La pandemia ha causato la peggior contrazione dei redditi privati degli ultimi vent’anni, ma al contempo ha fatto impennare il risparmio. Lo rileva la Banca d’Italia in uno studio dal titolo “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19”. Dall’analisi emerge che, nel primo semestre del 2020, i redditi primari pro capite a valori correnti delle famiglie italiane si sono ridotti dell’8,8% su base annua, una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria del 2008-2009 (-5,2%) e di quella dei debiti sovrani del 2011-12 (-3,4%).
Nel dettaglio, i redditi da lavoro dipendente sono scesi dell’8,7% per effetto del calo dei redditi unitari (-7%) e dell’occupazione alle dipendenze (-1,7%), mentre i redditi da lavoro e i profitti delle famiglie produttrici sono diminuiti del 7,4%. Gli altri redditi, infine, sono calati del 13%.
Tutto ciò ha prodotto un effetto devastante sui consumi. Nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, infatti, Bankitalia rileva che il calo degli acuisti nella prima metà dell’anno scorso è stato del 9,8%.
In parallelo, si è generato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi, che ha fatto impennare il tasso di risparmio, passato al 9,2% dal 2,8% registrato alla fine del 2019. Questa dinamica è opposta rispetto a quanto accaduto durante le due precedenti crisi.
Particolarmente significativo l’andamento del circolante e dei depositi, aumentati nel semestre rispettivamente di 11,3 e 35,4 miliardi, le variazioni più ampie dall’avvio della moneta unica nel primo caso e dal 2012 nel secondo.
Inoltre, durante la pandemia le famiglie italiane sono tornate ad acquistare titoli di Stato. Dopo oltre un anno di disinvestimenti in titoli pubblici (-23,6 miliardi nel 2019), nella prima metà del 2020 le famiglie hanno acquistato Bond e Btp per 5,1 miliardi (mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi). Gli acquisti si sono concentrati nel secondo trimestre, quando le famiglie hanno assorbito titoli per 9,9 miliardi, pari a circa il 9% delle emissioni nette, più che compensando le vendite per 4,8 miliardi registrate nel primo trimestre.
Infine, sempre nel primo semestre del 2020, le banche italiane hanno acquistato titoli di Stato per quasi 60 miliardi, impegnando sostanzialmente per intero le maggiori passività (4,7% rispetto a giugno 2019) derivanti dalla raccolta di depositi (6,5%) soprattutto da famiglie e società non finanziarie. Lo stock di titoli di Stato italiani in portafoglio ha raggiunto così l’11%del totale delle attività finanziarie del sistema bancario. Anche in questo caso, si tratta del valore più elevato degli ultimi venti anni.