Il livello attuale dei tassi americani è “appena inferiore” al livello normale. Jerome Powell, sotto la pressione del presidente Trump, ha deciso di indossare i panni della colomba. Un mese fa il numero uno della Fed aveva sostenuto che ci sarebbe voluto ancora “un lungo cammino” per riportare la politica monetaria in equilibrio. Ieri, al contrario, ha detto che d’ora in poi eventuali aggiustamenti saranno legati alla congiuntura. Ne consegue che nei prossimi mesi l’eventuale aumento del costo del denaro potrebbe essere molto graduale.
Il cambio di rotta ha avuto effetti immediati. Dopo il discorso di Powell, pronunciato alle 18, Wall Street ha imboccato la strada del rialzo, il più robusto degli ultimi otto mesi: Dow Jones+2,5%, S&P 500 +2,3%.
TESTA A TESTA TRA APPLE E MICROSOFT
Il Nasdaq è salito del 2,95% sotto la spinta del duello tra Microsoft e Apple per il titolo di società più capitalizzata del pianeta. In chiusura l’ha spuntata d’un soffio la Mela (+3,85%), ma Microsoft (+4%) ha confermato di essere la più brillante, sull’onda dei successi del cloud computing.
TRUMP PROMETTE DAZI SULL’AUTO, TONFO DI TIFFANY
Sale anche il settore auto, sull’onda dell’annuncio di Trump che ha promesso nuovi incentivi e nuovi dazi a difesa del settore dopo i tagli annunciati da Gm (+0,71%).
Da segnalare, invece, il tonfo di Tiffany (-11,3%) a fronte di un inatteso crollo degli acquisti della clientela cinese: i dazi cominciano a far vittime nel settore del lusso.
BORSE SU ANCHE IN ASIA, GIÙ IL DOLLARO
L’effetto Powell ha comunque prodotto i suoi effetti anche in Asia. La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in rialzo la sua quinta seduta consecutiva: indice Nikkei +0,7%. Shanghai guadagna lo 0,3%, Taipei lo 0,4%, Hong Kong è sulla parità, Seul lo 0,5%.
In calo, come da copione, sia il dollaro che i prezzi dell’obbligazionario: l’euro tratta stamattina a 1,139 sul dollaro, in rialzo dello 0,2%, dopo aver guadagnato ieri lo 0,7%. La valuta Usa rallenta anche in Asia. Il cross dollaro yen scende dello 0,3%; dollaro-yuan cinese -0,3%, dollaro-won coreano -0,7%, dollaro-rupia indiana -0,8%
Alla vigilia del confronto con Xi Jingping, insomma, Trump ha riportato alla disciplina la Fed, peraltro guidata, parole sue, “da un tizio che non mi sta piacendo per niente”.
PETROLIO SOTTO I 60 DOLLARI, ENI DEBOLE
Il petrolio Brent, dopo aver chiuso in calo ieri di quasi il 3%, è risalito nel corso della notte e stamattina tratta a 59,2 dollari il barile (+0,5%). Le scorte di petrolio degli Stati Uniti sono salite per la decima settimana consecutiva. Lo stock ha superato i 450 milioni di barili, tornando sui livelli più elevati da 12 mesi, ma per la Russia, uno dei gradi produttori del mondo, i prezzi su questi livelli non sono un problema, lo ha detto ieri Vladimir Putin, a pochi giorni dal vertice con l’Arabia Saudita. La dichiarazione di Putin sembra confermare la volontà della Russia di sciogliere il patto stretto con l’Opec due anni fa.
A Piazza Affari Eni -0,4%, Saipem -0,1%.
PAOLO ROCCA SOTTO INCHIESTA A BUENOS AIRES.
La capitale argentina è anche teatro della tempesta che si è abbattuta su Tenaris (-7%) con la notizia sull’incriminazione del presidente e ceo, Paolo Rocca, per presunte tangenti pagate nel 2008 ad alti funzionari del governo Kirchner. La società ha diffuso stanotte un comunicato nel quale conferma la fiducia a Rocca.
La Borsa di Milano (-0,18%) ha chiuso la seduta poco mossa a quota 19.115 punti. Il volume degli scambi si aggira sui 2 miliardi di euro. “La realtà è che ci scambiamo le azioni tra di noi, non c’è l’ombra di un investitore estero”, ha commentato un operatore intervistato da Reuters.
Solo Madrid (+0,19%) termina in terreno positivo: invariata Parigi, Francoforte -0,09%. Londra -0,16%.
