Il 2024 è stato un anno che ha visto il fashion system attraversare un momento di grande trasformazione dove si registra una crisi in atto causata da diversi motivi. Forse è proprio la crisi che ha visto fatturati non ambiziosi a portare i direttori creativi a cercano nuovi stimoli di creatività valutando e scegliendo altre opportunità. O forse si tratta solo di migliorare le performance finanziarie delle Maison, sempre più sottoposte a bilanci competitivi?
A partire da Alessandro Michele creativo di Gucci passato a Valentino e con l’arrivo in Gucci di Sabato de Sarno, per passare a Bottega Veneta dove esce Matthieu Blazy per andare in Chanel e sostituito da Louise Trotter prima in Carven e ancora, John Galliano ha lasciato dopo dieci anni di collaborazione Maison Margiela ma non è ancora chiaro dove andrà.
Poi ancora: Glenn Martens uscito da Y poroject e ancora Sarah Burton approdata da Givenchy e non mancano altre dimissioni come Hedi Slimane da Celine e l’arrivo di Michael Rider, di Kim Jones da Fendi che però continuerà a disegnare per Dior Uomo e l’arrivo in Blumarine di David Koma. Ci sarebbe ancora una lunga lista da nominare ma meglio prima attendere altri possibili colpi di scena perchè tutto pare dettato dai risultati finanziari delle stesse imprese.
La moda metafora degli investimenti
Oggi registriamo sempre più la complessità di gestione delle imprese moda che devono muoversi sul mercato sempre più complesso in modo che gli obiettivi economico-finanziari riescano a mantenere in equilibrio il sistema-impresa. La moda e gli investimenti dipendono dalla gestione del cambiamento per il loro successo. Il motivo per cui la moda è una metafora particolarmente significativa degli investimenti è che l’industria della moda e quella degli investimenti sono entrambe interessate al profitto, ma il profitto non è la motivazione principale per nessuno dei due. Soprattutto nella sua fascia alta, l’alta moda, la moda riguarda la creazione o la ricreazione di un’immagine di sé di potere. E nella fascia alta, l’investimento professionale è anche finanza.
La domanda di innovazione cerca ancora una risposta
Negli ultimi decenni sono stati pochi i metodi e i processi di produzione nel settore della moda hanno subito un cambiamento fondamentale. I modelli di business consolidati hanno prodotto i margini attesi sotto una pressione sui costi sempre crescente, senza cambiamenti significativi nel comportamento dei consumatori tali da ispirare la domanda di nuove tecnologie. Ecco che l’aumento relativamente recente della domanda di innovazione è sfuggito all’attenzione di molti investitori, che non sono consapevoli del cambiamento della domanda e dell’ampio canale di innovazione che è emerso. Sebbene Il capitale e gli investitori in cerca di opportunità sono abbondanti, hanno dedicato relativamente pochi investimenti all’innovazione nel settore della moda almeno finora. In genere, gli investitori azionari, in particolare gli investitori di capitale di rischio, sono i più attivi nella fase di sviluppo poi spetta all’azienda e ai manager coinvolti a cercare di sostenere anche gli investitori in capitale di crescita. Ecco il ruolo di Fondi, Venture Capital, Grown e Private Equity ad entrare a gamba tesa, ma c’è bisogno di modelli produttivi a medio e lungo termine estremamente necessari ad apportando preziose competenze per ampliare e internazionalizzare le innovazioni, nessuno è escluso comprese le abilità innovative delle direzioni creative.