Dopo le buone notizie di stamattina sull’azzeramento del debito entro giugno, Sergio Marchionne incontra gli analisti. Accanto a lui sul palco c’erano Mike Manley, la guida di Jeep, e Richard Palmer, il chief financial officer. Nessuna novità sulla successione. L’identità del delfino sarà rivelata ad aprile 2019 ad Amsterdam, in occasione dell’ultima assemblea in cui l’attuale amministratore delegato sarà presente come responsabile esecutivo del gruppo. Ma l’erede, come ha anticipato Marchionne “è presente tra i top manager invitati a Balocco”.
FCA: LE SEI NOVITà DEL NUOVO PIANO
Sei le novità più importanti emerse dall’incontro:
- Fiat Chrysler tornerà al dividendo annuncia il manager. Nel periodo del piano 2018-2022 Fca vuole “ritornare a una consistente remunerazione degli azionisti”. Questo verrà fatto attraverso “un dividendo con payout ratio di circa il 20%” e con un piano di riacquisto azioni proprie. Il target sul ritorno del capitale è “superiore al 20%” al top del settore.
- “Ci aspettiamo che per il 2022 manterremo e aumenteremo la capacità industriale europea e italiana, grazie anche agli sforzi nell’elettrico.“Investiremo 9 miliardi di dollari per l’elettrificazione dei nuovi prodotti”, ha spiegato Marchionne, ovvero il 20 per cento dei 45 miliardi previsti dal piano 2018 al 2022, di cui il 75% destinato ai brand globali. Il gruppo prevede di realizzare una crescita annuale media dei ricavi del 7%.
- I ricavi da Jeep, Alfa, Maserati, Ram e Fiat Professional saliranno dal 65% all’80% del totale. Chrysler resterà in Nord America senza pretese di crescita fuori dall’area.
- E Fiat? E’ un marchio “regionale” europeo strettamente legato al rispetto delle norme sempre più severe imposte dai regolatori. Ma, grazie all’elettrico, assicura, verranno salvati (anzi potenziati) gli impianti italiani: per la 500 si profila un futuro da City car elettrica “perché è il veicolo ideale, per una soluzione pienamente elettrica”. Verrà lanciato anche un nuovo modello, la Giardiniera, “una piccola auto con un design inconfondibile e spazi interni best in class”. Ma passa per l’elettrico anche il futuro di Alfa e di Maserati che, arricchita da propulsori prodotti da Ferrari, si prepara a dar battaglia a Tesla. E Jeep, la punta di diamante, produrrà solo auto in qualche modo elettrizzate dal 2022 anche se la transizione comporterà una riduzione dei margini: “un prezzo che siamo pronti a pagare” assicura dal palco Mike Manley responsabile di Jeep, uno dei possibili successori di Marchionne. “Grazie ad efficienze sui costi – precisa il responsabile della finanza Richard Palmer, altro possibile erede della poltrona di numero uno – assorbiremo il 60% delle maggiori uscite per l’elettrico”.
- Mea culpa sull’Alfa Romeo. “Abbiamo sottovalutato le difficoltà del lancio di un marchio così complesso. Ma, soprattutto, non abbiamo tenuto in giusto conto la reazione dei concorrenti tedeschi”. Lo rifarebbe? “In maniera diversa sì, affronterei di nuovo l’avventura”. Oggi si riparte con obiettivi più modesti (400 mila modelli nel 2022, la stessa cifra già presente nel piano 2014, margine al 10% a fine piano). Anche i margini resteranno fino al 2022 più modesti di Jeep e Ram.
- Marelli? Lo spin-off si chiuderà al più tardi al più tardi all’inizio del 2019.”Ma se arrivasse un’offerta sensibilmente superiore, saremmo pronti a rivedere la nostra strategia”.
LE RISPOSTE DI MARCHIONNE
Il ceo di Fiat Chrysler si è poi presentato in conferenza stampa, rispondendo alle domande dei giornalisti.
Mister Marchionne, ritardate l’annuncio della successione perché potreste vendere? “Chiedetelo a John, io da azionista posso dire che, se si intende restare nell’automotive, questa è l’azienda migliore che ci sia al mondo. La situazione del gruppo non è mai stata così buona. Bisogna tornare agli anni sessanta, in una situazione completamente diversa”.
E John Elkann aggiunge: “Abbiamo avuto più di un’occasione per vendere, non l’abbiamo fatto. Anzi abbiamo consolidato la nostra presenza”. “Credo che sia interessante vedere che è un tema che continua a suscita interesse, quello della vendita di Fca.” ‘Siamo in questa azienda da più di cento anni. Siamo stati aperti al consolidamento, questo ò avvenuto nel corso del tempo e siamo arrivati ad avere Fca, Fiat e Chrysler insieme, e ci sono dei benefici nel consolidamento. Questo però non significa che vendiamo’.
Ma potrebbe restare Marchionne?
“Abbiamo un accordo con il dottor Marchionne e con il consiglio”.
Sugli standard Usa, l’ad ha spiegato: “Sono stato alla Casa Bianca due volte. La prima volta abbiamo chiesto una revisione standard già promessa da Obama, poi abbiamo fatto marcia indietro. Del resto, avevamo promesso a Obama la 500, poi il mercato è cambiato e abbiamo chiesto noi a Trump di cambiare”.
Quali cose cercate nel successore di Marchionne?
“Faccio riferimento a quel che Sergio ha detto sul cambiamento in azienda”. Marchionne: Sì, ci vuole il coraggio di cambiare”.
Nazionalismo economico?
“È un rischio materiale che corriamo. Se non c’è un equilibrio tra entrate e vendite, allora è un problema. Se così fosse, ci rallenterà in termini di capacità di reazione”.
(Ultimo aggiornamento: ore 18.40 del 1°giugno)