Ezra Pound è considerato il più grande – e come i più grandi anche uno tra i più controversi – poeta americano del Novecento. Uno dei suoi pregi era che amava l’Italia e a lungo nella sua vita gli fecero da casa le città di Venezia e Rapallo, dove ha vissuto per vent’anni. Viaggiatore instancabile torna in Europa nel 1908 con pochi dollari in tasca, tutti gli averi in due sole valigie e una voglia di scoperta che ha sempre contraddistinto la sua vita e la sua penna.
Molti dei suoi scritti sono intrisi dei richiami alla letteratura italiana: i suoi famosi Cantos documentano l’appassionato interesse del poeta statunitense per la cultura italiana, in particolare l’arte del Quattrocento – Beato Angelico, Botticelli, Bellini, Carpaccio, Mantegna – e la città di Venezia, dove è morto e in cui è ancora sepolto. La più grande influenza subita dal poeta è quella di Gabriele D’Annunzio, in cui Pound si rivede come in bilico fra estetismo ottocentesco e rinnovamento avanguardista, scrittura letteraria e arti visive, Decadenza e Modernismo.
Andrea Mirabile, Associate Professor of Italian and Cinema & Media Arts all’Università di Nashville nel Tennessee, che ha scelto di concentrare la sua ricerca sulla relazione tra letteratura e arti figurative, ha scritto “Ezra Pound e l’arte italiana Fra le Avanguardie e D’Annunzio” edito dalla Casa Editrice Leo S. Olschki.
Nonostante la maggioranza dei libri sia in italiano, circa la metà del fatturato della casa editrice è destinato all’estero e questo ne sottolinea il ruolo centrale nella diffusione della nostra cultura oltre confine. La sigla “dal cuore crociato e diviso”, come la definì Gabriele D’Annunzio, è familiare agli specialisti, agli studiosi, ai bibliotecari di tutto il mondo e ha un particolare significato per gli istituti culturali e le università.