Assonime, l’associazione che riunisce le società per azioni, boccia seccamente il decreto sul contributo straordinario contro il caro-bollette deciso dal Governo e congegnato in forma di prelievo una tantum sugli extraprofitti delle imprese elettriche, del gas e dei prodotti petroliferi. Non è una bocciatura del principio in sé ma delle modalità con cui il decreto del 21 marzo, attualmente al vaglio del Parlamento, classifica gli extraprofitti.
Assonime: il prelievo è “gravemente arbitrario”
In una lettera inviata alle commissioni Finanze e Industria del Senato, che stanno esaminando il decreto che riguarda la materia in questione, il direttore generale di Assonime, Stefano Micossi, demolisce il prelievo straordinario definendolo, per come è attualmente formulato, “gravemente arbitrario, fino al limite della incostituzionalità”.
Assonime: sbagliati i tempi del confronto sui profitti
MIcossi considera soprattutto come del tutto incongrui i tempi del confronto della dinamica dei profitti e scrive: “Il punto è che hanno preso come base imponibile la differenza tra le transazioni assoggettate a Iva, attive e passive, nel periodo recente e nel 2020 e trattano l’incremento come extraprofitto”, dimenticando che il 2020 era periodo di lockdown pandemico e assumerlo come base di partenza porta a “gonfiare le differenze” ignorando il rimbalzo fisiologico delle transazioni e scambiandolo erroneamente per extraprofitto.
In particolare l’Assonime evidenzia poi che, per come il provvedimento è formulato, si corre il rischio di classificare come extraprofitti anche le operazioni straordinarie delle società come l’acquisto o la cessione di partecipazioni che nulla hanno a che vedere con i profitti.
Per questo Assonime chiede al Parlamento di meglio calibrare la disciplina “per adeguarla alle finalità che il prelievo intende perseguire e cioè l’applicazione di un’imposta che abbia ad oggetto, effettivamente i sovraprofitti conseguiti dalle imprese”.