La fattura elettronica non slitta, ma si fa più morbida. Dal primo gennaio 2019 l’obbligo di e-fattura – già in vigore per i rapporti con la pubblica amministrazione – scatterà anche per le operazioni fra privati, cioè business to business (B2B) e business to consumer (B2C). Rinviare di un anno la misura costerebbe troppo alle casse pubbliche: 1,9 miliardi di euro, vale a dire la somma che lo Stato prevede di incassare con il recupero dell’evasione. Tuttavia, il perimetro delle esenzioni sarà piuttosto ampio e il regime di sanzioni soft resterà in vigore più a lungo del previsto.
FATTURA ELETTRONICA: 2 MILIONI DI PARTITA IVA ESENTATE
Oltre ai piccoli produttori agricoli, a cui la legge già concede di non emettere fatture, saranno esentati dall’obbligo di fattura elettronica le partite Iva che si avvalgono di uno dei regimi speciali. Fra questi rientra anche il regime forfettario, che il governo ha deciso di allargare. L’ultima legge di Bilancio alza a 65mila euro la soglia di fatturato entro la quale si può godere dell’aliquota al 15% sostitutiva di Irap e Irpef (comprese le addizionali regionali e comunali). Un ampliamento significativo, considerando che, al momento, il tetto oscilla fra 25mila e 50mila euro a seconda delle attività (per i professionisti è a 30mila euro).
Di conseguenza, cresce anche la platea degli esentati dalla e-fattura. Il leghista Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero dell’Economia, ha detto in commissione Finanze al Senato che “per almeno due milioni di partite Iva non ci sarà l’obbligo di emettere la fattura elettronica”.
Non solo: fra gli emendamenti all’esame della commissione c’è anche la proposta di esonero per le società sportive e dilettantesche di piccole dimensioni e per farmacisti e medici che operano con utenti già obbligati a inviare i dati attraverso il sistema tessera sanitaria.
SANZIONI LEGGERE FINO A SETTEMBRE
In un primo momento, il Fisco sarà indulgente con chi violerà l’obbligo di fattura elettronica fra privati. Il decreto fiscale collegato alla manovra prevede che le sanzioni saranno cancellate a chi emetterà il documento entro la liquidazione di periodo, mentre saranno ridotte al 20% a chi si metterà in regola entro la liquidazione successiva. Il termine di questo regime sanzionatorio era fissato inizialmente al 30 giugno 2019. In seguito, anche per andare incontro alle richieste dei commercialisti, una serie di emendamenti presentati dalla maggioranza e dall’opposizione avevano proposto di estendere la moratoria a tutto l’anno prossimo. Alla fine, però, si è arrivati a un compromesso: le mini-sanzioni saranno in vigore fino al 30 settembre 2019. Una soluzione che dovrebbe diventare realtà attraverso una riformulazione degli emendamenti già depositati.
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