Il futuro di Fiat Chrysler Automobiles parla ancora una volta francese. Prove di matrimonio ma non più con Renault bensì con Peugeot (Psa). Secondo uno scoop del Wall Street Journal, la casa automobilistica presieduta da John Elkann (che ha confermato) starebbe trattando una megafusione con la Peugeot, che oggi terrà un consiglio d’amministrazione straordinario per valutare la fattibilità del progetto. Domani toccherà invece al cda di Fca, anche se ufficialmente all’ordine del giorno c’è l’approvazione dei conti trimestrali.
Diverse le modalità dell’operazione in campo, tra le quali c’è anche l’opzione di un merger tra eguali interamente in azioni. Insomma, fusione alla pari senza esborso di quattrini ma tutta attraverso uno scambio di azioni, che peraltro gioverebbe soprattutto ai soci di Fca. Considerando infatti i valori di partenza, e dunque di martedì 29 ottobre, Fca tratta a sconto del 50% rispetto a Psa e anche con le nuove capitalizzazioni il gap è poco distante. Peugeot tratta 7,7 volte gli utili, mentre il gruppo italo americano 4,4 volte. Insomma, se si volesse colmare il gap Carlo Tavares dovrebbe valutare Fca quasi il doppio rispetto alle attuali valutazioni. Da qui l’impressione che, se fusione alla pari sarà, alla Exor di John Elkann e ai soci di Fca oltre alla “carta” sarà offerta una componente cash importante. Non a caso a decollare in Borsa non sono solo i titoli di Fca e Peugeot, ma anche quello di Exor.
Se il deal andasse in porto, si creerebbe dunque un colosso mondiale dell’auto del valore di Borsa di 40 miliardi di euro, circa 45 miliardi di dollari, di cui Tavares sarebbe il ceo e Elkann il presidente. Tenendo conto che le due case sono oggi controllate da due grandi famiglie, come quelle dei Peugeot e degli Agnelli, il capitalismo familiare si dimostrebbe ancora una volta particolarmente adatto per l’industria dell’auto.
Nascerebbe così il quarto gruppo automobilistico mondiale, considerando nel 2018 Fca e Psa hanno venduto in totale 8,7 milioni di vetture. Il fatturato globale del nuovo gigante dell’auto supererebbe i 180 miliardi di euro. Sia i francesi che Fca sperano che ad agevolare il matrimonio sia l’uscita dei cinesi di Duang Feng dalla casa francese, dove attualmente detengono il 14%.
Se le nozze andassero in porto, i francesi metterebbero piede in America, che è l’asset più importante di Fca, la quale a sua volta si rafforzerebbe in Asia e recupererebbe terreno nel campo dell’auto elettrica. Ma come in occasione delle nozze fallite tra Fca e Renault molto dipenderà dall’atteggiamento che vorrà assumere il governo francese. I mercati comunque credono nell’intesa e infatti, subito dopo la diffusione della notizia, il titolo di Fca è balzato all’insù a Wall Street del 7%, per poi replicare oggi a Piazza Affari dove a metà giornata guadagna quasi il 10%.
Dai rispettivi governi, intanto, arrivano segnali di apertura ma anche di attesa. Stamattina il ministro dello Sviluppo economico italiano, Stefano Patuanelli, si è limitato a dire che il Governo monitora ma che si tratta di un’operazione di mercato, mentre dalla Francia fanno sapere più prudentemente che “lo Stato sarà particolarmente vigile sulla preservazione dell’impronta industriale, sulla governance della nuova entità, sulla preservazione degli interessi patrimoniali della Banque publique d’investissement e sulla conferma dell’impegno del nuovo gruppo nella creazione di una filiera industriale europea delle batterie”.