L’export italiano marcia a pieno ritmo con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sul podio. Le tre regioni vantano più della metà delle imprese esportatrici italiane e complessivamente il valore delle loro vendite all’estero è pari al 55% del totale del Paese. Tra le regioni meridionali, la Campania si posiziona al sesto posto per numero di imprese esportatrici e all’ottavo per valore delle vendite estere. Male la Calabria. È quanto emerge dall’indagine del Centro studi Tagliacarne/Unioncamere, diffusa in occasione dell’incontro “Il digitale a supporto dell’export”, organizzato da Dintec, Promos Italia e InfoCamere al Connext 2021 di Milano.
La Lombardia si aggiudica il primato per il maggior numero di imprese che esportano: 37.740, pari al 30,6% del totale nazionale. A seguire il Veneto con oltre 16mila aziende (13,1%) e l’Emilia Romagna con oltre 12mila (10%). In termini di valore di merce esportata, invece, Lombardia è sempre prima con più di 65,7 miliardi di euro nel primo semestre 2021 (pari al 26,6% del totale nazionale), seguita dall’Emilia Romagna con 35,2 miliardi (14,3%) “e al terzo posto il Veneto con 33,9 miliardi (il 13,8% sul totale).
In fondo alla classifica ci sono la Valle d’Aosta, Molise e la Basilicata, mentre in termini di valore dell’export la maglia nera se l’aggiudica la Calabria, preceduta dalla Valle d’Aosta e dal Molise.
Per quanto riguarda l’incidenza delle imprese esportatrici sul totale regionale la classifica cambia leggermente: ai primi posti si collocano sempre Lombardia (4,8%) e Veneto (4,3%), seguite però dalla Toscana (3,9%) e dalle Marche (3,6%).
Secondo le stime Sace, in termini di valore le vendite all’estero di beni cresceranno quest’anno dell’11,3%, a quota 482 miliardi. I primi risultati di questa performance positiva del Made in Italy sono già emersi nel primo semestre dell’anno, quando le vendite oltreconfine sono cresciute ad un ritmo del +23,2%, per lo più in ragione della domanda internazionale di mezzi di trasporto (+36,3%), metalli (+35,2%), prodotti petroliferi raffinati (+34,4%), apparecchi elettrici (+31,4%).
Il commercio internazionale accelera le prospettive di ripresa dell’attività produttiva: le imprese che prevedono di recuperare quanto perso nel 2020 si attestano al 54%, quota che cresce al 58% se l’impresa esporta.
L’analisi di Unioncamere e Tagliacarne mostra come il digitale abbia spinto l’export: il 20% delle imprese esportatrici investe nelle tecnologie 4.0 (la quota per le imprese che non esportano è pari all’8%), puntando ad una maggiore efficienza interna (88%) e maggiore competitività (82%) anche sui mercati esteri. Inoltre, tra le imprese che hanno investito nella transizione digitale tra il 2015 e il 2020 (il 65,2% secondo la rilevazione), buona parte ha puntato su strumenti quali “big data per analizzare i mercati” (passati dal 16,7% del 2015-2019 al 27,4% del 2020), ma soprattutto “digital marketing”, passati dal 24,4% del pre-covid al 39,9%.
“Il digitale sta diventando sempre di più uno strumento indispensabile per l’internazionalizzazione delle imprese ed accorciare i divari tra il Nord e il Sud del Paese – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Per aiutare le aziende a cogliere la sfida del digitale, la rete del Punti impresa digitale presenti in tutte le Camere di commercio ha coinvolto in quattro anni più di 400mila imprenditori con iniziative di informazione, formazione e assistenza su 4.0, realizzando 40mila assessment”.