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Fca, Telecom, Mediaset e Mps sotto i riflettori di Piazza Affari

Vertigini da alta quota sulle Borse, dopo la lunga serie di record. I mercati hanno ormai prezzato l’avvio del prossimo Qe europeo. C’è attesa per l’aggiornamento delle previsioni economiche sull’Eurozona, al centro del direttorio Ue di domani a Cipro. I listini guardano ancor di più ai dati Usa sull’occupazione: si comincia oggi con la stima Adp dei nuovi posti lavorativi, per arrivare venerdì alle statistiche sulle payrolls: un dato molto positivo (superiore alle 240.000 assunzioni previste) potrebbe convincere la Fed ad eliminare il termine patient dal prossimo comunicato del comitato monetario, dando così il via libero all’aumento dei tassi a giugno.

Arretra stamane la Borsa di Tokyo (-0,8%). Rimbalza Shanghai (+0,3%). Oggi, con il discorso inaugurale del premier Li Kequiang prende il via il Congresso annuale del Partito Comunista. Ci sono forti attese su misure di allentamento fiscale e monetario a favore della crescita. L’India ha tagliato, a sorpresa, il costo del denaro. Per la seconda volta consecutiva l’operazione è avvenuta senza riunire il board dell’istituto. La Borsa di Mumbai sale dell’1,4%, per la prima volta il Sensex supera i 30 mila punti.

Listini deboli a Wall Street, dopo i record segnati in avvio di settimana: l’indice Dow Jones è sceso dello 0,47%, S&P 500 – 0,5%. Nasdaq – 0,56% di nuovo sotto i 5 mila punti. Il freddo ha frenato l’auto a febbraio. Sotto tiro Ford (-2,6%) che ha accusato un calo del 2% delle vendite: è il dato peggiore fra le tre case americane, dato che Fiat Chrysler e General Motors hanno riportato ancora una crescita, seppure inferiore alle stime degli analisti. Petrolio in rialzo dopo che l’Arabia ha deciso di aumentare di almeno un dollaro il prezzo del barile venduto in Asia e Usa. Brent a 60,65 dollari e Wti a 50,52 dollari al barile.

MILANO E MADRID IN RITIRATA DAI MASSIMI

Prese di beneficio anche nelle Borse europee. Milano cade nel finale di seduta: l’indice FtseMib chiude in calo dell’1,39% a 21987 punti. Solo Madrid (-1,47%) ha fatto peggio. In calo anche Londra (-0,74%), Parigi (-0,98%) e Francoforte (-1,14%).

LO SPREAD TORNA SOPRA I 100 PUNTI. PESA L’INCOGNITA GRECA 

In attesa del Qe frena il calo dei tassi dell’Eurozona e si allarga lo spread: il differenziale di rendimento tra Btp e Bund si riporta sopra quota 100, a 101 punti base (+3 punti base). Il decennale tratta a 1,405%. Il capoeconomista della Bce Peter Praet ha anticipato che la congiuntura Ue mostra segnali di ripresa: un messaggio letto dai mercati come un rischio di stop anticipato al Qe, già previsto fino al settembre 2016.

A frenare l’ottimismo ha contribuito l’incertezza sullo stato delle finanze della Grecia. Nonostante le smentite di Bruxelles, tiene banco la prospettiva di un terzo piano di aiuti ad Atene. Intanto il ministro degli affari generali del governo Tsipras ha dichiarato che le privatizzazioni delle utilities saranno bloccate e che l’esecutivo ha in programma di portare le banche sotto “controllo pubblico”. Il funding da parte della Bce alle banche greche in gennaio è cresciuto del 47%, a 82 miliardi, dai 56 di fine dicembre.

MARCHIONNE STUDIA IL PARTNER IDEALE PER FCA 

Testa coda di Fiat Chrysler -3,3% a 13,63 euro nel pomeriggio dopo le anticipazioni sui dati di vendita delle auto in Usa. In mattinata la quotazione era salita fino a 14,38 euro. Parlando con i giornalisti al Salone dell’Auto di Ginevra, il Ceo Sergio Marchionne ha detto esplicitamente che Fca sta valutando diverse opzioni per possibili acquisizioni e/o fusioni. Il manager ha detto di avere in mente un partner ideale per un’eventuale intesa, senza fornire ulteriori dettagli. Ha aggiunto che Volkswagen “non è ideale”, anche se immagina sia possibile lavorare con la Casa tedesca su altre cose. Marchionne ha detto che l’accordo con Mazda “va bene” e che “è possibile che si facciano altre cose insieme” oltre alla realizzazione di una vettura sportiva sulla piattaforma della Mazda MX-5. 

Per quanto riguarda Ferrari, l’Ipo a Wall Street sarà probabilmente nel terzo trimestre 2015, e non è stata ancora presa nessuna decisione sulla seconda piazza di quotazione, che potrebbe anche non esserci. Anche per Ferrari il management valuta lo schema di una sede legale in Olanda e la creazione di loyalty shares (azioni con doppio voto per gli azionisti stabili), che consentirebbero a Exor, la holding della famiglia Agnelli, di avere un controllo più ampio sull’assemblea degli azionisti della Casa di Maranello.

