Per lo scorso aprile i dati Istat riportano, in merito all’interscambio commerciale con i Paesi extra-Ue, un aumento congiunturale per entrambi i flussi, ma più ampio per le importazioni (+6,4%) rispetto alle vendite (+1,9%). L’incremento su base mensile dell’export ha riguardato tutti i raggruppamenti principali di industrie, ad eccezione dei beni intermedi (-2,4%), ed è stato dovuto soprattutto all’aumento delle vendite di fonti energetiche (+37,0%). Anche dal lato delle importazioni, la crescita congiunturale è stata determinata principalmente dagli acquisti energetici (+14,6%). Sono aumentate anche le importazioni di beni strumentali (+4,0%) e intermedi (+3,3%), mentre diminuiscono quelle di beni di consumo durevoli (-9,8%) e non durevoli (-0,4%).
Ad aprile l’export è cresciuto su base annua del 11,8%. Non sorprende come l’aumento, esteso a i tutti i raggruppamenti ad esclusione dei beni strumentali (-1,7%), sia stato particolarmente accentuato per il comparto energia (+134,8%). Le importazioni hanno registrato una crescita tendenziale più intensa (+59,3%), molto elevata per i beni energetici (+193,8%).
Il disavanzo commerciale con i paesi extra-Ue è stato pari a 2.292 milioni, a fronte di un avanzo di 4.858 milioni nello stesso mese del 2021. Il deficit energetico ha raggiunto gli 8.862 milioni (era pari a 2.901 milioni un anno fa). E l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, seppur ampio, si è ridotto: da 7.760 milioni ad aprile 2021 a 6.570 milioni lo scorso mese.
Nonostante ciò, si rilevano aumenti su base annua nelle vendite verso la maggior parte dei principali paesi partner extra-Ue; i più ampi riguardano Usa e paesi Opec (per entrambi +19,0%), Turchia (+14,7%), Regno Unito (+13,6%) e Svizzera (+11,2%). In forte calo le vendite verso Russia (-48,4%), Giappone (-17,0%) e Cina (-15,9%). Allo stesso tempo, gli acquisti da Russia (+118,8%) e paesi OPEC (+109,6%) registrano incrementi tendenziali molto più ampi della media.