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Export 2020: Made in Italy +2,8%, coronavirus permettendo

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Con l’inizio del 2020 il quadro internazionale rimane caratterizzato da numerosi rischi di natura politica ed economica. Le tensioni tra Usa e Iran, le persistenti difficoltà in varie geografie dell’area medio-orientale, l’incertezza delle relazioni commerciali tra Washington e Pechino, le proteste in corso a Hong Kong e in alcuni paesi dell’America Latina, nonché i dubbi sulla futura struttura delle relazioni tra Regno Unito e Ue, per non dire del virus cinese, hanno contribuito a un aumento dell’incertezza e stanno influenzando le scelte degli operatori economici a livello globale. Nel complesso la crescita mondiale è rallentata, stimata al 2,5% nel 2019, l’aumento più basso registrato nell’ultimo decennio. Nei primi dieci mesi del 2019 si è inoltre registrata una contrazione del volume degli scambi globali dello 0,6%. Numerosi fattori hanno influito su questo e l’effetto negativo della guerra commerciale è stato identificato come il principale rischio per la crescita economica globale. Inoltre, a pesare su questo bilancio è stata la crescita più moderata della Cina.

In questo scenario, non va sottovalutato come dal 2013 la Belt and Road Initiative (Bri) abbia intensificato il ritmo e la portata della politica estera cinese e in nessuna altra parte del mondo si è resa così evidente come in Medio Oriente, dove le relazioni economiche e politiche con i governi dei singoli paesi sono state quasi sempre inserite in veri e propri accordi bilaterali di partenariato strategico. Ad oggi 11 paesi dell’area hanno firmato accordi con Pechino: in questo senso la Bri non solo promuove il commercio globale e la connettività, ma apre la strada anche a nuovi fronti nelle relazioni bilaterali, aumentando le possibilità di cooperazione e influenza da parte di Pechino. Secondo l’Amministrazione generale delle dogane cinesi, nel 2018 la Cina ha importato circa 462 milioni di tonnellate di petrolio, di cui quasi la metà proveniva dall’area Mena, diventando il principale partner commerciale di 11 paesi mediorientali, Iran incluso.

Gli interessi cinesi nella regione vanno però oltre gli scambi di idrocarburi coinvolgendo i settori di energia, industria, finanza, trasporti, comunicazioni e tecnologia. La Cina è, infatti, diventata un attore sempre più importante nel supportare i programmi di diversificazione economica nelle economie del Golfo. Le imprese cinesi sono attive in progetti di energia solare, eolica e idroelettrica in Medio Oriente, dove strategie di sviluppo come “Vision 2030” dell’Arabia Saudita hanno dato la priorità alla diversificazione delle fonti energetiche. Ecco allora che nella regione il commercio bilaterale con la Cina è raddoppiato a quasi 163 miliardi di dollari nel decennio fino al 2018 e si prevede crescerà ulteriormente nei prossimi anni facendo della Cina il principale partner economico e commerciale di Kuwait, Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Nonostante il peggioramento del contesto macroeconomico globale, il valore dell’export italiano di beni è proseguito a ritmi positivi anche nel 2019, con una crescita tra gennaio e novembre del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli esportatori del Bel Paese hanno saputo compensare la contrazione delle vendite in alcuni importanti mercati di destinazione (come Cina, Turchia, Messico e Tunisia) aumentando l’attività in mercati più maturi, si vedano Giappone, Usa e Svizzera. A giocare un ruolo nella performance dell’export italiano è stato inoltre “l’effetto scorte” scatenato dalla Brexit: imprese e consumatori britannici hanno infatti anticipato le importazioni provenienti dall’Italia per evitare eventuali barriere che sarebbero reintrodotte in caso di hard Brexit. Nel 2019 farmaceutica, tessile e abbigliamento e alimentari e bevande sono stati i settori trainanti dell’export italiano con performance molto positive su mercati europei e non (ad esempio Francia, Giappone, Usa e mercati Asean). In particolare, le vendite di beni della farmaceutica sono state sostenute, da un lato, da paesi emergenti con un sistema sanitario in via di sviluppo (India); dall’altro, da paesi avanzati caratterizzati da una popolazione sempre più anziana e da un’attenzione maggiore alla prevenzione (Austria, Germania, Usa). Secondo le previsioni Sace, nel 2020 le esportazioni italiane sono attese crescere del 2,8%, mentre per il biennio 2021-22 si ipotizza un miglioramento le vendite di beni all’estero fino al 3,7%, medio annuo.

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Categories: Economia e Imprese