L’Annuario Statistico del Commercio Estero offre una panoramica dettagliata sull’andamento delle attività commerciali internazionali dell’Italia nel 2022, evidenziando sia note positive, come la crescita delle esportazioni, sia le sfide che arrivano da deficit commerciale e scarsa diversificazione dei mercati.
Nel 2022 il commercio mondiale di beni ha mostrato una crescita dell’11,5% rispetto all’anno precedente, per effetto di un aumento sia dei valori medi unitari (+9,5%) che dei volumi scambiati (+2,3%). In questo scenario, l’Italia ha registrato un incremento del valore in euro delle merci esportate (+20%), insieme a una crescita ancora più marcata delle importazioni (+36,4%). L’aumento quasi doppio delle importazioni rispetto all’export ha determinato un deficit della bilancia commerciale di 30,7 miliardi di euro (nel 2021 il saldo era invece positivo e pari a +40,3 miliardi), per la maggior parte dovuto alla componente energetica.
La Germania si conferma il principale mercato di sbocco delle vendite di merci italiane con una quota del 12,4%. Usa e Francia si collocano al secondo e al terzo posto con quote pari, rispettivamente, al 10,4% e al 10,0%. Seguono Spagna (5,1%), Svizzera (5,0%) e Regno Unito (4,4%).
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2022 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano:
•materiali da costruzione in terracotta (22,89%)
•cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria (13,18%)
•prodotti da forno e farinacei (13,12%)
•pietre tagliate, modellate e finite (12,04%)
•prodotti vegetali di bosco non legnosi (10,38%)
•tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (10,08%)
•articoli in pelle (9,70%)
•navi e imbarcazioni (9,43%).
La crescita dell’export a livello territoriale
La crescita in valore dell’export nel 2022 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione del Molise (-12,1%). Gli incrementi più marcati riguardano Marche (+82,0%), Sardegna (+61,8%) e Sicilia (+56,0%); quelli più contenuti Basilicata (+0,4%) e Abruzzo (+2,1%). L’aumento delle esportazioni è molto sostenuto per l’Italia insulare (+58%), intorno alla media nazionale (+20%) per l’Italia centrale (+23,4%) e il Nord-ovest (+19,6%), relativamente più contenuto per il Nord-est (+16,0%) e per l’Italia meridionale (+15,4%). La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord (87,9% dell’export nazionale), mentre il Mezzogiorno ne attiva il 10,6%. Nel 2022, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26%. A seguire Emilia-Romagna (13,5%), Veneto (13,1%), Piemonte (9,4%) e Toscana (8,8%).
Considerando gli operatori secondo i mercati di sbocco, il 46,4% esporta merci verso un solo paese mentre il 17,5% opera in oltre 10 mercati. I primi cinque paesi per numero di presenze di operatori commerciali italiani sono Svizzera (circa 52mila), Usa (oltre 43mila), Regno Unito (circa 36mila), Francia (circa 30mila) e Germania (oltre 29mila). Un numero elevato di operatori è presente anche in Spagna (circa 26mila), Polonia (oltre 21mila) e Paesi Bassi (oltre 20mila).
La crescita dell’export in termini settoriali
In termini settoriali, il 50,2% delle imprese esportatrici attive nel 2021 era rappresentato da imprese manifatturiere (con un peso del 79,7% sul valore complessivo delle esportazioni delle imprese industriali e dei servizi), il 37,5% da imprese commerciali e il 12,4% da imprese che operano in altri settori. Si conferma la relazione positiva tra contributo alle esportazioni nazionali e dimensione di impresa, espressa in termini di addetti. Nel 2021, le grandi imprese esportatrici (2.035 unità con almeno 250 addetti) hanno realizzato il 49,6% delle esportazioni italiane (48,8% nel 2020), le medie imprese (50-249 addetti) il 30,3% (in calo rispetto al 31,3% del 2021) e le piccole il 20,1% (19,9% nel 2020).