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Fed, tassi e dollaro: i mercati aspettano Powell

Firstonline

Dazi, ma anche l’ombra di un possibile impeachment. In attesa che Jerome Powell illustri oggi a Jackson Hole la strategia della Fed sui tassi e dollaro, i mercati sono stati tenuti in tensione da Donald Trump. Il presidente, visibilmente colpito dalle indagini sui suoi collaboratori non si è limitato ad aumentare, come previsto, le tariffe sull’import dalla Cina, ma si è scatenato sul Sud Africa, minacciando sanzioni contro la riforma agraria e  ha ammonito i mercati: se cado io, crolla Wall Street.

In questo clima agitato i mercati assumono una posizione di attesa. La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in rialzo 0,6% scendono invece i mercati azionari della Cina (-0,5%). Hong Kong -0,7%.

In attesa dell’intervento di Powell il dollaro guadagna posizioni: il cross dollaro yen sale per il quarto giorno consecutivo a 111,5. Lo yuan si indebolisce a 6,88 su dollaro. L’euro tratta a 1,155. Stanotte è arrivato il nuovo minimo storico della rupia indiana nei confronti del dollaro, a 70,2. L’indice BSE Sensex di Mumbai è piatto.

Mentre a Camberra si è consumato un regolamento dei conti nel governo, con relativo siluramento del premier Malcom Turnball, la Borsa di Sidney segna un lieve rialzo. Il nuovo primo ministro dell’Australia è Scott Morrison, in precedenza tesoriere del partito di maggioranza.

Serata di volumi davvero modesti ieri a Wall Street, ma anche di movimenti poco rilevanti. Il iDow Jones ha chiuso in calo dello 0,3%, l’S&P500 dello 0,2%. Nasdaq -0,1%.

La curva dei rendimenti delle obbligazioni governative degli Stati Uniti continua a schiacciarsi, ormai la distanza tra il decennale è il biennale è solo 20 punti base, minimo dal 2007.

Il petrolio Brent tratta stamane a 75,1 dollari al barile, sui massimi da cinque settimane.

A Piazza Affari brilla Tenaris (+1%):  Jefferies ha avviato la copertura sul titolo con il buy.

Il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita ha smentito l’indiscrezione, riportata da Reuters in precedenza, che la compagnia petrolifera statale Aramco abbia ritirato il processo di quotazione in borsa. Ma il Financial Times rivela che è giù pronta una linea di credito di 11 miliardi raccolti dalle principali banche (JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley coinvolte) per finanziare i piani di Mohammed bin Salman anche in assenza dell’Ipo.

EUROPA PIATTA, MILANO PERDE LO 0,44%

Le Borse europee hanno archiviato una sessione incolore, in vista degli sviluppi delle trattative commerciali tra Usa e Cina.  Non hanno aiutato i dati macro: il Pmi manifatturiero dell’Eurozona è ai minimi di 21 mesi, anche se le prospettive economiche potrebbero essere “salvate” dalla tenuta del terziario. Si mostra in flessione anche la fiducia dei consumatori europei.  La Bce si è allineata alla Fed e teme il protezionismo, principale minaccia per la crescita economica. È quanto è emerso dalle minute della Banca Centrale Europea, pubblicate nel primo pomeriggio, relative all’ultimo meeting del Consiglio direttivo.

A Milano la Borsa ha chiuso in ribasso dello 0,44%, a quota 20.608,51. In ribasso Francoforte (-0,16%), quasi piatta Parigi (-0,02%). Madrid -0,13%. Scende anche Londra (-0,15%).

AUTO SOTTO TIRO, MA RIMBALZA PIRELLI

In Europa ancora cali per il settore automotive, già ieri penalizzato dal brusco calo di Continental -4,29% (dopo il -13% di mercoledì). In particolare, a Parigi Peugeot, Michelin e Renault hanno perso rispettivamente il 3,21%, il 2,25% e l’1,82%, mentre a Francoforte si sono attestate in ribasso soprattutto Bmw (-1,47%) e Daimler (-1,61%).