SPREAD A 290, OGGI L’ULTIMA ASTA A MEDIO TERMINE DEL 2018
Anche il secondario italiano archivia una seduta complessivamente tranquilla e senza grossi scossoni, con un moderato miglioramento dei prezzi e dello spread fino a 290 punti (297 il massimo di giornata).
In mattinata si è tenuta con successo l’asta di 6,5 miliardi di Bot a 6 mesi, collocati al tasso di 0,163% in linea con la precedente emissione. Si è trattato dell’unica asta Bot del 2018 in cui l’ammontare in emissione (6,50 miliardi) fosse maggiore dei titoli in scadenza (6,05 miliardi). Il mercato di questi tempi ama le scadenze brevi.
Oggi andranno all’asta i titoli a medio-lungo, ovvero fino a 5,5 miliardi di Btp e Ccteu. Si tratta dell’ultima emissione a medio-lungo con regolamento nel 2018, dal momento che il Tesoro ha annullato l’offerta di metà dicembre.
PRENDE IL VOLO BANCO BPM, SEGUE UNICREDIT
Avanzano i bancari italiani: l’indice di settore sale dell’1,21% a fronte di un comparto europeo piatto. A tirare la volata à Banco Bpm (+4,39%) alla vigilia di un cda decisivo per la cessione di una quota di non performing loans e del riassetto del credito al consumo, imperniato sulla cessione di Agos. In forte ascesa anche Unicredit (+1,89%) che ha emesso un bond senior da 3 miliardi di euro, con scadenza cinque anni, ad un rendimento del 3% sopra il valore di riferimento. Intesa : a JP Morgan fa capo il 6,952% del capitale, di cui l’1,941% con diritto di voto.
Incremento di oltre l’1% anche per Ubi Banca (+1,25%). Fuori dal listino principale, fuochi d’artificio per Banca Carige (+11,11%): il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi dovrebbe approvare venerdì l’adesione al bond subordinato Tier 2 da 320 milioni.
MA PESA L’AUMENTO DEI COSTI DEL FUNDING
Gli sforzi dei banchieri servono a limitare i danni di una situazione comunque ad alto rischio. Esemplare lo sfogo di Giuseppe Castagna, ceo di Banco Bpm: “Tante banche – dice a Reuters – devono sostenere miliardi di impatto di perdita di capitale a causa dello spread, non per problemi economici che oggi non esistono in Italia, ma per una scelta politica molto forte prima con voci su un’uscita dall’euro poi con tira-molla su numeri deficit. E così finiamo per non poterci permettere operazioni di derisking e funding con tassi così alti, che si ripercuotono poi su imprese e clientela, con buona pace di qualche sottosegretario che dice che non vi sono effetti su mutui”.
La conferma è arrivata dal bond Unicredit sottoscritto da integralmente da Pimco con uno spread di 420 punti base sul tasso swap euro. La precedente emissione, il 18 gennaio scorso, era stata collocata con uno spread di 70 punti.
Secondo l’agenzia di rating Fitch, le previsioni per il comparto assicurativo italiano rimangono negative. Generali +0,2%: l’autorità di controllo IVASS ha autorizzato l’estensione del modello interno di valutazione del margine di solvibilità, anche alle attività in Austria e Svizzera. Unipol +0,8%.
GOLDMAN BOCCIA TIM, DEBOLE ATLANTIA
Sotto pressione Tim (-1,15%) che paga la bocciatura di Goldman Sachs (neutral da buy). Non influisce il sì del Senato all’emendamento che conferma il sistema di incentivi alla realizzazione di una singola rete telefonica nazionale.
Debole Atlantia (-1,18%) sui timori delle conseguenze per Aspi dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova.
SBANDA PIRELLI DIETRO CONTINENTAL
Frena il settore auto, investito dalla minaccia dei dazi Usa. Fiat Chrysler perde l’1,47%, Brembo -0,95%, Sogefi -1,28%. La peggiore è Pirelli (-3,37%), in sintonia con la tedesca Continental (-5% a Francoforte): il direttore finanziario, nel corso di un evento ha avvertito che la redditività non risalirà nella prima parte del 2019.
Si salva solo Ferrari (+1,06%).
OPS AL 93%, SCONTATO IL DELISTING DI LUXOTTICA
Luxottica -0,6%) nell’ultimo giorno dell’offerta pubblica di scambio finalizzata al delisting, ormai scontato visto che Essilor/Luxottica, secondo i primi conteggi, dovrebbe aver raggiunto il 93%. Piazza Affari si avvia, in attesa di un’eventuale doppia quotazione, a perdere un dei suoi titoli più importanti.
Sfiorano il rialzo a doppia cifra alcuni titoli di medio/piccolo cabotaggio come Fiera Milano (+9,61%) e M&C (+9,71%).