico locale, in occasione del Convegno “La rivoluzione dell’idrogeno nel trasporto ferroviario” tenutosi giovedì 25 novembre a Milano nell’ambito delle iniziative relative all”Anno Europeo delle Ferrovie”.
“Asstra sta intensamente lavorando in questa direzione con i Ministeri competenti per eliminare il paradosso giuridico che vieta di finanziare vettori energetici. Siamo nei tempi per costruire un arcipelago di filiere industriali a beneficio delle economie dei territori, ma bisogna semplificare e adeguare la normativa a tecnologie che evolvono con grande rapidità”, ha continuato Gibelli.
Il Presidente ha poi sottolineato l’importanza del Pnrr per guidare la ripresa ma anche la “modernizzazione del Paese” in cui il sistema del trasporto gioca un ruolo fondamentale. “Dobbiamo dimostrare con senso di responsabilità per sfruttare bene questo secondo Piano Marshall”. In che modo? L’Associazione ha presentato una serie di progetti lungo il Paese opera di FNM, delle Ferrovie Appulo Lucane, della sarda ARST e delle Ferrovie della Calabria.
“Ciò avviene in un eccezionale contesto istituzionale: non è un caso che questo Governo ha istituito con coraggio un Ministero “ad hoc” costruito prendendo la responsabilità di parti di altri ministeri, accanto alle linee guida (regolazione, semplificazioni e risorse) definite dal Ministero dei Trasporti per cogliere appieno le straordinarie opportunità che la transizione energetica propone”. Gibelli poi ha sottolineato come il progetto sperimentale della “Hydrogen Valley Lombarda” non si limita semplicemente a sostituire il gasolio con l’idrogeno blu, ma intende coinvolgere tutta la comunità nel processo di transizione energetica del territorio: Brescia, il lago di Iseo, la media valle del Serino e una parte importante della Valcamonica”.
Il Presidente dell’Associazione ha poi aggiunto come l’idrogeno in quest’ottica “innesca il cambiamento dell’economia locale in senso ampio riguardando anche altri due ambiti. Quello dell’industria che punta ad un ecosistema di elettrolizzatori che intercettano anche la mobilità delle merci e guarda agli insediamenti industriali energivori in sede fissa (es. cementifici). Quello del cittadino, del patrimonio culturale riconosciuto dall’UNESCO e delle attese dell’uomo (presenta in quest’area da oltre 10mila anni) a vivere nel proprio territorio e spendere lì la propria conoscenza. Questa è la sfida nella sfida: creare spazi economici, sociali, geografiche, ambientali attrattivi per i giovani, ben aldilà dei 14 treni e 40 autobus che sono previsti dal progetto”.
Infine, il divario tra nord e sud. “Spesso i territori del centro e del sud del Paese e le isole hanno scontato una mancata centralità strategica. Questo in un certo senso riguarda anche le valli alpine rispetto alla Lombardia (al centro dell’Europa e delle grandi reti TEN), che soffrono un intenso fenomeno di spopolamento e di migrazione dei talenti e che possono avvalersi degli effetti positivi legati alle tecnologie che ruotano attorno all’idrogeno. Qui si è voluto progettare un distretto industriale che attragga “start-up” (e i brevetti da queste sviluppati, come quello per stabilizzare il trasporto dell’idrogeno nei metanodotti), creare incubatori e avviare economie di scala attorno al vettore idrogeno domestico, industriale e non solo della mobilità. Il treno è solo un pezzo di questa sfida, ma senza pregiudiziali ideologiche durante la transizione energetica: dove è tecnologia efficiente il ricorso alle batterie può e deve essere preso in considerazione. Ma ancora più importante è che il progetto contiene soluzioni scalabili ed economicamente sostenibili anche in altri territori che presentino condizioni abilitanti simili o confrontabili: proprietà pubblica delle linee e dei terreni a servizio, filiera fisica brevissima (es. centrali idroelettriche vicine alla linea ferrata), ulteriore infrastrutturazione non necessaria. È appunto questo il caso dei progetti in Puglia, in Calabria, in Campania e in Sardegna dove operano i nostri associati, ha concluso il Presidente di Asstra.