La Federcasse, la potente ma burocratica organizzazione che raccoglie la maggioro parte delle Bcc d’Italia, è ormai nel caso. Il Nord est scende in campo e lancia la sfida ai vertici dell’organizazzione rapprsentati dalla presidenza Azzi proponendo un nuovo modello di credito cooperativo, capace di coniugare l’autonomia e i valori delle Bcc con le necessita’ del mercato, e alternativo, o almeno complementare, a quello studiato dalla federazione nazionale Federcasse.
Si tratta del progetto costruito attorno a Cassa Centrale dalle Bcc di Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia, presentato a Milano nella sede di Borsa Italiana dal presidente di Cassa Centrale, Giorgio Fracalossi, dal vice presidente vicario Carlo Antiga e dal direttore generale Mario Sartori.
Il nuovo modello prevede la creazione di un gruppo bancario cooperativo con Cassa Centrale come capogruppo (e quindi alternativo a quello di Federcasse, che vede Iccrea come capofila unico del sistema) a cui, secondo Sartori, potranno aderire nell’ipotesi ‘prudenziale’ 91 Bcc (su 371 totali in Italia), di cui il 32% trentine, il 33% provenienti da Veneto e Friuli Venezia-Giulia e il 35% da altre regioni o, nella cosiddetta ‘ipotesi limite’, fino a 150 banche (19% Trentino, 23% Veneto e Friuli Venezia Giulia e 58% altre regioni). Si parla, nell’ipotesi prudenziale e senza considerare i numeri della capogruppo, di un sistema da 1.200 sportelli, 7.856 dipendenti, quasi 53 miliardi di raccolta, 32 miliardi di impieghi, ricavi a 1,3 miliardi e 53 milioni di utile.
La mossa del Nord Est è il segnale che Federcasse, dominata per anni dall’immobilismo che ha indotto diverse Bcc ad uscire dal suo pianeta e a rendersi indipendenti, è ormai allo sbando. Ma non è l’unico elemento di novità. Altre Bcc, che per ora lavorano sotto traccia, stanno studiando progetti ancora più innovativi di quelli del Bord Est su cui alzeranno il sipario dopo l’estate.