L’export è un motore di crescita nel nostro Paese, soprattutto in questa fase delicata di ripresa economica. In questo contesto, acquista importanza la conoscenza delle regole e delle procedure relative ai controlli delle esportazioni di prodotti e tecnologie a doppio uso, il cosiddetto “dual use“. Anche nei beni o nei servizi apparentemente innocenti, come uno shampoo o un fertilizzante, si può nascondere il pericolo che quel prodotto possa essere utilizzato anche a fini militari “per la progettazione, lo sviluppo, la produzione o l’uso di armi nucleari, chimiche o biologiche”. Per favorire la diffusione, lo sviluppo e il consolidamento della Trade and Customs compliance, Assonime ha organizzato un incontro su “Il nuovo Regolamento Dual Use e la Trade Compliance delle imprese: un sistema di Export Control più moderno ed efficiente”, che si è svolto giovedì 18 novembre a Roma.
Recentemente in Europa, è stata estesa lo scorso settembre la casistica dei beni e servizi coinvolti in questo regime di sorveglianza. L’aggregato ora comprende anche beni immateriali ed include software per cyber security che potrebbero essere utilizzati nei paesi di destinazione finale dell’export in violazione dei diritti umani. Il mancato rispetto dell’obbligo di richiedere la licenza all’esportazione assume in Italia un rilievo penale.
Il nuovo regolamente ha l’obiettivo di rafforzare i controlli su un maggior numero di tecnologie dual use e di migliorare, da un lato, il coordinamento tra Stati membri e Commissione europea al fine di rendere più efficienti i controlli in tutta l’Unione europea e, dall’altro, tra Unione europea e Paesi partner, in modo da rafforzare la sicurezza internazionale.
Per quanto riguardano le imprese esportatrici le nuove disposizioni impongono una rafforzata consapevolezza nel commercio e nell’esportazione di beni duali ma anche nella protezione e nel trasferimento dei dati relativi alle transazioni. Tutto ciò si deve tradurre nel “Programma interno di conformità” (Pic) di cui le imprese dovranno dotarsi e che dovranno sottoporre alle autorità nazionali di controllo (in Italia la UAMA).
Dall’incontro è emerso che il valore riferibile alle licenze all’esportazione concesse a livello europeo è ammontato nel 2018 a 41,5 miliardi di euro, pari al 2,1% del totale dell’export extra UE. Tuttavia, secondo verifiche empiriche condotte sul campo, l’effettiva estensione del fenomeno è ancora maggiore. Uno studio del 2015 (V.C Vercino: “JRC scientific and policy report, dual-use trade figures and how they combine”) ne ha stimato l’ammontare, per il 2013, al 3,3% dell’export intra ed extra Ue, per un valore di 194 miliardi.
“Assonime ha promosso questa iniziativa odierna – ha sottolineato Ivan Vacca, condirettore generale di Assonime – in considerazione dell’ampio interesse e della crescente volontà di partecipazione che le imprese nostre Associate, provenienti da tutti i settori produttivi interessati dalla disciplina che ci apprestiamo ad esaminare, hanno manifestato, anche in ragione della crescente rilevanza strategica ed economica che le tematiche relative ai controlli all’esportazione nello specifico settore del Dual Use sono destinate ad assumere.”
Alberto Cutillo, Ministro Plenipotenziario (Direttore Autorità nazionale, UAMA), ha aggiunto: “È necessario che le Autorità preposte al controllo, gli esportatori e tutti i portatori d’interesse del comparto costruiscano un rapporto di fiducia e collaborazione. L’evento odierno organizzato da Assonime con il coinvolgimento della UAMA, l’Autorità Nazionale che dirigo, e della Commissione Europea, ci consente di tastare il polso e comprendere le esigenze dell’export nazionale e allo stesso tempo ci offre la possibilità di illustrare, a beneficio delle aziende, le procedure previste dalla normativa, anche alla luce del nuovo Regolamento UE 821/2021 sui prodotti a duplice uso”.