I titoli del settore farmaceutico sono sotto i riflettori della Borsa da mesi. Dall’esplosione della pandemia di Covid-19, le azioni dell’health Care, insieme a quelle del comparto tecnologico, hanno registrato fortissime oscillazioni, impennandosi violentemente per poi andare incontro ad un altrettanto violenta caduta ogni qualvolta le speranze su l’arrivo di un vaccino, di un nuovo test o di un farmaco anti-Covid-19 sono state deluse.
Oggi di vaccini ne abbiamo tre (Pfizer-BionTech, Moderna e AstraZeneca-Oxford) e altri due (Novavax e Johnson & Johnson) sono in dirittura d’arrivo. I test per diagnosticare il Covid-19 sono cresciuti per numero e tipologia diventando sempre più precisi, mentre si continuano a cercare cure efficaci anche contro le nuove varianti di Sars-Cov2 emerse negli ultimi mesi.
Nell’economia reale le continue novità su cure, diagnosi e sieri anti-Covid vengono considerate come segnali utili a prevedere quando riusciremo ad arrivare a quella che viene ormai definita “la nuova normalità”. Sui mercati invece si parla di speculazione e di grande rotazione. Ciò che è certo è che anche per il 2021 gli analisti prevedono che il settore farmaceutico rimarrà al centro dell’attenzione degli investitori, spinto dagli sviluppi sviluppi tecnologici e dall’attesa per quelle “scoperte” che potranno restituirci la quotidianità che conoscevamo.
Passando dalla teoria alla pratica, FIRSTonline ha analizzato l’andamento di 12 tra i principali titoli farmaceutici europei e statunitensi quotati tra Wall Street e Piazza Affari, cercando di capire quali sono le azioni che hanno fatto scintille e quali, invece, quelle che non sono riuscite ad approfittare “dell’attenzione mediatica” innescata dal Covid-19 per accrescere il proprio valore.
NOVAVAX E INOVIO IN ORBITA
Nell’ultimo anno, il titolo che ha registrato il maggior rialzo in termini percentuali è quello di Novavax, gruppo farmaceutico statunitense quotato sul Nasdaq che nella seduta del 1° febbraio ha registrato un rialzo del 21,44%, +3,62% nel pre-market di oggi, martedì 2 febbraio. Da febbraio 2020 le azioni Novavax hanno guadagnato oltre il 3421% del loro valore, salendo a 268 dollari, per una capitalizzazione complessiva di 18,046 miliardi. Da qualche giorno, a spingere il titolo ha contribuito la pubblicazione dei risultati dei test sul vaccino anti-Covid in fase di sperimentazione. Il siero è risultato efficace all’89,3% contro la variante inglese del Covid-19, mentre l’efficacia scende al 49% contro quella sudafricana (60% non contando nel campione i soggetti affetti da Hiv).
Pioggia di acquisti anche su Inovio Pharmaceuticals, azienda con sede a Plymouth Meeting, in Pennsylvania, attiva nella ricerca e nello sviluppo di prodotti a base di Dna sintetico per il trattamento di tumori e malattie infettive e nei vaccini (ne sta sperimentando uno contro il Covid-19, i test hanno raggiunto la fase 2). Nella seduta del 1° febbraio le azioni hanno guadagnato il 33%, salendo a quota 16,96 dollari per azione. Quanto valeva il titolo un anno fa? 3,19 dollari per azione, il che significa che il rialzo è stato pari al 431%.
CHI UN VACCINO CE L’HA GIÀ
Si tratta di Pfizer-BionTech, Moderna e Astrazeneca. Sono le aziende che stanno distribuendo (con non poche difficoltà e ritardi) i vaccini anti-Covid utilizzati nei principali Paesi occidentali.
Partiamo dal primo arrivato. Il siero Pfizer-BionTech dopo aver ricevuto l’ok delle Autorità di Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti dal 27 dicembre è disponibile anche nell’Unione Europea. Il suo arrivo è stato festeggiato ovunque con grande gioia. Il titolo Pfizer però non ne ha beneficiato un granché e, nonostante i continui saliscendi, nell’ultimo anno ha perso il 2,8% attestandosi a quota 35,8 dollari per azione. È andata molto meglio alla collega tedesca BionTech che nello stesso periodo ha registrato un rialzo del 286% a 116,48 sul Nasdaq e il 240% sulla Borsa di Francoforte.
Più convincente la prestazione di Moderna, che grazie al vaccino anti Covid, ha visto il suo titolo impennarsi del 577% in un anno, salendo a 157,48 dollari per azione. Bilancio in pari sia a New York che a Londra per AstraZeneca, sulla cui prestazione hanno inciso l’annuncio relativo al taglio delle consegne e la conseguente diatriba con l’Unione Europea sul contratto stipulato in precedenza. Basti pensare che a Londra, il 26 gennaio un’azione AstraZeneca valeva 7.952 sterline, oggi ne vale 7.430.
J&J ED ELI LILLY
Un titolo da tenere d’occhio nei prossimi mesi sarà Johnson & Johnson. La casa farmaceutica statunitense è al lavoro su un vaccino anti-Covid-19 molto atteso in tutto il mondo perché, a differenza degli altri attualmente in circolazione, è monodose. Il 29 gennaio la società ha pubblicato i risultati dei test sulla fase III della sperimentazione: il siero ha dimostrato un’efficacia del 66% per prevenire malattie moderate (dati su tre continenti) mentre si è rivelato molto più protettivo (85%) contro i sintomi più gravi. Un anno fa per acquistare un’azione J&J era necessario sborsare 151,89 dollari, oggi ne servono 162,6. Il rialzo è del 7,12%.
Da non sottovalutare nemmeno Eli Lilly che la settimana scorsa ha pubblicato i risultati della sperimentazione dei suoi anticorpi monoclonali anti Covid. I test hanno dimostrato che tra i contagiati che hanno ricevuto la cura a base di bamlanivimab e etesevimab, la mortalità si è ridotta del 70%. Come va in Borsa? +38,74% da febbraio 2020 a 203,10 dollari per azione.
I FARMACEUTICI EUROPEI
Tra le aziende farmaceutiche europee quella che ha registrato la miglior performance annuale è Diasorin, salita di oltre il 60% a 177,2 euro per azione. La società piemontese non si occupa né di vaccini né di cure, ma opera nell’immunodiagnostica e nella diagnostica molecolare. In parole povere, è grazie ad aziende come Diasorin che esistono i test molecolari e rapidi per diagnosticare il Covid-19. La società ne ha sviluppati sei, l’ultimo dei quali (test Liaison® Sars-CoV-2 TrimericS IgG) è stato lanciato due settimane fa.
Performance di tutto rispetto (+16,6% ytd sul Nasdaq e +69% da febbraio 2020) anche per la tedesca CureVac che proprio ieri ha annunciato un accordo in base al quale, a partire dal 2022 Bayer si occuperà della produzione del vaccino a base di mRNA che CureVac sta sviluppando.
Negli ultimi 12 mesi a registrare ribassi sono stati invece i titoli della francese Sanofi (-16%) e del colosso svizzero Novartis (-1%).
(Ultimo aggiornamento: ore 15.34 del 2 febbraio).