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Ferrari vola e trascina la Borsa che sfonda quota 23 mila

pixabay

Borse in rally quest’oggi, con il motore pieno di benzina da Milano a Wall Street. L’Europa si spinge ai massimi dal 2015, mentre a New York si toccano nuovi record. Brilla il settore auto, grazie dell’apertura statunitense a non introdurre tariffe sulle importazioni di automobili europee e giapponesi e Piazza Affari si abbevera alla fonte, chiudendo regina in Europa con un balzo dell’1,64% e superando quota 23mila punti (23.311), come non era mai accaduto dalla nascita del primo governo Conte. Un contributo determinante alla performance viene da Ferrari, +6,51%, che brucia un altro massimo storico, dopo l’ottima trimestrale e il miglioramento della guidance 2019. Quasi tutta la galassia Agnelli inoltre resta sugli scudi, anche a seguito delle annunciate nozze tra Fca (+2,56%) e Peugout (+3,4% a Parigi). Gli acquisti premiano Cnh +4,5% ed Exor +2,16%, anche se la Juventus -0,53% resta al palo. In calo Amplifon -1,04%.

Nel resto del listino risultano ben intonati i titoli petroliferi, gli industriali e le banche. Saipem +3,77%; Leonardo +3,99%; Bper +3,23%; Ubi +3,22%; Pirelli +3,44%. 

L’ottimismo contagia Francoforte +1,35%; Parigi +1,08%; Madrid +0,95%; Londra +0,93% e si rafforza dopo l’apertura su livelli record di Wall Street. “I massimi di sempre” dice Donald Trump, che ne approfitta per attaccare la stampa: i mercati azionari sono al top – sostiene – e i media divulgano solo fake news su l’impeachment. 

A innescare quest’ondata di acquisti è la possibilità di evitare la temuta guerra dei dazi fra Washington e Pechino, grazie ai segnali distensivi che giungono da entrambe le parti. In particolare il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Wilbur Ross, ha espresso ottimismo sul raggiungimento da parte degli Stati Uniti della fase uno dell’accordo commerciale con la Cina entro la fine del mese e ha dichiarato che arriveranno “molto presto” le licenze che consentiranno alle società americane di vendere componenti a Huawei Technologies. Soffre McDonald’s (-3%), dopo l’addio del Ceo a seguito di una relazione con una dipendente, ma sono in rialzo otto degli 11 principali settori dell’S&P 500, con in testa gli energetici sulla scia dell’aumento dei prezzi del petrolio. La prospettiva di una pace commerciale galvanizza infatti anche l’oro nero, con il Brent in rialzo dell’1,57% a 62,66 dollari al barile, mentre Saudi Aramco, conferma il suo debutto in Borsa con l’ipo più grande della storia. In un tweet la società sottolinea “l’intenzione di quotarsi sul Tadawul, il Saudi National Stock Exchange”. Non ci sono dettagli sul prezzo o sulla quota che sarà offerta sul mercato, ma si aggiunge solo che non ci sarà, almeno per ora, una seconda offerta su una borsa estera.

L’oro resta alla finestra e scambia sui 1509 dollari l’oncia. L’euro è in lieve calo sul dollaro, con il cambio a 1,1144, in attesa del primo intervento di Christine Lagarde nelle vesti di nuovo presidente ella Bce, questa sera a un evento a Berlino. Intanto la moneta unica soffre un attacco frontale da parte della banca centrale ungherese.  “Dobbiamo ammettere che l’euro è stato un errore – dice il governatore Gyorgy Matolcsy al Financial Times – È giunto il momento di cercare una vita d’uscita”, da questa “trappola francese”. L’Ungheria sta ancora completando il percorso, avviato nel maggio 2004, per l’adozione della valuta unica e continua ad utilizzare il fiorino.

La seduta è moderatamente positiva sul secondario italiano, con il rendimento del Btp 10 anni a +1% e lo spread con il Bund in calo a 135 base (-0,98%) grazie all’innalzamento del rendimento del decennale tedesco (-0,35%). Intanto sulla manifattura tricolore si abbatte la tegola dell’Ilva, con ArcelorMittal che restituisce allo Stato italiano l’impresa. A un anno dall’arrivo a Taranto, il gruppo siderurgico ha infatti notificato ai commissari e ai sindacati la volontà di ritirarsi.

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