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Falck Renewables: l’Opa, JP Morgan e le mosse di Eni e Erg

FIRSTonline

Prende il via la rivoluzione dell’energia rinnovabile, uno dei settori in maggior fermento sotto la spinta dell’emergenza climatica e della crisi delle fonti tradizionali. 

E’ questa la sensazione di fronte alla notizia dell’uscita di Falck spa dalla Falck Renewables, uno dei maggiori players del settore in Italia e non solo, forte di 1,320 Megawatt di potenza installati sia sul mercato domestico che in Europa, Gran Bretagna in testa. La dinastia lombarda, una delle più antiche del capitalismo di casa nostra (fondata dal nipote di un ufficiale napoleonico), cede la sua quota, pari al 60% del capitale, all’Infrastructure Investments Fund (Iif), un veicolo di investimento di cui è advisor J.P. Morgan Investment Management. L’operazione, che sarà seguita da un’Opa sulla totalità del capitale, avviene al prezzo di 8,81 euro per azione (contro una quotazione ieri di 7,645 euro). Il titolo +13,5% si è immediatamente adeguato al prezzo di acquisto e tratta attorno a 8,70 euro per una capitalizzazione di poco superiore ai 2,5 miliardi.

Un cambio di rotta significativo sul piano finanziario ma all’insegna della continuità sul piano delle strategie industriali. La nuova Falck renewables avrà lo stesso management, il ceo Toni Volpe e il cfo Paolo Rundeddu, che hanno collaborato al deal assieme al presidente Enrico Falck che dichiara: “Sono molto orgoglioso per la crescita di Falck Renewables e il valore creato per tutti gli azionisti e gli stakeholder sotto la guida di Falck spa”.  Il tutto mentre Toni Volpe aggiunge: “Questa operazione straordinaria, che avviene in un momento di grande cambiamento nel settore delle energie rinnovabili, fornirà ulteriore supporto, risorse e slancio ai nostri piani di crescita nel mediolungo periodo. Siamo orgogliosi di aver attratto un partner come IIF, che consentirà alla Società di realizzare le sue ambizioni. IIF condivide pienamente il nostro approccio di business industriale”.

La staffetta tra la famiglia italiana e il fondo Iif, un investitore di lungo termine in infrastrutture e attivi collegati, nasce insomma dalla necessità di sfruttare appieno le potenzialità di un mercato che si annuncia estremamente profittevole, sotto la spinta dei programmi internazionali per ridurre la dipendenza dal CO2 e dell’impegno finanziario da parte dell’Unione Europea. Finalmente, poi, gli investimenti dovrebbero godere dell’applicazione di un sistema di regole certe, che offrano garanzie contro i problemi che, ad esempio, la stessa Falck fu costretta ad affrontare pochi anni fa in Sicilia. Oggi, al contrario, il quadro sembra favorire lo shopping di iniziative in corso oltre che i nuovi investimenti. Ma si tratta di opportunità che, peraltro, richiedono sforzi finanziari eccessivi per una media società di casa nostra. Di qui la sensazione che l’operazione Falck Renewables sia destinata a non restare isolata.

Non a caso sono scattati stamane gli acquisti su Erg +5,7%, mentre gli analisti già aggiornano i target sulle possibili prede. Gli operatori, infatti, ritengono che stia per partire una sorta di lotta per far presto: anche Eni , infatti, ha deciso di quotare la parte rinnovabile del suo business, ma prima potrebbe fare delle acquisizioni per dare più peso all’operazione.

In questa cornice riprende quota il settore utility, il migliore nell’ultimo mese, ma zavorrato in passato dal rischio del caro bollette. Per questo le valutazioni sono tra le più attraenti: il rapporto prezzo/utili  medio del settore Stoxx Utility è intorno a 17,5 volte. E sul fronte dei dividendi il ritorno è tra i più elevati: con un Dividend/Yield pari al 4,70%. Enel , in particolare, ha una cedola prevista intorno al 5,30% sui prezzi attuali.

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Categories: Finanza e Mercati