A Singapore è tornata a vincere la RedBull, al secondo successo personale del bi-campione in carica Vettel, che è tornato ora l’inseguitore principe di Alonso. Il nemico numero 1 fino a ieri, Lewis Hamilton, era comodamente al comando del Gran Premio, quando un guasto idraulico ha fermato la sua McLaren. Dietro Vettel ecco allora, terzo, Button con la seconda McLaren. Quindi Alonso, che vola ora verso Giappone e Corea con 29 punti di vantaggio: non decisivo (mancano ancora 6 gare) ma se l’andazzo della suddivisione di vittorie e punti resta questo, a Maranello c’è davvero tanto da sperare.
Dopo 14 dei 20 Gran Premi in programma, Alonso comanda infatti la classifica iridata con 194 punti: qualcosa meno di un terzo posto di media a gara; ben peggio delle medie dei campionati recenti e quindi garanzia una classifica ‘corta’ che favorisce ovviamente chi ha potenza di fuoco minore ma può contare su una regolarità, su una lucidità maggiore rispetto agli altri. E’ il caso di Fernando Alonso, appunto: anche a Singapore, gara di trabocchetti e Safety Car quasi garantite, è riuscito a tenersi lontano dai guai che hanno colpito molti dei suoi avversari. La consistenza tecnica della F2012 fa il resto: sempre a punti finora, eccetto nello sciagurato Belgio con lo speronamento patito in partenza dalla Lotus di Grosjean, l’asturiano spremerà ora il team per un ultimo sviluppo tecnico con il quale andare maggiormente all’attacco nei 6 GP che restano. Non che a Singapore non ci fossero aggiornamenti; il problema è che non tutti hanno funzionato. Ora è il momento di metterli a fuoco e perfezionarli, in vista della lunga trasferta extra-europea (4 gare in Asia e due in America) prima del traguardo finale del 25 novembre.
Questo colpo di reni è necessario e immancabile, se non si vuole sempre sperare nella fortuna (meglio: nelle sfortune degli altri) per puntare al titolo. Alonso lo sa e lo sa anche il team di Maranello. Ma il risultato è più vicino di una gara e gli avversari ‘veri’ di Fernando restano Vettel, ora a 29 punti e con una RedBull che sembra in crescita; Raikkonen costante a 45 punti di ritardo pur con una Lotus anch’essa regolare ma incapace dell’acuto; e il suddetto Hamilton, che quida una McLaren super ma è oggi distanziato di 52 lunghezze. Che sono tante: anche vincendo tutti i 6 GP rimanenti (ed è statisticamente quasi impossibile, specie in un campionato frammentato come questo), Hamilton dovrebbe sperare un Alonso mai incapace di fare meglio di fare meglio del 3° posto.