Nonostante una prima frenata congiunturale a giugno (-2,1%), le prospettive per l’export agroalimentare Made in Italy restano ottimistiche, con il trend che si spera superare i 60 miliardi. Le vendite di vino non rilevano alcun rallentamento, +14,2% sul 2021 e +21,3% rispetto al 2019. Le incognite arrivano ora da inflazione, costi energetici e carenza di materiali.
L’agroalimentare tra crescita e rischi
Secondo un’analisi di Coldiretti, l’export agroalimentare gode di buona salute e le prospettive per l’anno in corso sono ottimistiche: i dati diffusi dall’Istat, registrano un aumento del +20,6% nei primi 6 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in linea con il risultato complessivo del Made in Italy (+21,2%) nonostante a giugno si registri la prima frenata congiunturale del -2,1% sul mese precedente. Coldiretti riporta: “Se il trend di crescita sarà mantenuto, l’export agroalimentare italiano nel mondo supererà i 60 miliardi nel 2022 segnando un vero e proprio record storico anche se a preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina, con i rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale”.
Germania, Usa e Francia mete top
La Germania resta il principale mercato di sbocco in aumento a gennaio-giugno del 14,8%, davanti agli Usa, in salita del +21,2% mentre la Francia si piazza al terzo posto (+20,6%). Risultati positivi anche nel Regno Unito (+22,6%) e in Turchia (+29,3%), negativi in Cina (-26,9%) e in Russia (-17% fra sanzioni ed effetti della guerra).
Vino in crescita, ma c’è l’incognita dell’inflazione
In questo scenario, nei primi cinque mesi 2022 le vendite di vino italiano all’estero non rilevano alcun rallentamento nella crescita, superando quota 3 miliardi di euro, in aumento del +14,2% sullo stesso periodo del 2021 e +21,3% rispetto al 2019. L’incognita è rappresentata dall’inflazione, che in Italia, a maggio ha toccato +6,9%, con il comparto vino che si trova ad affrontare non solo l’aumento dei costi energetici, ma anche la mancanza di materiali come bottiglie, tappi, etichette e cartoni. Da un lato, quindi, gli effetti diretti della guerra russa in Ucraina, e le sue enormi conseguenze geopolitiche, dall’altro un’economia che sembra ancora scontare i rallentamenti, i ritardi e gli stop della Cina, ancora alle prese con la lotta senza quartiere alla pandemia di Covid-19. Il dato più importante da sottolineare è senza dubbio quello della Gran Bretagna, dove la ripresa è ormai ampiamente consolidata.
Il vino italiano torna a crescere anche in Germania
Nel dettaglio dei singoli Paesi, spicca subito il dato della Francia: 115,3 milioni di euro, +44% sui primi cinque mesi 2021. Bene anche la Svizzera, a quota 175,5 milioni (+4,8%), così come l’Austria, che a maggio ha importato 51,2 milioni in vino (+26,7%). Dopo un periodo di sostanziale stagnazione, il vino italiano torna a crescere anche in Germania, dove il rallentamento della Gdo non sembra aver frenato le spedizioni complessive, arrivate a 471,7 milioni (+5,8%). Sempre molto vivace il mercato del Belgio, che vale 90 milioni (+26%). Molto bene anche i Paesi Bassi, arrivati a 94,5 milioni (+12,1%). Il dato più confortante viene dalla Gran Bretagna, che ne nei primi 5 mesi di quest’anno ha importato 294 milioni di vino italiano (+27,2%). Conferme arrivano anche dai Paesi del Nord Europa, a partire da Danimarca, con 70,7 milioni di vino esportato (+14%), Norvegia, a quota 47,3 milioni (+9%), e Svezia, a 87,5 milioni (+7,5%).
Male Russia e Cina, bene il Giappone
Crolla la Russia, con 32,7 mln (-30,9%). Non sono le sanzioni, che riguardano solamente le bottiglie che valgono più di 300 euro, a frenare il commercio con Mosca, ma le difficoltà economiche e l’opportunità politica, al netto, eventualmente, di triangolazioni con altri Paese. Male anche la Cina, con 48,4 milioni (-10,3%): quello del Dragone è un mercato sempre più difficile, e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, con l’escalation a Taiwan e il rafforzamento dell’asse tra Pechino e Mosca. Anche altri mercati asiatici segnano una brusca frenata, con l’eccezione del Giappone, in crescita del +17,3%, a 77,7 mln. Hong Kong perde il 10,2%, e si ferma a 11,4 milioni, mentre la Corea del Sud lascia sul terreno il 2,1%, fermandosi a 36,3 milioni. Di segno opposto l’andamento degli Usa, che nei primi 5 mesi del 2022 hanno importato ben 769,5 milioni in vino italiano (+12,5%). Non si ferma neanche il Canada, a quota 170,5 milioni (+20,4%).