TELECOM, IL GOVERNO (PER ORA) NON SPEGNE LA RETE DI RAME 

Telecom Italia ha chiuso in calo dello 0,28% a 1,077 euro dopo essere salita in mattinata fino a 1,1040 euro. Il consiglio dei ministri ha varato oggi il piano per la banda larga che prevede obiettivi di copertura fino al 50% della popolazione a 100 mbt/s al 2020. Il governo punta all’estensione della rete fino agli immobili ma senza varcare il portone d’ingresso delle abitazioni dei clienti. Il piano prevede investimenti pubblici e privati per 6 miliardi da qui al 2020. Altri 2 miliardi saranno messi dalle aziende in base ai piani di investimento già annunciati. Infine il governo spera di riuscire a “sollecitare” le imprese a investire ulteriori 4 miliardi. Manca ogni riferimento alla tecnologia, rame o fibra, con cui si farà la Ring. Il ministro Guidi ha detto che gli “aspetti tecnici”, vengono lasciati alle imprese.

TORRI SOTTO SCACCO: GIU’ EI TOWERS. RCS SI DIVIDE SUI LIBRI

Giornata di stallo per le partite in cui è impegnata Fininvest. Frena Mediaset (-2,7%). L’Antitrust chiederà chiarimenti alla società del Biscione sull’offerta di Ei Towers (-2,29%) per Rai Way (-1,96%), ritenendo le informazioni fornite in sede di comunicazione fossero “gravemente incomplete” e non idonee a consentire una compiuta valutazione dell’operazione. Le parti hanno un termine di cinque giorni per fornire le informazioni richieste.

Pesante il settore media dopo il nulla di fatto del cda di Rcs (-5,85%), diviso sulla vendita dei Libri alla Mondadori (-1,58%).

TIENE CARIGE. SCARONI SOCCORRE GENERALI IN RUSSIA 

Piovono le vendite su Monte Paschi (-9,9%) alla vigilia del cda dovrebbe affrontare il tema dell’aumento di capitale ed il raggruppamento delle azioni. Tiene invece Carige (+0,42%) dopo il balzo (+10,23%) di due giorni fa. A sostenere le quotazioni è sempre la notizia che la famiglia Malacalza ha raggiunto un accordo con la Fondazione per l’acquisto del 10,5% della banca. 

In rosso il resto dei bancari. Bper -3,2%: il cda ha deciso ieri di proporre all’assemblea, convocata il 18 aprile, la distribuzione di un dividendo da 2 centesimi per azione. Confermati tutti i dati di bilancio, chiuso con un utile consolidato di 29,8 milioni. In calo i Big: Unicredit -0,5%, Intesa -1,7%. Giù anche le Popolari: Bpm -0,95%, Banco Popolare -2,8%.

In lieve ribasso Generali (-0,38%). Banca Akros giudica neutro l’effetto delle voci sulla nomina di Paolo Scaroni nel board della partecipata russa Ingosstrakh, sulla quale non esclude nuove svalutazioni.

FINMECCANICA METTE ALL’ASTA PARTI DI DRS

Tra le partecipate del Tesoro sale ancora StMicroelectronics (+0,6%), nel giorno dell’Investor day. Anche Finmeccanica chiude in rialzo dello 0,5%. Secondo Reuters, la holding italiana della Difesa ha avviato la vendita di alcuni asset della sua controllata americana Drs Technologies, dando incarico alla banca d’investimento Jefferies Group di raccogliere le manifestazioni di interesse. Le attività che Finmeccanica vuole vendere riguardano aviazione, logistica e comunicazioni tattiche e si stima che possano valere 200 milioni di dollari. Mediobanca Securities infine ha alzato il prezzo obiettivo di Fincantieri (-0,13%) da 0,82 a 0,97 euro, confermando la raccomandazione outperform.

NORD EST: SVETTA DE LONGHI, DELUDE LA CEDOLA LUXOTTICA

Citigroup ha confermato la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 50 euro di Luxottica (-0,54%) dopo i conti del gruppo che, a detta degli analisti, “sono stati forti ma sostanzialmente in linea con il consenso”. Pesa la delusione sul dividendo, meno generoso delle attese. 

Forte rialzo invece per De’ Longhi (+4,2% a 18,0 euro), dopo risultati migliori delle attese. Il 2014 si è chiuso con un utile netto di 126,5 milioni di euro, in crescita dell’8,2% rispetto al 2013. I ricavi sono aumentati del 6,8% a 1,73 miliardi, e l’Ebitda ante oneri non ricorrenti a 260,1 milioni (+7,7%). A fine dicembre 2014 la posizione finanziaria netta era positiva per 89 milioni (da un debito di 9 milioni al 31 dicembre 2013). Il Cda ha deliberato di proporre la distribuzione di un dividendo di 0,41 euro per azione con un payout del 48%. Sul 2013 era stato distribuito un dividendo di 0,40.

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