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Farmaci, le sorprese non finiscono per la molecola antiobesità: dal diabete alla ricerca su altre malattie. Parla Speciani

FIRSTonline

Da qualche anno è al centro dell’attenzione il cosiddetto farmaco anti obesità, un prodotto che da solo sta facendo impennare gli utili delle case farmaceutiche, sempre così indebitate e strette tra le scadenze dei brevetti da una parte e i costi della ricerca dall’altra.

Nato come farmaco per curare il diabete, e restando tuttora uno dei farmaci più innovativi e validi per la patologia diabetica, la sua sfera di cura si è ampliata al problema dell’obesità che colpisce nel mondo oltre un miliardo di persone, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma che cos’è e come funziona questo farmaco? Quanto costa e per quanto tempo si può prendere? Ma soprattutto, in quali altri ambiti può agire? Per le case farmaceutiche si aprono grandi prospettive.

Attilio Speciani, immunologo clinico a Milano e docente di immunologia della nutrizione all’Università di Pavia, da molti anni studioso delle malattie anche gravi derivanti dall’eccesso di zuccheri nell’organismo, ritiene che la scoperta della nuova molecola sia una buona notizia per la scienza perchè alza un altro velo sul rapporto diretto tra zuccheri nel sangue e malattie gravi: dall’Alzheimer, all’insufficienza renale alle cardiopatie. In questa intervista spiega tutte le caratteristiche del nuovo farmaco e indica i possibii futuri sviluppi.

Dottor Speciani, è sorprendente come questo farmaco antiobesità abbia sparigliato le carte nel settore farmaceutico: una gallina dalle uova d’oro per le società che lo producono. A iniziare dall’azienda farmaceutica danese Novo Nordisk che grazie a questi suoi farmaci è diventata la società più capitalizzata d’Europa (circa 530 miliardi di euro) e da sola contribuisce alla metà della crescita del pil della Danimarca (+1,8% previsto nel 2024). Da un punto di vista medico, come vede questo farmaco? Come funziona?

I primi prodotti di questo tipo sono comparsi intorno al 2005, ma l’utilizzo è iniziato tra 2019 e 2020. L’azienda danese Novo Nordisk ha dato il nome commerciale di Ozempic al suo semaglutide: una molecola che era nata per combattere il diabete e che tuttora ha per il diabete una notevole efficacia: il suo meccanismo d’azione prevede infatti da una parte un aumento della produzione di insulina (l’ormone che abbassa il livello di zucchero nel sangue), dall’altra tiene sotto controllo la glicemia, imitando l’azione di una sostanza che ogni organismo produce in modo naturale in condizioni di salute.
Ma poi si è visto che questo stesso farmaco aveva anche altre potenzialità. Si tratta di una molecola che agisce come agonista del recettore del GLP-1, cioè in altre parole significa che ha anche la capacità di ridurre l’appetito mediante l’invio di segnali di sazietà al cervello ed è in grado di modulare molti altri segnali metabolici. Da qui la perdita di peso in qualche mese di trattamento.

Il mercato dei farmaci dimagranti, è esploso soprattutto per la forte richiesta proveniente dagli Stati Uniti. Goldman Sachs stima che potrebbe arrivare a 130 miliardi di dollari entro il 2030: una gallina dalle uova d’oro per le case farmaceutiche. Al momento pare che la corsa sia a due. Oltre a Novo Nordisk, sta guadagnando terreno anche Eli Lilly. Ma altre aziende farmaceutiche si stanno facendo avanti: dalla svizzera La Roche, alla tedesca Boehringer Ingelheim, alle statunitensi Pfizer e Viking Therapeutics. Su quali terreni si misurano?

Tutte ovviamente si stanno misurando nell’ambito della ricerca. Al momento ci sono soprattutto due problemi che stanno a cuore a queste case farmaceutiche e che vogliono risolvere presto. Da una parte ottenere l’autorizzazione da parte delle autorità competenti per utilizzare questi farmaci non solo per il trattamento del diabete, ma anche dell’obesità: ciò aprirebbe la strada a una maggiore copertura assicurativa e di conseguenza a una maggiore diffusione. Dall’altra c’è il problema del prezzo: al momento è ancora elevatissimo e, appunto, se non c’è copertura assicurativa, pochi se lo possono permettere. Una delle sfide è appunto quella di trovare una soluzione meno dispendiosa.

