Dopo un giro d’affari al consumo pari a 2,7 miliardi di euro nel 2021, nei primi nove mesi di quest’anno il Consorzio Parmigiano Reggiano registra, rispetto allo stesso periodo del 2021, un incremento delle vendite totali del 2,9% (95.079 tonnellate vs 92.366), con un aumento dei volumi anche nei mercati internazionali, che crescono dell’1,3% (43.887 tonnellate vs 43.331).
Segno positivo anche per le vendite nel mercato italiano: +4,4% (51.191 tonnellate vs 49.035), grazie alla ripresa del canale della ristorazione e delle vendite dirette che aumentano del 4% (10.990 tonnellate vs 10.570). Prima nello sviluppo la Spagna (+12,4%), seguita da Usa (+8,2%) e Francia (+7,2%). Buoni i risultati anche in Estremo Oriente, con il Giappone che cresce del 51% (632 tonnellate vs 419) e l’Australia che segna un +12,7% (381 tonnellate vs 338).
Come va il comparto caramelle?
Il comparto caramelle viene invece da un 2021 difficile: secondo un’elaborazione di Unionfood su dati Istat lo scorso anno la produzione di caramelle si è attestata appena sotto le 90mila tonnellate, il 6% in meno rispetto all’anno precedente per un valore di circa 763 milioni di euro. Ma questo dato è stato bilanciato dalle esportazioni: lo scorso anno sono state esportate fuori dai confini nazionali oltre 19mila tonnellate di caramelle, con un balzo in avanti del +34% rispetto per un valore di 64 mln. Un trend positivo che è proseguito nei primi sei mesi di quest’anno quando l’export è cresciuto del +28% rispetto allo stesso periodo del 2021 per una quantità esportata di oltre 11,6 mila tonnellate di caramelle e un valore di quasi 40 mln. A premiare di più è il mercato tedesco, seguito da Paesi Bassi e Usa.
I segnali di recupero che arrivano dai consumi interni sono legati al ritorno alla socialità, dopo la parentesi pandemica. Le prospettive di sviluppo, tuttavia, non possono non prescindere da una riflessione sull’attuale congiuntura economica, fatta di inflazione e rincari delle materie prime. L’aggravante arriva allora dai costi delle materie prime derivanti dai cereali, come lo sciroppo di glucosio e lo zucchero i cui costi sono raddoppiati. Ed è difficile compensare questi rincari solo puntando sull’efficienza industriale interna.
La filiera legno-arredo, ecco gli andamenti
Allo stesso tempo, la filiera del legno-arredo mantiene l’andamento positivo nel primo semestre 2022, seppur con i primi segnali di rallentamento, secondo le ultime rilevazioni elaborate dal Centro Studi FederlegnoArredo. La variazione delle vendite rispetto al primo semestre 2021 è stata del +22,2% (+26,7% vendite interne e +16,3% esportazioni), mentre nel trimestre gennaio-marzo 2022 le vendite superavano del +24,5% in valore quelle del corrispondente trimestre 2021, con +27,2% del mercato italiano e un +21% dell’estero.
La minore crescita delle vendite estere riguarda principalmente il macro-sistema arredamento e illuminazione (oltre il 50% della produzione va all’estero), che nel primo semestre registra un incremento dei ricavi del +15,5%, positivo ma inferiore a quello della filiera nel suo complesso, con un andamento più dinamico per l’Italia (+18,3%) trascinato dai bonus edilizi, rispetto all’estero (+13,1%). Anche i dati Istat confermano questo trend dell’export che per la filiera: +18,4% a gennaio-giugno 2022, rispetto a +21,3% di gennaio-marzo 2022 e al +16% di aprile-giugno. E nel macrosistema arredamento la dinamicità iniziata nei primi tre mesi del 2022 (+20,5%) sta subendo un rallentamento (+16,7%).
Il futuro del legno-arredo
Lo scenario politico nazionale e internazionale rende molto difficile agli imprenditori azzardare qualsiasi tipo di previsione: seppur con tutte le incertezze dovute al contesto economico e geopolitico, il sentiment complessivo è che ci sia un progressivo rallentamento rispetto al 2021 che consente comunque al settore di mantenere un risultato positivo anche nel 2022 con valori superiori al periodo pre-Covid.
L’indice Istat dei prezzi alla produzione dell’industria evidenzia l’aumento dei prezzi per il legno, in particolare per i pannelli, è del 31% nei primi tre mesi del 2022 rispetto al 2019. In misura meno marcata per mobili (+11%) e illuminazione (+4%). Va compreso se i primi rallentamenti sono dovuti al calo di domanda, o a difficoltà di consegne stante la scarsità di materie prime o all’aumento dei prezzi, o all’insieme di tutti questi fattori. Dopo un 2022 in cui il problema arriva dalla marginalità che gli aumenti di listino hanno eroso, compromettendo in alcuni casi anche gli investimenti, la preoccupazione ora è come sarà il 2023.