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Famiglie e imprese, la classifica dei debiti privati: l’Italia non è tra i reprobi

FIRSTonline

La lenta e moderata ripresa del credito nell’area euro (+2,6% a/a a maggio), pur in presenza di tassi a livelli storicamente contenuti e di una diffusa ripresa economica, è un tema oggi molto dibattuto. Ricerche basate su evidenze empiriche hanno mostrato come il ridimensionamento del debito del settore privato dall’elevato livello raggiunto negli anni pre-crisi sia in parte responsabile del fenomeno.

Nel periodo 1999-2009 nell’area euro l’incidenza sul Pil delle passività delle famiglie e delle società finanziarie era salita dal 110% al 147% del Pil, con incrementi che hanno superato gli 80 punti percentuali nel caso di Estonia, Grecia e Portogallo e i 100 punti percentuali per Lussemburgo, Irlanda e Spagna. Negli anni successivi il rientro da una tale esposizione ha portato a cali consistenti, ma non tali da compensare gli incrementi passati.

Rapportato al Pil, l’indebitamento del settore privato dell’eurozona si attesta al 140% (2016) con un campo di variazione particolarmente ampio tra le diverse economie: dal 56% della Lituania al 351% di Cipro. Nella media dell’area euro il debito risulta attribuibile in prevalenza alle società non finanziarie (58% del debito totale), tranne che in Germania dove l’incidenza delle passività delle famiglie è maggiore rispetto a quella delle imprese (53% vs 47%).

Secondo alcune indagini empiriche il livello ragionevole di indebitamento sarebbe inferiore al 90% del prodotto interno lordo per le società non finanziarie e all’85% per le famiglie. I paesi dell’area euro per i quali il limite relativo alle imprese risulta oltrepassato sono sei (Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda, Cipro, Lussemburgo), due le economie che sforano quello per le famiglie (Paesi Bassi e Cipro).

Secondo la Bce il processo di deleveraging proseguirà nel prossimo futuro condizionando la dinamica del credito. La prudente ripresa del ritmo di crescita dei prestiti nell’area euro può essere vista in modo positivo se confrontata con la nuova emergenza che stanno sperimentando Regno Unito e Stati Uniti a causa del credito “facile”: soprattutto per il Regno Unito si torna a parlare di allarme bolla sul credito al consumo.

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