In Italia come viene trattato il farmaco?

In Italia, come in Francia e in Svizzera, questo farmaco viene riconosciuto per curare il diabete e solo in questo caso viene data la copertura dal servizio nazionale.

Comunque, anche senza copertura assicurativa, la molecola si sta diffondendo. Novo Nordisk ha creato un farmaco simile all’Ozempic, ma specifico per combattere l’obesità, il Wegovy, che ha ottenuto l’autorizzazione dalla Food and Drug Administrationnegli Usa nel 2021 e dall’Unione Europea all’inizio del 2022. Se si assume quel farmaco per combattere l’obesità, per quanto tempo lo si può utilizzare?

Il periodo di assunzione dipende ovviamente dal paziente e dall’entità del sovrappeso. Direi comunque fino a circa 18 mesi.

Che cosa accade quando si interrompe l’assunzione?

Questo è uno dei punti importanti. Chi vuole combattere l’obesità e vuole farlo solo con questo farmaco, una volta terminata l’assunzione, si ritrova con un importante effetto di “rimbalzo”, tecnicamente chiamato effetto rebound e nella stragrande maggioranza dei casi riprende tutti i chili persi e anche di più. Un po’ come un tempo accadeva con prodotti che inibiscono l’appetito come le anfetamine, che però agivano a livello neurologico, e che di fatto non hanno mai risolto il problema del sovrappeso e dell’obesità se non per periodi temporanei e con gravi rischi associati.

L’elemento che insieme al mio gruppo di ricerca (GEK Lab) abbiamo apprezzato in modo favorevole è che questo tipo di farmaci agisce sugli effetti della glicazione, un tema che stiamo studiando in modo innovativo da molti anni. La glicazione è provocata dall’eccesso individuale di assunzione di zuccheri e affini (glucosio e fruttosio -quindi anche la frutta- alcol, dolcificanti artificiali e eccesso di carboidrati) e si può controllare attraverso la misurazione di specifiche sostanze glicanti. Con la misurazione di questi marcatori si possono impostare dei suggerimenti nutrizionali personalizzati che abbassano questi valori insegnando a ciascuno la dieta più adatta alle proprie caratteristiche individuali.

Come si deve procedere allora per far sì che l’effetto di questi nuovi farmaci rimanga nel tempo?

La sola assunzione del farmaco non è sufficiente. Occorre accompagnarlo con una pratica dietetica personalizzata e con uno stile di vita adatto: bisogna gestirlo con modi e tecniche ben conosciuti che anche noi nel nostro centro adottiamo, in modo da fare sì che la riduzione della glicazione ottenuta con la dieta si accompagni alla riduzione della glicazione favorita dal farmaco e che al momento della sospensione uno non si ritrovi a vivere l’effetto “rimbalzo” per avere solo ridotto la quantità di cibo per un po’ di tempo. Se si integra l’azione di una dieta che controlli la glicazione con il farmaco si possono ottenere risultati durevoli nel tempo.

Questo farmaco è stata una grande sorpresa. Addirittura nel 2023 ha vinto il premio “Breakthrough of the Year” (svolta dell’anno) assegnato da Science, una delle riviste scientifiche più famose al mondo, aprendo nuove strade. Quindi questa molecola, o una simile, potrebbe essere utilizzata anche per curare altre malattie oltre al diabete e all’obesità?

Dal punto di vista scientifico questo caso è interessantissimo perché apre la porta a molti settori di ricerca. In particolare a quelli relativi agli effetti della glicazione sull’organismo e a tutte le malattie che ne derivano: solo per citarne alcune, Alzheimer, declino cognitivo, problemi cardiovascolari importanti come infarto acuto del miocardio e ictus, steatosi epatica, insufficienza renale e alcuni tipi di tumore (oltre ovviamente a sovrappeso e diabete). Questo farmaco ha alzato un altro velo sul problema degli zuccheri di cui stiamo lavorando da anni.

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