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Fatture elettroniche, nel 2019 recuperati fino a 1,4 miliardi di Iva

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Dopo un anno e mezzo di fatturazione elettronica obbligatoria, si iniziano a vedere i primi benefici nel contrasto all’evasione. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, che fanno intanto riferimento al 2019, è già possibile appurare che tra gennaio e novembre sono stati individuati e bloccati falsi crediti IVA per 945 milioni di euro su 104,7 miliardi di euro di versamenti. Negli 11 mesi presi in esame i versamenti sono aumentati del 3,6% rispetto al 2018, con un aumento attribuibile alla fatturazione elettronica stimato tra 0,9 e 1,4 miliardi di euro nel periodo tra gennaio e giugno 2019.

I dati del Politecnico sono stati presentati nel corso di un convegno online dal titolo significativo: “Digitalizzare per (r)esistere”. In effetti la crisi da Covid-19 ha dimostrato l’importanza del digitale per poter garantire la continuità operativa delle aziende. La tendenza è dunque destinata a crescere, ma già i risultati degli ultimi anni sono incoraggianti. La fatturazione elettronica intanto è la soluzione Digital B2b più diffusa: negli scorsi dodici mesi 2,09 miliardi di fatture elettroniche sono transitate attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), inviate da 3,9 milioni di imprese, pari al 78% del totale. Il 55% è destinato a soggetti privati (B2b), il 44% a consumatori finali (B2c), l’1% alla PA (B2g).

Quasi il 60% è stato emesso da imprese del Nord Italia (il 34% in Lombardia) e il 47% proviene dai settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle utility. Le grandi imprese hanno trasmesso il 57% delle fatture, le PMI il 23%, le micro imprese e le ditte individuali il restante 20%. L’obbligo normativo legato alla fatturazione elettronica ha trainato anche la crescita dell’eCommerce B2b, cioè il valore degli ordini scambiati tramite strumenti digitali fra imprese italiane, che raggiunge un valore di 410 miliardi di euro, pari al 19% del fatturato complessivo fra aziende (2.200 miliardi).

Il 2016 (l’anno successivo all’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA) e il 2019 sono infatti i periodi che hanno registrato la crescita più elevata, rispettivamente +19% e +14%, contro un incremento medio annuale dell’11%. L’automotive si conferma il settore più digitalizzato, con il 24% degli scambi generati, seguito da largo consumo (19%) e farmaceutico (5%). Le transazioni digitali fra aziende italiane ed estere valgono invece 134 miliardi di euro, il 27% del transato estero B2b (500 miliardi), con l’automotive come primo settore (26%), seguito da tessile-abbigliamento (15%) e meccanica (11%).

“Nel B2b – commenta Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital B2b – la digitalizzazione è progredita soprattutto sulla spinta degli obblighi normativi e, oggi, il 78% delle aziende ha implementato almeno la fatturazione elettronica all’interno della propria organizzazione. Gli investimenti in integrazione e collaborazione si stanno diffondendo anche nelle imprese più piccole e meno strutturate, ma siamo ancora lontani da una piena maturità digitale”.

I benefici della fatturazione elettronica rilevati dalle imprese, secondo l’Osservatorio del Polimi, riguardano sia il ciclo passivo, con risparmio di tempi e costi, riduzione degli errori, miglioramento della qualità delle informazioni e dei processi, sia il ciclo attivo, con benefici in termini di efficienza (meno costi legati ai materiali consumabili e minor tempo di esecuzione delle attività). Il 16% percepisce però degli appesantimenti sul ciclo passivo, come una scarsa fluidità del processo di riconciliazione della fattura con altri documenti del ciclo dell’ordine, e il 28% sul ciclo attivo, ad esempio per la necessità di personalizzare molte informazioni all’interno delle fatture su richiesta dei clienti.

La fatturazione elettronica può portare anche benefici indiretti, migliorando le attività connesse al processo di fatturazione, ma solo un’impresa su tre li percepisce (34%). Fra le grandi aziende la percentuale sale al 40%, con i miglioramenti più significativi che riguardano il monitoraggio dei crediti insoluti (50%) e la gestione fiscale (49%), mentre fra le PMI una su tre riscontra benefici, specialmente nella contabilità analitica (33%).

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