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Fca, sciagura dei salotti radical ma successo sindacale

In questi anni in Italia di Fiat si è discusso e narrato, complice anche di una buona parte di  giornalismo incompetente e un mondo accademico pigro, con categorie più utili a descrivere la cronaca rosa che una grande vicenda industriale come quella della Fiat. Oggi molti fanno finta di non ricordare, o riscrivono la storia a modo loro dimenticando tutti quegli episodi di demonizzazione del sindacato responsabile. La Fim per quella responsabilità che si è assunta ricorda invece benissimo gli assalti alle sedi e le aggressioni ai nostri dirigenti. Non le dimenticheremo mai. Non consentiremo che coloro che non hanno ancora smaltito i fondi di bottiglia dell’estremismo ideologico, guastino la dialettica democratica nelle fabbriche.

Cosa aspettarsi? Un grande quotidiano nazionale aveva scritto che “gli accordi di Pomigliano e Mirafiori erano stati firmati nella carne e nel sangue dei lavoratori”. Non chiediamo abiure mai, ma qualche riflessione?! Abbiamo salvato un importante settore del nostro Paese come quello dell’automotive. Nel 2004 quando entrò in scena  Sergio Marchionne l’azienda era sull’orlo del baratro: fatturava 27 miliardi e perdeva più di un miliardo di euro l’anno. Era fallita, non solo tecnicamente.

Oggi infatti grazie anche a quegli accordi ben il 4% della crescita della  produzione industriale riguarda il settore auto con FCA come capofila. Nell’incontro annuale avuto con l’ad Marchionne questa settimana al Lingotto di Torino, abbiamo avuto conferma della bontà delle scelte fatte dalla Fim a partire dal 2010. Di questi tempi possiamo vedere l’azienda che era fino ad una anno fa maglia nera per vendite e il fanalino di coda d’Europa nel mercato, balzare oggi in vetta a tutte le classifiche. E’ forse una sciagura che Renegade e 500x riempiano bisarche, navi e vagoni perché vendute in tutto il mondo? E’ lavoro, intelligenza italiana: come non esserne fieri?

Gli accordi sottoscritti con FCA, oggi non lo ricorda nessuno, sono stati i veri pilastri su cui si è fondato il rilancio del gruppo,  cogliendo i processi di cambiamento economici, industriali e sociali per competere sugli scenari globali, salvaguardando e tutelando le lavoratrici e i lavoratori garantendo a loro i diritti in una fase difficile di ristrutturazione aziendale, valorizzando le relazioni industriali partecipative.

Abbiamo registrato un positivo calo della cassa integrazione che dal 40% del 2013 è passata al 12% di quest’anno con incremento occupazionale nel 2015 di 3000 assunzioni stabili. Altre 200 persone saranno inserite presso le costruzioni sperimentali di Mirafiori per progettare versioni speciali del nuovo Ducato, mentre altre 200 su Verrone e Termoli in vista dell’aumento delle produzioni dei motori.

Dall’incontro è emersa la conferma degli investimenti previsti dal piano 2014-2018 presentato a Detroit e la piena occupazione entro la fine del 2018. In particolare sul brand Alfa Romeo degli 8 modelli previsti per il 2018 a fronte di 5 miliardi di investimenti, sono stati confermati due modelli per il 2016 la berlina Giulia e il primo SUV Alfa “Stevio”. Per gli altri sei modelli viene confermato un arco temporale per la loro realizzazione comunque entro 2020. Sullo stabilimento di Pomigliano, dove attualmente si produce la Panda, la novità importante è che parteciperà al progetto Alfa Romeo, insieme ai siti di Cassino e Mirafiori.

Su Maserati è centrato l’obiettivo del piano industriale che prevedeva la messa in produzione del Suv Levante a Mirafiori e sarà coinvolta anch’essa nel progetto Alfa per la fascia premium. Per lo stabilimento Maserati di Modena confermate le attuali produzioni  e l’impegno in questa fase di ridurre l’impatto della flessione temporanea sui volumi derivati dalla crisi in Cina.

Il 7 luglio del 2015 abbiamo sottoscritto con FCA un importante sistema premiale per i lavoratori del Gruppo che ha una durata di 4 anni. L’intesa prevede due bonus: uno di gruppo di circa 1320 euro in 4 anni, legato agli obiettivi del piano industriale, uguale per tutti i lavoratori e senza penalizzazioni di alcun tipo, con riferimento alla regione EMEA e l’altro; relativo all’efficienza di stabilimento legato ai parametri del World Class Manufacturing (WCM) con un importo del premio complessivo per i lavoratori che varia da 6000 mila a 10mila euro nel periodo 2015-2019.

La retorica, ormai alticcia, dei diritti dimentica sempre che a fabbriche chiuse, i diritti diventano un lontano ricordo perché come ci ricordava Luciano Lama ”con 1 milione e 600 mila disoccupati, bisogna sacrificare qualsiasi altro obiettivo strategico per la lotta alla disoccupazione”, Lama parlava nel 1978, oggi i disoccupati sono più del doppio. Erano parole forti e lungimiranti, oggi sono poco chic, troppo serie e impegnative. Se non sono esotici, gli operai, e simbolici e innocui i sindacalisti, non sono cool, ma sono ancora capaci di grandi cose.

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