Al contrario Pirelli (+1%) reagisce al tonfo provocato dal profit warning di Continental: in una nota la società ha confermato le stime già presentate in occasione della semestrale.

Fiat Chrysler -1%: il Sole 24 Ore rilancia oggi la notizia della trattativa su Magneti Marelli. John Elkann e Mike Manley sarebbero proposte ad una cessione a Kkr per un importo tra i 5 e i 6 miliardi di dollari (debito inclusi).

SPREAD IN ASCESA. CONTINUA LA FUGA DAI BTP

Mercato secondario in flessione nel pomeriggio. Pesa l’attesa delle aste della prossima settimana. Lo spread sul Bund 10 anni è tornato a sfiorare 280 punti per poi chiudere con una crescita di 5 punti rispetto alla chiusura precedente a 276 punti. Il rendimento del decennale è salito a 3,09% da 3,05%. Il biennale si è  portato a 1,13%, da 1,08%. Il differenziale con il Bund della Germania, è a 274 punti base.

Gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia segnalano che negli ultimi due mesi, c’è stato un esodo degli investitori stranieri dai titoli di Stato: -33 miliardi di euro in giugno, dopo il -34 miliardi di euro di maggio.

Nell’asta di fine mese il Tesoro offrirà Ctz biennali per un importo da un minimo di 1,25 miliardi a un massimo di 1,75 miliardi.

UNICREDIT, A RISCHIO L’INGRESSO NELL’EUROSTOXX 50

L’aumento dello spread ha messo sotto pressione il settore bancario italiano (indice di settore -1%). Ne ha fatto le spese Unicredit (–1,5%). La crisi della Turchia e le tensioni sul  debito italiano potrebbero anche frenare l’atteso ritorno di Unicredit nel blasonato indice EuroStoxx 50 in occasione della imminente revisione dell’indice a fine agosto. La capitalizzazione di mercato corretta per il flottante è scesa sotto quella di Socgen, attualmente presente nell’indice dei principali 50 titoli dell’area euro, e secondo uno studio di Macquarie, citato da Bloomberg, questo potrebbe rappresentare uno scoglio insormontabile.

Sotto tiro anche Mediobanca (-1,1%) e Banca Generali (-1,8%). Intesa (-0,4%) ha collocato un bond senior quinquennale da un miliardo di euro a un tasso pari al mid-swap più 188 punti base, pari al 2,15% per cento. La cedola è a un livello più basso delle attese inizi ali. È la prima emissione di una banca dai tempi dell’insediamento del governo giallo-verde.

Vittorio Malacalza aumenta la quota in Banca Carige (+1,12%) e in vista dell’assemblea di fine settembre lancia un ticket d’eccezione: alla presidenza sarà proposto Pietro Modiano, Lucrezia Reichlin vice, amministrazione delegato Fabio Innocenzi.

TIM AI MINIMI DAL 2013,  FERRAGAMO IN RALLY

In forte calo Telecom -1,67%, scivolata a 0,6004, il prezzo più basso dal 27 settembre 2013. Crescono le voci sulla sorte dell’ad Amos Genish.

Tra le note positive spicca Ferragamo +4,7% dopo aver segnato addirittura +6% in scia a un ordine di acquisto importante. Continua il rally innescato dalla nomina dell’ad Micaele Divelec, ex Gucci. Sale anche Moncler +0,89%. In forte calo Brunello Cucinelli -4%.

A 10 giorni dal crollo del ponte Morandi a Genova, gestita dalla sua controllata Autostrade per l’Italia (Aspi), Atlantia ha chiuso a +2,5%. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha escluso l’ipotesi di un intervento di Cdp nel capitale di Aspi, mentre l’AD di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo si è limitato a un no comment.

PIOGGIA DI ACQUISTI SULLA JUVENTUS (+7,3%)

In grande spolvero la Juventus, che sale del 7,28% con volumi superiori a più del doppio della media degli ultimi 30 giorni. In base alle ultime stime la nuova Champions League garantirebbe 58 milioni di euro al club bianconero, anche se non dovesse vincere nemmeno una partita, secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport.

Tra le small cap, Safilo +3,3%, Juventus +5%.

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