L’ora X è arrivata. Ora che il 2019 è iniziato, la fattura elettronica non è più obbligatoria solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, ma anche per le operazioni fra privati, cioè business to business (B2B) e business to consumer (B2C).
1) QUANTI SONO I SOGGETTI COINVOLTI?
Secondo l’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B del Polimi, la novità interessa il 56% delle partite Iva italiane, pari a circa 2,8 milioni di imprese. Di queste, 4.500 sono grandi aziende, mentre le Pmi raggiungono quota 250mila. Di gran lunga maggioritarie le microimprese, che arrivano alla vetta di 2 milioni e 550mila unità.
2) PER CHI È PREVISTA L’ESENZIONE?
Saranno invece esentati dall’obbligo di fattura elettronica circa 2,2 milioni di soggetti Iva. Oltre ai piccoli produttori agricoli, a cui la legge già concede di non emettere fatture, tra gli esclusi ci sono medici (260mila), farmacisti (75mila), società sportive dilettantistiche (63mila) e partite Iva che si avvalgono del regime dei minimi o forfettario.
3) COSA SUCCEDERÀ AL REGIME DEI MINIMI?
Quest’ultima platea è destinata ad allargarsi, dal momento che il governo ha alzato a 65mila euro la soglia di fatturato entro la quale si può godere dell’aliquota agevolata al 15% sostitutiva di Irap e Irpef (comprese le addizionali regionali e comunali). L’ampliamento è significativo, considerando che in precedenza il tetto oscillava fra 25mila e 50mila euro a seconda delle attività (per i professionisti era a 30mila euro).
4) QUANTE FATTURE SARANNO EMESSE NEL 2019?
Nonostante il perimetro delle esenzioni sia piuttosto ampio, si stima che entro la fine di quest’anno sarà emessa una gran mole di fatture elettroniche: in tutto, circa tre miliardi.
5) QUANTO SI PUÒ RISPARMIARE CON LA FATTURA ELETTRONICA?
Sempre secondo le stime dell’Osservatorio, le imprese che adottano la fatturazione elettronica non strutturata risparmiano fra i 2 e i 4 euro su ogni fattura, grazie alla razionalizzazione degli spazi e dei processi di ricerca e trasmissione dei documenti. In questo modo è possibile rientrare dell’investimento iniziale nell’arco di due anni.
Il risparmio sale fino a una forbice di 5-9 euro a fattura nel caso l’azienda si avvalga di una fatturazione elettronica strutturata. A questo si aggiungono la riduzione dei costi di manodopera e l’incremento della produttività. Il rientro dell’investimento dovrebbe quindi concludersi in non più di un anno.
I risparmi più alti, tuttavia (25-65 euro per fattura), si hanno con la digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine, che porta con sé anche un ulteriore aumento di produttività del personale.
Per Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b, “il vero potenziale della fattura elettronica potrà esprimersi a regime e quando le imprese faranno un salto culturale oltre l’adempimento e investiranno nella digitalizzazione di interi processi operativi e non solamente sulla dematerializzazione di un documento”.
Per dubbi di natura pratica sul funzionamento della fattura elettronica, rimandiamo alla nostra guida.