Soffrono le commodity, l’energia, ma anche le banche. Le vendite sulle piazze europee scattate dalla mattina si sono accentuate nel pomeriggio con la partenza negativa di Wall Street, che reagisce al nuovo sell off sul petrolio. Il Ftse Mib chiude così in calo del 2,35%, peggiore Borsa europea affossata da banche, petrolio e galassia Fiat. Londra cede l’1,88%, Francoforte l’1,15%, Parigi l’1,94%.
Il Tesoro ha registrato tassi su nuovi minimi storici e una forte domanda per l’emissione di Btp a tre anni in asta oggi collocata per 2 miliardi di euro al rendimento dello 0,11% (dallo 0,25% della precedente asta) con richieste a 1,9 volte da 1,53. Bene anche le altre scadenze del Btp a 7 anni collocato per 2,5 miliardi di euro allo 0,98%, del Btp scadenza 2039 per 553 milioni al 2,64% e del Btp 2040 per 447 milioni al 2,71%. Lo spread Btp-Bund ha chiuso in calo a quota 100 punti base con rendimento all’1,61%.
RISCHIO STAGNAZIONE SECOLARE
NERVOSISMO PER LA FED
“La debolezza delle commodities (oil ai minimi da agosto, rame ai minimi ciclici), a parte danneggiare ulteriormente alcuni emergenti, nel più classico dei circoli viziosi, si travasa all’equity tramite i settori collegati (energy, materials), nonché deprimendo le attese di crescita”, ha commentato Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, spiegando che i temi delle ultime ore sembrano richiamare alcune dinamiche osservate quest’estate, anche se ci sono aspetti positivi che induco a pensare che “al momento mancano davvero i presupposti per attendersi una correzione di quell’entità”.
L’attenzione dei mercati è quindi tutta di nuovo alle mosse della Fed: il recente aumento delle probabilità di un rialzo dei tassi Usa ha messo progressivamente pressione agli emergenti, e nuovamente depresso le commodities. Non aiutano i dati cinesi che “stentano a prendere il volo”, come la produzione industriale e investimenti fissi di ieri, e aggregati sul credito di ottobre oggi.
Sul fronte della banca centrale americana oggi si sono registrati diversi interventi ed aumenta il nervosismo. James Bullard, presidente della Fed di St.Louis, ha detto di temere che i Paesi sviluppati stiano per entrare in un’area di tassi ed inflazione stabilmente bassi. Il presidente della Federal Reserve di Chicago ha detto di volere “un rialzo dei tassi più in là nel tempo e una normalizzazione più graduale”.
Infine, la stessa Janet Yellen non ha dato ulteriori indicazioni sulla politica monetaria ma ha affermato che “la crisi finanziaria globale ha alterato modo pensare politica monetaria”. Intanto, oggi le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono rimaste a 276.000 contro attese per 270.000, vicino comunque ai minimi di 15 anni mentre le scorte di petrolio sono aumentate di 4,224 milioni di barili.
DRAGHI, PRONTI AD AGIRE
FMI, LA CRESCITA POTREBBE DERAGLIARE
Oggi ha parlato anche il presidente della Bce, Mario Draghi, in un discorso alla Commissione Ue a Bruxelles: “Gli ultimi dati – ha detto – confermano che la ripresa economica nella zona euro sta progredendo moderatamente”, dimostrando che l’attività ha “qualche grado” di reazione a fronte delle influenze esterne che tendono a indebolire la domanda. Ma “i rischi al ribasso sono chiaramente visibili”. Draghi ha ribadito che “se concluderemo che il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi nel medio termine è a rischio agiremo usando tutti gli strumenti disponibili”.
Nella nota “Global Prospects and Policy Challenges” preparata dallo staff dell’istituto in vista del G20 di Antalya, il Fondo monetario internazionale rileva che la crescita globale nel 2015 resta “modesta e squilibrata” e attraversa un momento di transizione, caratterizzato dalla divergenza della politica monetaria delle banche centrali delle economie avanzate, dal riequilibramento della crescita in Cina e dalla fine del super ciclo del mercato delle materie prime. L’attività globale “dovrebbe accelerare nel 2016, grazie alla ripresa delle economie avanzate e al rilancio di quelle emergenti”. La crescita resta comunque fragile e potrebbe deragliare se non si riuscirà ad affrontare la transizione in modo corretto.
VENDITE SU EXOR E UNICREDIT
BRILLANO YOOX E TOD’S
A Piazza Affari le vendite colpiscono Exor (-6,54%) dopo il collocamento di azioni proprie per il 4,87% del capitale. Nella galassia Fiat Cnh Industrial cede il 4,02% e Fca il 3,06%. Secondi peggior titolo è però Unicredit (-5,49%) all’indomani della pubblicazione dei conti trimestrali e del nuovo piano industriale che prevede 18.200 esuberi in Europa. Tra i finanziari, perde terreno tra i peggiori del Ftse Mib anche Unipol (-4,12%). Giù anche Saipem (-4,5%).
In evidenza invece Yoox, che guadagna il 2,93%, dopo un balzo intraday oltre il 4%, portandosi sui massimi da gennaio 2014 dopo la diffusione dei conti dei nove mesi e la revisione al rialzo delle sinergie al 2018, stimate a 85 milioni (dai precedenti 60) al livello di Ebitda. Secondo miglior titolo sul Ftse MIb è Tod’s che sale dell’1,83% dopo i conti. Solo quattro le blue chip che chiudono in terreno positivo. Le altre due sono A2A (+0,5%) e Prysmian (+0,21%).