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Fed: con Trump i tassi saliranno di più

E’quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione della Fed che comincia a cautelarsi di fronte alla politica economica espansiva del nuovo presidente americano – Meteo Borsa prevede un’altra giornata serena sui mercati – Parigi lancia un bond a 50 anni – Manovre sulle banche italiane: il 10% del Banco Bpm è già passato di mano in soli tre giorni – Lusso a due velocità

I tassi Usa dovranno salire più del necessario per tener conto degli effetti della politica espansiva di Donald Trump e del Congresso a maggioranza repubblicana. È quanto sostenuto, in sintesi, da una buona parte dei membri della Fed nel corso dell’ultima seduta del 2016, come emerge dalla lettura dei verbali pubblicati ieri sera. Wall Street la pensa allo stesso modo, a giudicare dall’ennesimo rialzo del mercato, ormai sintonizzato sui dati del lavoro in uscita domani: una forte crescita degli occupati e dei salari potrebbe spingere la Fed ad accelerare i tempi dell’aumento del costo del denaro. Intanto il dollaro si è indebolito rispetto alle principali controparti. Sull’euro ha perso lo 0,8% a 1,048. Stamattina il cambio euro-dollaro è a 1,055.

Meteo Borsa prevede in apertura tempo sereno tendente al bello, in linea con Wall Street e la seduta asiatica. Salgono le Borse dell’area Asia-Pacific (+0,6%) sotto la spinta dei buoni dati in arrivo dalla Cina: torna a salire l’indice Pmi servizi (ai massimi da 17 mesi) mentre lo yuan recupera posizioni dal minimo di 6,9895 sul dollaro toccato lunedì. Indiscrezioni danno per imminente una stretta sugli acquisti di valuta: Pechino vuole evitare che il rapporto di cambio con il dollaro superi quota 7 nel giorno dell’insediamento di Trump. Sale dell’1,3% l’indice di riferimento del mercato azionario di Hong Kong. Shanghai è in rialzo dello 0,3%. Arretra la Borsa di Seul (-0,2%). Frena Tokyo (-0,3%) dopo il rally (+2,7%) che ha segnato l’inizio del 2017.

La pubblicazione dei verbali della Fed non ha frenato la marcia dei mercati Usa: l’indice Dow Jones (+0,3%) è salito a 19.942,16 punti; l’S&P guadagna lo 0,57%, Nasdaq +0,88% a 5.477.01. Nel paniere delle blue chip sale ancora Nike (+1%). In caduta nel dopo Borsa Macy’s (-8,3%) dopo i dati deboli delle vendite di borse ed orologi.

L’AUTO USA FA FESTA, MA FIAT CHRYSLER NON PARTECIPA

È stata una grande giornata per il settore auto, sotto i riflettori dopo la sortita via tweet di Trump che ha bastonato gli investimenti in Messico di Gm e convinto Ford a cancellare una fabbrica stato il rio Bravo. In realtà, le vendite di dicembre hanno confermato che l’auto Usa gode di ottima salute. General Motors (+5,52%) ha chiuso il mese di dicembre con un incremento sul mercato Usa del 10%, a 319.108 autoveicoli, molto meglio del +1% stimato dagli analisti. In crescita anche Ford (+4,61%) dopo risultati migliori delle previsioni.

Sale anche Tesla (+4,61%) nonostante i dati di dicembre siano stati deludenti. Il titolo guadagna il 2%. Nel quarto trimestre dell’anno passato, la società ha venduto 22.200 vetture, 2.800 in meno del target fornito ad ottobre. Nel comunicato si parla di problemi con il sistema di guida assistita, più altri intoppi non di natura produttiva che hanno portato ad uno slittamento delle consegne.

Alla festa non ha partecipato Fiat Chrysler (+0,71% a Piazza Affari). Il gruppo ha registrato negli Usa a dicembre vendite in calo del 10% a 192.519 unità. Si tratta del terzo mese consecutivo di rallentamento delle vendite, dopo oltre sei anni di aumenti mensili ininterrotti. Il dato si spiega però anche con la nuova strategia del gruppo di puntare meno sulle “flotte”, economicamente meno redditizie e il cui contributo è sceso del 34% e più sulla clientela “retail”, che ha registrato un modesto -2%. Fiat Chrysler ha presentato mercoledì a Las Vegas la Chrysler Portal, un’auto elettrica a guida autonoma con capienza massima di 6 passeggeri e un’autonomia di 400 km.  Intanto in Italia il gruppo è tornato a produrre più di un milione di vetture.

PER TILLERSON (EXXON) LIQUIDAZIONE DA 240 MILIONI

Liquidazione eccellente nel mondo oil: Rex Tillerson, in procinto di lasciare la guida di Exxon Mobil per assumere la carica di segretario di Stato, ha raggiunto un accordo con l’azienda: in un fondo, al riparo da conflitti di interesse, saranno parcheggiati oltre 2 milioni di titoli, l’equivalente di quanto Tillerson avrebbe incassato nei prossimi dieci anni, per un valore di 182 milioni di dollari. Il totale delle spettanze sale a 240 milioni se si tiene conto di altre voci legate all’uscita del manager.

