“Fassina chi?”: è bastata questa battuta ironica di Matteo Renzi per scatenare l’ira di Stefano Fassina che ha presentato le sue “dimissioni irevocabili” da viceministro dell’Economia. Fassina, che notoriamente non ha molto sense of humour, si era già dimesso una volta in occasione della presentazione della manovra econonica e solo in extremis Saccomanni e Letta l’avevano convinto a restare. Ma stavolta è improbabile che le sue dimissioni possano rientrare perchè Fassina non ha ancora metabolizzato la sconfitta congressuale nel Pd e mastica amaro di fronte all’avamza della strategia renziana.
Proprio ieri, in un’intervista a “La Repubblica”, il parlamentare laziale aveva manifestato tutto il suo disagio polemizzando con Renzi (“Dal partito solo bordate, mai aiuti”) e proponendo un rimpasto di governo. Su questa proposta Renzi, dopo la segreteria del partito di ieri, ha tagliato corto e irnizzato: “Fassina chi?”. E il viceministro, difeso dal presidente del partito Gianni Cuperlo, ha preso cappello. “Le parole del segretario Renzi su di me – ha dichiarato Fassina – confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al Governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. La questione è politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”.
Per la verità Fassina, che nei giorni scorsi era stato rimbrottato sulla politica economica europea dal direttore de “Il Mulino” Michele Salvati, non è nuovo non solo alle dimissioni ma anche alle uscite personalistiche. Clamorosa fu la giustificazione della piccola evasione fiscale che fece qualche mese fa e che sollevò un’ondata di indignazione non solo a sinistra. lPer tutta la prima fase del governo Letta, Fassina ha spesso rilasciato dichiarazioni che proponevano – come sull’Imu – linee politiche alternative a quelle sostenute dal ministro dell’Economia Saccomanni e dal Governo di cui faceva parte, male interpretando il suo ruolo di viceministro che dovrebbe essere puramente esecutivo e di piena collaborazione con il titolare del dicastero.
E’ probabile che ora Fassina voglia avere mani libere per dare battaglia nel partito insieme ai cosiddetti “giovani turchi”, di cui fa parte, ma per ora deve solo incassare una sonora sconfitta.
Ma le dimissioni del viceministro rendono il governo Letta più forte o più debole? Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera e dunque voce dell’opposizione, ne approfitta per dire che il governo Letta è ormai allo sbando e che le dimissioni di Fassina lo rndono più debole. Ma molti altri osservatori pensano esattamente il contrario: senza Fassina, che ha spesso remato contro, il Governo si presenta più coeso.