L’industria del factoring viaggia a vele spiegate, realizzando nel 2017 una crescita del 9% a livello mondiale e del 7% a livello europeo. Aumento significativo anche in Italia che ha registrato un +9,5% con un tasso di crescita costante e un business della gestione finanziaria dei crediti commerciali e del sostegno al capitale circolante che coinvolge 30.000 imprese, più della metà piccole e medie, e vale il 13% del Pil.
L’Italia nel 2017 si posiziona al quinto posto nel mondo e al quarto in Europa per volume complessivo d’affari, confermandosi tra i grandi del factoring, ma continua a rimanere indietro nella graduatoria dei tempi di pagamento. Come si legge nella nota di Assifact, l’Associazione italiana per il Factoring, “le imprese italiane pagano in media a 56 giorni contro i 34 della media UE”. Se si prendono in considerazione i tempi di pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese, il gap diventa ancora più ampio, arrivando addirittura a 104 giorni. I ritardi coinvolgono soprattutto il sistema sanitario e le amministrazioni centrali dello Stato, contro una media europea di soli 40 giorni. Il 37% dei crediti in essere nei portafogli delle società di factoring vantati verso la Pubblica Amministrazione risulta scaduto, e di questi crediti più di metà (55%) sono scaduti da oltre un anno”.
Nell’evento tenutosi oggi, 20 giugno, alla Triennale di Milano, il presidente di Assifact, Fausto Galmarini, ha evidenziato quanto i ritardi dei pagamenti continuino a pesare su un sistema produttivo che ha ripreso la marcia anche grazie al sostegno del factoring, protagonista di una crescita che ha visto il volume d’affari complessivo praticamente raddoppiare negli ultimi undici anni, dai 115 miliardi di euro circa del 2007 ai quasi 222 del 2017. Galmarini ha anche reso note le stime per il 2018, che per il settore dovrebbe chiudersi con un ulteriore balzo del 4,5% dopo l’incremento vicinissimo alla doppia cifra del 2017.
Il factoring si mette in luce anche per la qualità del credito sia in confronto agli altri intermediari creditizi non bancari sia con le banche. L’incidenza dei prestiti deteriorati è infatti del 6% circa nel factoring contro il 6,9% del credito al consumo e addirittura il 19,5% del leasing, mentre rispetto alle banche l’incidenza dei crediti deteriorati è del 6% circa contro il 14,84% e quella delle sofferenze soltanto il 3,04% per il factoring contro il 9,33% delle banche.