Dopo la battuta d’arresto di dicembre, l’Istat ha riportato a gennaio un nuovo aumento congiunturale dell’export dell’Italia verso i paesi extra-Ue (+10,1%), trainato soprattutto dalle vendite di beni strumentali (+12,1%), beni di consumo durevoli (+7,3%) e intermedi (+4,9%). Diminuiscono invece le esportazioni di energia (-4,7%) e beni non durevoli (-1,0%).
I dati pubblicati da Sace sottolineano come a dicembre l’export di beni dell’Italia sia diminuito dell’1,1% su base mensile a causa del calo verso i paesi extra-Ue (-2,1%), mantenendosi stabile verso i partner Ue. In termini tendenziali, a dicembre le vendite oltreconfine crescono del 16,2%, grazie in particolare a raffinati, chimica, farmaceutica, alimentari e bevande, metalli e prodotti in metallo. Lo scorso anno le esportazioni italiane sono cresciute del 18,2% rispetto al 2020, risultato superiore alle attese spinto soprattutto dai rialzi nei prezzi delle materie prime avvenuti a fine anno (+9,1% la dinamica dei soli volumi). L’export italiano ha raggiunto così quota 516 miliardi, in marcata crescita anche rispetto ai livelli pre-crisi del 2019 (+7,5%).
Export Italia nei principali Paesi extra-Ue
A gennaio sono stati rilevati aumenti su base annua dell’export verso la maggior parte dei principali paesi partner extra-Ue27; i più ampi riguardano USA (+38,8%), Regno Unito (+33,1%) e Russia (+26,7%). Sono diminuite le vendite verso Cina (-8,9%) e Svizzera (-3,4%). Per quanto riguarda le importazioni, invece, si stima un aumento congiunturale del +5,3%. La crescita è determinata principalmente dal comparto energia (+31,8%). Gli acquisti da Regno Unito (+133,0%), India (+86,8%), Russia (+84,2%), paesi OPEC (+68,8%) e Cina (+62,6%) registrano incrementi tendenziali molto elevati.
Deficit commerciale con i Paesi extra Ue
Tuttavia, a gennaio la crescita più intensa delle importazioni rispetto all’export si traduce in un deficit della bilancia commerciale con i paesi extra Ue, appesantita dal caro energia. La stima del saldo commerciale è stata pari a -4.174 milioni, ma il deficit energetico (-6.433 milioni) si è ampliato in misura rilevante rispetto a dodici mesi prima (-2.204 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici si è ridotto da 3.978 a 2.259 milioni.
Export Italia nei Paesi Ue
Nel 2021 le vendite verso i Paesi Ue sono aumentate del 20%. Hanno chiuso l’anno in forte rialzo Paesi Bassi (+32,9%), Austria (+23,1%), Polonia (+22,7%) e Spagna (+22,5%). Allo stesso tempo, gli aumenti verso i nostri primi due partner commerciali sono stati significativi: Germania (+19,3%) e Francia (+16,8%).
I principali settori
Lo scorso anno, gli articoli di abbigliamento hanno registrato un aumento ampio in Cina (+50,5%) e più che apprezzabile in Germania (+12,9%), chiudendo invece in calo nel Regno Unito (-18,7%). L’automotive ha mostrato incrementi sopra la media del settore verso Pechino e Londra (+68,3% e +14% rispettivamente), mentre il rialzo è stato a doppia cifra ma più contenuto per Berlino (+10,7%). Molto positiva la performance di apparecchi elettrici verso i tre mercati: Cina (+40,8%), UK (+30,7%) e Germania (+27,1%).
I raggruppamenti industriali
In termini di raggruppamenti principali di industrie, i beni intermedi hanno chiuso il 2021 con la performance migliore (+23,7%). Il raggruppamento, beneficiando anche dall’aumento dei prezzi, ha contribuito per oltre 7 punti percentuali alla crescita dell’export complessivo. Le vendite di beni strumentali sono cresciute del 15,3% grazie a solide condizioni di domanda che hanno bilanciato difficoltà di approvvigionamento sul lato dell’offerta. Crescita più contenuta ma comunque importante per i beni di consumo (+12,8%), spinti al rialzo dai beni durevoli (+29,1%). Dopo il calo dell’11,9% nel 2020, lo scorso anno la meccanica strumentale ha superato i livelli pre-crisi (+14,7%). Tra le performance più vivaci si segnalano quelle di USA (+23,6%) e Polonia (+19,3%). Alimentari e bevande hanno chiuso l’anno nuovamente in positivo (+11,6%), grazie alle riaperture del settore alberghiero.