In salita i prezzi petroliferi, in attesa dei dati delle scorte americane: Brent +1,6% a 56,46 dollari al barile, Wti +1,8% a 53,26 dollari. In frenata a Piazza Affari Saipem (-2,4%). Tiene Eni (+0,38%). L’ad Claudio Descalzi ha incontrato il presidente dell’Egitto Abdel Fattah el-Sisi al Cairo per analizzare l’attività svolta dalla compagnia petrolifera nel paese. Durante l’incontro è stato confermato l’avvio della produzione del giacimento di Zohr alla fine del 2017. Prosegue lo sviluppo del campo di Nooros che produrrà circa 25 milioni di metri cubi al giorno entro la fine di gennaio a soli 15 mesi dall’avvio della produzione.

ITALIA, MAI COSÌ BASSA L’INFLAZIONE. PIAZZA AFFARI SALE ANCORA

Le Borse europee dovrebbero aprire in lieve calo, il future dell’indice Stoxx 600 è in ribasso dello 0,1%. La Borsa di Milano ha scalato altre posizioni, chiudendo in rialzo anche la terza seduta del 2017: +0,3%. L’indice Ftse Mib si è fermato a 19.626 punti con uno sprint nel finale dopo una seduta volatile: da un minimo a 19.447 punti e un massimo a 19.690. L’indice delle blue chip è sui massimi da metà gennaio del 2016. Cali frazionali a Parigi (-0,1%) e Francoforte (-0,1%).

Tiene banco in Europa il ritorno dell’inflazione, anche se il trend, specie in Italia, è troppo debole per giustificare una chiusura anticipata del Qe. I prezzi al consumo nell’area euro (17 paesi) sono saliti in dicembre dell’1,1% anno su anno, in accelerazione dal +0,6% di novembre. Il consensus si aspettava +1%. L’inflazione è tornata su livelli che non si vedevano da fine 2013. 

In Italia, i prezzi al consumo sono saliti dello 0,5%, dal +0,1% di novembre, ben al di sotto della media della zona euro, a chiusura di un anno che sarà probabilmente ricordato per essere stato il primo dal 1959 a registrare una variazione negativa del dato medio annuo dei prezzi al consumo.

ASTE: PARIGI LANCIA IL 50 ANNI, STASERA GLI ANNUNCI DEL TESORO

Riprendono a pieno regime le emissioni di titoli del debito dell’Eurozona: la “carta” più ambita del momento è quella irlandese. Ieri Dublino L’Irlanda ha collocato 4 miliardi di euro del nuovo bond a 20 anni, a un rendimento di soli 50 punti base sopra il mid-swap.

Oggi l’attenzione si sposta sul fronte primario con i primi collocamenti a medio lungo francesi e spagnoli del 2017 . Parigi, in particolare, emetterà un titolo a 50 anni: l’obiettivo è di fare il piano prima che la campagna presidenziale entro nel vivo. Il Tesoro italiano renderà noti i quantitativi del Bot annuale che andrà in asta il prossimo 11 gennaio.

Ieri mercato del debito incerto, alla ricerca di una chiave per digerire il dato sull’inflazione della zona euro in tutte le sue componenti. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si attesta a 161 punti base, invariato, mentre il tasso del decennale si è mantenuto a 1,88%.

BANCO BPM, GIÀ PASSATO DI MANO IL 10%

Continua l’intonazione positiva del comparto bancario (+0,855 l’indice di settore), sostenuto dal rinvio a nuova data dell’approvazione delle nuove regole Basilea 4 sul capitale, che avrebbero richiesto requisiti più stringenti. In questo contesto le banche italiane, considerate le più vulnerabili nel panorama europeo e per questo le più penalizzate dal mercato, sono tornate a riscuotere l’interesse degli investitori.

Non sono mancate però le prime prese di profitto dopo l’avvio d’anno ruggente. Banco Bpm (+1,5%) ha ripreso la corsa nel pomeriggio dopo aver smaltito in tarda mattinata una pioggia di realizzi. Nei primi tre giorni di scambi (+18,4% l’aumento delle quotazioni) è passato di mano il 10% circa del capitale.

Finisce in terreno negativo Bper (-1,65%) anche per effetto del declassamento a neutral da buy di Banca Akros. L’istituto di Modena ha fatto sapere che nessun socio, in vista della trasformazione in SPA, ha avanzato richiesta di recesso. Ubi (+4,5%) è stato ieri il miglior titolo del paniere Ftse Mib: pesano gli short accumulati nei mesi scorsi.

Intesa Sanpaolo (+1,4%) protagonista del prestito (5,2 miliardi) a Glencore e Qia per l’acquisto di una quota di Rosneft. Reuters scrive che il nuovo bond perpetuo in via di emissione ha ricevuto ordini per 4 miliardi di euro. L’obbligazione ibrida è richiamabile dopo 10 anni.

Unicredit -0,3%. La Fondazione Cariverona non ha ancora deciso se partecipare all’aumento dell’istituto. La ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro dovrebbe partire il 13 febbraio. Vivace Banca Mediolanum (+3,6%). Generali +0,5%.

BRILLA LA STELLA DI FERRAGAMO, SOFFRE LUXOTTICA

Brilla Salvatore Ferragamo, che balza del 4% spinta dalla promozione a “buy” da “hold” di Hsbc con target alzato a 29 da 23 euro. Scendono invece Moncler e Ynap. Luxottica si conferma debole con una discesa dell’1,3%, a 49,73 euro. Martedì ha perso il 2,7%. Le vendite piovono anche se Raymond James ha confermato il suo ottimismo ritoccando il target price a 55 euro da 51 euro. Giudizio Outperform invariato. Debole Stm seppur sopra i minimi di giornata dopo che Morgan Stanley ha tagliato la raccomandazione sul titolo a ‘underweight’.

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