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Export digitale italiano: un fiore all’occhiello non ancora sbocciato

L’export digitale dei beni di consumo nel 2022 ha raggiunto il valore di 18,7 miliardi, in crescita del 20,3%. Ma le PMI presentano strategie di export digitale ancora poco mature.

Export digitale italiano: un fiore all’occhiello non ancora sbocciato

In uno scenario di grande incertezza, le esportazioni italiane hanno ripreso a crescere in termini di valore, mostrando un trend positivo che continua anche nei primi mesi del 2023. In questo contesto, il commercio digitale genera nuove opportunità di sviluppo con un ruolo centrale nelle strategie d’impresa.

Lo scorso 6 giugno l’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato i risultati seguenti durante il convegno online “Export digitale: Cultura e Consapevolezza contro l’incertezza”.

L’export digitale italiano dei beni di consumo

L’export digitale italiano dei beni di consumo in maniera diretta o intermediato nel 2022 ha raggiunto il valore di 18,7 miliardi di euro, in crescita del 20,3% rispetto al 2021, per un aumento annuo di circa 3 mld, raggiungendo una quota pari all’8,8% del totale export. I settori più rilevanti sono il fashion (10,1 mld, il 54% del totale), l’agroalimentare (2,6 miliardi, +18,2% rispetto al 2021) e l’arredamento (1,3 miliardi, +13%).

Export digitale B2B

Sul fronte del commercio intra-aziendale o B2B, l’export digitale ha raggiunto nel 2022 il valore di 175 miliardi, in crescita del +20% e pari a circa il 28% del totale dell’export italiano. In termini di incidenza, i settori che pesano di più sono l’automotive (38 miliardi, 22% del totale), il fashion (26 mld, 15%) e la meccanica (17,8 mld, 10%). Le crescite maggiori si riscontrano in farmaceutica (+47%), elettronica di consumo (+21%) e fashion (+20%).

I principali mercati di destinazione dell’export digitale rispecchiano il ranking dell’export tradizionale: Usa, UK, Germania, Svizzera, e Francia. Importanti partner commerciali, come la Spagna, coprono una posizione inferiore a causa di ridotte performance economico-regolamentari e una penetrazione del mercato e-commerce contenuta.

Tuttavia, le PMI italiane presentano strategie di export digitale ancora poco mature. L’Osservatorio ha sviluppato una mappatura per misurare il livello di maturità su 6 aree funzionali che caratterizzano una strategia di export digitale, da cui emerge che la maggioranza delle PMI si colloca in stadi iniziali di maturità per molte delle dimensioni indagate. 

I livelli di digitalizzazione più bassi sono nell’adozione di canali di vendita digitali e nelle tecnologie a supporto dell’export. Questo fenomeno può essere spiegato da una scarsa propensione alla digitalizzazione, frutto di una carenza di competenze e una cultura ancorata ai paradigmi del passato, nonché da una limitata disponibilità di risorse. Al contrario, la maggiore maturità si ritrova nel marketing & comunicazione e nella governance del progetto.

Nonostante lo scenario economico negativo, nel 2022 le esportazioni italiane sono cresciute notevolmente, più per l’aumento dei costi di produzione e dei prezzi che dei volumi. In contesti turbolenti, il canale online rappresenta un’opportunità non ancora pienamente compresa dalle PMI per raggiungere mercati lontani e ottimizzare i processi di vendita. Ecco allora che istituzioni, università, associazioni di settore e professionali devono avere un ruolo determinante nell’accelerare la trasformazione digitale e favorire l’esportazione del Made in Italy.

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