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Fed, Powell: tassi ancora bassi, sostegno al lavoro

La Banca centrale americana cambia strategia: per i prossimi 5 anni permetterà all’inflazione di salire temporaneamente sopra il 2% – Intanto, nel secondo trimestre il Pil Usa sprofonda del 31,7%

Fed, Powell: tassi ancora bassi, sostegno al lavoro

L’oceano di liquidità in dollari continuerà a inondare i mercati ancora a lungo. La Federal Reserve ha annunciato giovedì una modifica alla propria strategia di politica monetaria, che ora persegue un obiettivo d’inflazione “intorno al 2%”, il che significa che è possibile uno sforamento temporaneo del tetto per compensare i periodi d’inflazione troppo bassa. In altri termini, i mercati possono stare tranquilli: i tassi d’interesse rimarranno bassi ancora per anni.

“Intendiamo affrontare un’attenta revisione della nostra strategia di politica monetaria, dei nostri strumenti e delle nostre pratiche di comunicazione ogni cinque anni – ha detto il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, nel corso del suo intervento al simposio economico di Jackson Hole – Inoltre, rimaniamo fortemente concentrati sul favorire un mercato del lavoro più robusto possibile a beneficio di tutti gli americani”.

Powell ha spiegato che il cambiamento di strategia è stato adottato all’unanimità e che “le decisioni sulle misure più appropriate di politica monetaria continueranno a riflettere un ampio ventaglio di considerazioni e non saranno dettate da alcuna formula. Ovviamente, se si dovessero accumulare eccessive pressioni inflazionistiche o se le aspettative di inflazione dovessero salire oltre i livelli coerenti con il nostro obiettivo, allora non avremmo esitazioni ad agire”.

Le notizie in arrivo dalla Banca centrale non hanno sorpreso Wall Street, che ha aperto in leggero rialzo: dopo i primi minuti di scambi, il Dow Jones sale dello 0,34% e l’S&P 500 dello 0,05%. Il Nasdaq cede invece lo 0,17%.

Per quanto riguarda l’economia reale, sempre giovedì il dipartimento del Commercio americano ha fatto sapere che nel secondo trimestre il Pil degli Stati Uniti ha registrato una contrazione del 31,7%, la peggiore dal 1947, ossia da quando esiste questo tipo di statistica. La revisione intermedia del dato (quella finale arriverà il mese prossimo) ha corretto il risultato al rialzo rispetto alla stima preliminare (-32,9%) ed è risultata migliore delle previsioni degli analisti, che in media avevano stimato una caduta del 32,4%.

Sul tonfo del secondo trimestre ha pesato in particolare il crollo delle spese per consumi (-34,1%, rivisto da -34,6%) e dei profitti aziendali (-11,7%, rivisto dal -13,1%). L’indice Pce, che misura l’andamento dell’inflazione, ha segnato un calo dell’1,8% (rivisto da -1,9%), con il dato “core”, depurato dalle componenti più volatili, è sceso dell’1% (rivisto da -1,1%).

“Nel secondo trimestre abbiamo registrato la più grande flessione dal dopoguerra – ha detto ancora Powell – ma a maggio e giugno la ripresa è arrivata prima e più forte del previsto. Se riusciremo a tenere la pandemia sotto controllo, allora l’economia potrà recuperare abbastanza rapidamente”. Il numero uno della Fed ha sottolineato poi che alcuni settori dell’economia – come il turismo e l’intrattenimento – sono stati fortemente colpiti e purtroppo i lavoratori di questi comparti hanno davanti a sé almeno due anni difficili: sarà perciò una priorità delle istituzioni quella di aiutarli in questo periodo.

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