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Fabrizio Plessi in mostra a Como: artista visionario pioniere della videoarte

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L’allestimento è stato scenograficamente pensato per la sala della sede medievale della città e propone sei enormi portali tecnologici.Ognuna di queste installazioni esplicita visualmente i temi più caratteristici della sua ricerca, legata a elementi naturali come l’acqua, il fulmine, il fuoco, la lava, l’oro, il fumo. I monumentali archi pensati per Como generano un flusso d’immagini e suoni che raccontano accadimenti spazio-temporali, come l’acqua che scroscia e scorre, il fulmine che lacera il cielo nero e scoppia, il fuoco che crepita e sale, la lava che si scalda ed esplode, l’oro che cola e si fonde nel nero della Vanitas, il fumo che si dirada e mostra uno scorcio tratto dalle Carceri di Giovanni Battista Piranesi.

Un evento che promuove la solidarietà sul territorio

In occasione di ogni nuova rassegna, la Fondazione COMO ARTE promuove un progetto solidale, con lo scopo di veicolare un messaggio di particolare cura e attenzione verso gli altri; per TUTTOPLESSI, la Fondazione ha operato d’intesa con i due ospedali del territorio: in particolare, all’Ospedale Valduce verranno donati titoli di ingresso gratuito alla mostra per le persone che stanno seguendo un percorso di cura oncologica; così come sarà possibile accedere gratuitamente a tutti i neo genitori del reparto ostetricia-nido. In collaborazione, poi, con l’azienda ospedaliera Sant’Anna, verranno donati titoli di ingresso gratuito all’Associazione Tullio Cairoli, che opera nell’ambito del reparto di oncologia dello stesso nosocomio.

Fabrizio Plessi è nato a Reggio Emilia nel 1940. Vive e lavora a Venezia.

È uno dei pionieri della videoarte nel mondo e tra i primi ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale fin dagli anni Settanta. In ambito nazionale e internazionale innumerevoli le sue partecipazioni a importanti rassegne come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e le mostre personali tenute in vari musei del mondo: dal Centre Pompidou di Parigi al Guggenheim di New York e Bilbao, dal Museo Civico di Reggio Emilia alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal Martin Gropius Bau di Berlino all’IVAM di Valencia, dal MoCA di San Diego al Museo Ludwig di Budapest e Koblenz, dal Kestner-Gesellschaft di Hannover al Museo d’Arte Moderna di Maiorca, dal Kunsthistorisches di Vienna alla Fondazione Mirò di Barcellona o al Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Ha insegnato per dieci anni “Umanizzazione delle tecnologie” e “Scenografia elettronica” alla Kunsthochschule für Medien di Colonia.

“Disegnare il carbone, la paglia, il marmo, il ferro, la terra – ricorda Fabrizio Plessi -, diventa un mezzo per avvicinarmi e capire fino in fondo la fisicità ancestrale di questi materiali, rappresentati sempre e comunque a contatto o a confronto con i mezzi in uso della tecnologia. Da questo “scontro” solo apparente di sostanze così diverse, da queste “convivenze impossibili” tra povertà del naturale e ricchezza cangiante dell’elettronico, da questi forzati assemblaggi divenuti poi quasi biologicamente vasi comunicanti, da tutti questi “diversi possibili”, sono nati nel corso degli anni molteplici, infiniti progetti, perfettamente studiati e rappresentati, moltissimi dei quali ancora non realizzati”.


La mostra è curata da Paolo Bolpagni e Giovanni Berera con il coordinamento scientifico di Ilaria Bignotti, promossa e organizzata da Fondazione Como Arte ETS, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Como, con il sostegno di Regione Lombardia, ASF Como, Camera di Commercio Como-Lecco, media partner La Provincia, CiaoComo Radio, Como TV

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