La filiera di FederlegnoArredo, colonna portante del Pil italiano con un valore attorno al 5% (precisamente il 4,6%), sta iniziando a vedere la luce dopo una contrazione del fatturato del 5,2% nel primo semestre del 2024. Tanto che le aziende, come recita un comunicato del Monitor gennaio-giugno del Centro Studi FederlegnoArredo, intravedono già per gli ultimi mesi dell’anno un possibile recupero, che potrebbe anzi tradursi in un leggero miglioramento per l’anno prossimo. E grazie soprattutto a quello che è il punto di forza: l’export che, a seconda dei settori, va dal 30 al 50%. Lo ha confermato Claudio Feltrin, presidente dell’associazione dal 2020, nel corso di un’intervista concessa a FIRSTonline in cui ha condiviso alcune riflessioni sui dati del primo semestre, approfondendo anche i punti più “caldi”, le attese e le richieste di un comparto così rilevante per la nostra economia.
Presidente, lei ha dichiarato che le previsioni per il 2024 espresse a luglio indicano addirittura una crescita dello 0,8% per la filiera, con un dato positivo per le esportazioni (+3,7%) e una debole stabilità per il mercato italiano (-1,3%).
“È vero, dopo un lungo periodo di incertezza confidiamo in un rallentamento della contrazione e in particolare per il comparto più consistente della filiera, il Macro Settore dell’arredo, quello che incide maggiormente sul complesso del fatturato”.
L’arredo mantiene dunque il grande appeal sui mercati nonostante i prezzi particolarmente alti?
“Il settore risente comunque della crisi, e del fatto che mentre gli altri comparti della filiera riescono a trasferire sui listini gli abbassamenti dei prezzi della materia prima, il legno, per il prodotto finito, il mobile, questo è molto difficile”.
Per il legno, infatti, la filiera dipende all’80% dall’importazione. Non dovreste lamentarvi però più di tanto perché il governo ha prorogato per il 2025 i bonus mobili insieme all’innalzamento al 50% del bonus ristrutturazioni.
“È vero, si è trattato di un provvedimento positivo perché i benefici si trasferiranno all’intera filiera”.
Tutti riconoscono che le aziende della filiera hanno costantemente aumentato l’internazionalizzazione, con una crescita continua delle esportazioni.
“Perché si sono dimostrate in questi ultimi anni particolarmente resilienti di fronte alle difficoltà dei mercati cercando soluzioni anche per gli alti costi energetici. Ma è chiaro che non si può affidare alle singole imprese, quasi tutte piccole e medie, il compito di trovare soluzioni a un problema nazionale”.
Abbiamo rilevato una sorprendente crescita del 3% delle esportazioni dei mobili per la cucina, che è costituita non da singoli mobili ma da complessi sistemi.
“E infatti tutto è reso più complicato dal fatto che l’azienda deve garantire insieme al progetto e al sistema l’intervento del montatore, dell’idraulico, dell’elettricista”.
Ascoltando i portavoce delle imprese delle associazioni di categoria e di sindacati, ne esce una denuncia sempre più pesante e pressante: la manifattura italiana perde competitività in particolare per il costo elevato, il più elevato in Europa, dell’energia.
“È un problema particolarmente sentito dalle nostre aziende, che hanno lavorazioni molto energivore che penalizzano l’intera filiera. Francia e Germania, nostri competitor, acquistano l’energia a prezzi nettamente inferiori. E su questo problema abbiamo chiesto al governo degli interventi per abbassare gli oneri e per promuovere ancora di più soluzioni alternative. Confidiamo nel fatto che insieme troveremo una linea comune”.
La filiera del legno vanta record di ecosostenibilità: per la Fondazione Symbola l’industria legno-arredo italiana è prima in Europa per economia circolare e produce meno emissioni degli altri grandi Paesi. I settori interessati che vanno dalla valorizzazione del patrimonio forestale al prodotto finito. Ma quali sono, oltre al mobile, i prodotti di punta di questo percorso virtuoso?
“Senza dubbio i pannelli, quelli italiani sono gli unici a garantire la provenienza al 100% da legno riciclato”.
A proposito di eco sostenibilità, l’Eudr la normativa che chiede ad aziende e multinazionali con sede nella Ue di dimostrare che i prodotti che immettono sul mercato comunitario non contribuiscono alla distruzione delle foreste, è stata rinviata, come del resto diverse associazioni imprenditoriali e gli stessi governi europei avevano chiesto. Un commento?
“Nessuno come le aziende della nostra filiera è d’accordo con la politica ambientalista europea. Il nostro Paese non aveva una politica di programmatica tutela delle foreste e ci stiamo lavorando, ma siamo del parere che occorra far coesistere la tutela dell’ambiente con quella delle imprese e dei lavoratori, e che un regolamento deve comunque essere sempre applicabile e sostenibile economicamente. E in questo caso non erano stati predisposti né i regolamenti applicativi né i necessari software”.
Di regolamenti in sede europea ancora in sospeso e comunque molto criticati ce ne sono parecchi. Cosa proponete a Bruxelles?
“Siamo disposti in ogni momento a sederci intorno a un tavolo per suggerire le modifiche più utili perché su argomenti così importanti riteniamo necessario essere consultati”.
Tra qualche mese arriva il 2025: è ottimista?
“Nonostante il rallentamento del primo semestre, molte imprese guardano alla seconda metà dell’anno, mantenendo un certo, seppur cauto, ottimismo. La speranza, dunque, è di chiudere l’anno in linea con i risultati del 2023, anzi, con un +0,4%. E quindi nel 2025 di vedere una ripresa per tutti i nostri settori. Ricordo infatti che, secondo i dati Istat, se la produzione mobili di luglio ’24 su luglio ’23 registra un -1,2%, e il cumulato gennaio-luglio -4,4%, per il legno, luglio su luglio registra un pesante -10,9%, mentre il cumulato gennaio-luglio è a -4,1%”.
Abbiamo sentito da alcune Pmi italiane una certa disaffezione verso il Salone del Mobile, e sembra proprio vero che a guidare questo atteggiamento peraltro molto minoritario, siano in primissima fila, i grandi gruppi stranieri che hanno comprato molti illustri brand italiani. Cosa ne pensa?
“Se ci sono stati, questi atteggiamenti o ripensamenti sembrano rientrati. Tutti sanno che il Salone e il Fuori Salone costituiscono un unico business e che si alimentano a vicenda”.