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Farmaci, la scure dei dazi di Trump fa crollare i titoli del settore. Per l’Italia un impatto da 2,5 miliardi di euro

In arrivo una nuova scure da Trump, questa volta sui farmaceutici: ha annunciato che i dazi sul comparto arriveranno presto. Sull’Italia il peso economico stimato è di 2,5 miliardi di euro

Farmaci, la scure dei dazi di Trump fa crollare i titoli del settore. Per l’Italia un impatto da 2,5 miliardi di euro

Il prossimo obiettivo tariffario di Donald Trump saranno i farmaceutici. Ieri il presidente Usa ha dichiarato che i dazi sui farmaci, da tempo promessi, arriveranno presto, nonostante le profonde ricadute sul mercato globale delle sue imposte. “A breve annunceremo una tariffa importante sui prodotti farmaceutici”, ha dichiarato Trump ieri durante un galà di raccolta fondi per i repubblicani della Camera, senza fornire dettagli sull’imposta prevista. “Una volta fatto questo, torneranno di corsa nel nostro Paese, perché siamo il grande mercato”, ha detto Trump. “Il vantaggio che abbiamo su tutti è che siamo il grande mercato”. Trump lamenta da tempo la mancanza di produzione farmaceutica nazionale e ha ripetutamente promesso tariffe per aumentare la capacità produttiva del Paese.

Le dichiarazioni hanno provocato un netto calo di tutto il settore, anche in Europa. L’ indice Stoxx 600 Health Care in tarda mattinata è in calo del 5,18%, raggiungendo il livello più basso da ottobre 2022. Da inizio anno ha perso il 12,11%. Tra le maggiori son da segnalare Novo Nordisk, produttore di farmaci per la perdita di peso e il diabete, è crollato fino al 7,2% e metà seduta è a -5,49%, con AstraZeneca in calo di oltre il 6%, GSK del 4,9%, Sanofi (-4,80%), Novartis (-5,26%), Roche (-5,6%). In Italia c’è Recordati (-6,54%), Diasorin (-2,26%%) e Pharmanutra (-2,26%%). All’apertura di Wall Street il copione si ripeterà per Biogen, Pfizer, Eli Lilly e AbbVie.

Per le aziende in Italia un impatto da 2,5 miliardi

L’impatto di dazi al 25% (se venissero confermate le prime ipotesi) potrebbe arrivare a costare 76,6 miliardi di dollari alle aziende farmaceutiche, di cui 2,5 miliardi a carico delle industrie del settore che operano in Italia. Nell’export farmaceutico Usa, l’Europa vale poco meno di un quarto: i farmaci importati dagli Stati Uniti da parte dei Paesi Ue valgono 48,2 miliardi. L’Istat ha calcolato che nel 2024 l’Italia è riuscita a esportare negli Stati Uniti farmaci per un valore di 9,8 miliardi di euro, molto più di quanto abbia importato (1,4 miliardi), un dato superiore ai 7,7 miliardi del 2023. Le regioni che esportano di più sono la Toscana che, solo considerando il quarto trimestre del 2024, ha spedito negli Usa farmaci per un valore di 915 milioni di euro, la Lombardia (oltre 465 milioni) e il Lazio (407,2 milioni), più staccate Abruzzo e Marche.

Quindi, “nella malaugurata ipotesi di dazi al 25%, si tratterebbe di un costo di oltre 2,5 miliardi; un valore molto importante, che avrebbe un forte impatto sulla nostra filiera produttiva”, ha calcolato di recente il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, sottolineando che “non bisogna reagire con contro-dazi perché vi sono, nell’ambito del ciclo produttivo dei farmaci made in Italy – siamo il primo Paese in Europa e di fatto al mondo – diversi passaggi che spostano farmaci, semilavorati, ingredienti attivi da una sponda all’altra dell’Atlantico nell’ambito del processo”. Il suggerimento arrivato da Cattani è di espandersi su altri mercati ma con gli Usa bisogna “dialogare, negoziare e preservare un concetto di sicurezza globale”.

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